Ronaldo Fiesoli / Vittorio Cavallini

Informazioni Evento

Luogo
SINCRESIS - D'A SPAZIO D'ARTE
Via della Repubblica 52/54 50053, Empoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato 17.00 – 19, 30 e visite su appuntamento

Vernissage
07/12/2025

ore 17,30

Artisti
Vittorio Cavallini, Ronaldo Fiesoli
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Installazioni di Ronaldo Fiesoli e Sculture di Vittorio Cavallini.

Comunicato stampa

COLORE E SANTI
Installazioni di Ronaldo Fiesoli
Un’atmosfera sacrale permeata di colore luce caratterizza l’itinerario creativo di Ronaldo Fiesoli che congiunge da sempre pittura, architettura e design nei suoi progetti connotati dal rigore proprio di chi indaga lo spazio per innescare un dialogo tra interno ed esterno. Nell’accumulo globalizzante, organizzato in maniera seriale, tipico dei ‘paesaggi’ industriali spesso anonimi e non identificabili all’occhio dell’osservatore, come non luoghi, privi di significazione, riscopre un indizio, nel tentativo, perpetuato nel tempo, di recuperare una struttura semplice, capanno o baracca che spunta ogni tanto negli agglomerati urbani o nelle periferie prossime alla campagna, solitamente costruzioni effimere in legno, plastica o lamiera ondulata, per nobilitarla come modello. Inserita in un luogo deputato e dipinta con tessiture di colori luminosi, acquisisce significanza, diventa cella, rifugio per la contemplazione, un archetipo e, al tempo stesso, una camera delle meraviglie che si apre, innestando un dialogo tra contenitore e contenuto, per accogliere, come un tempietto, i Reliquiari, oggetti afunzionali in cui l’artista esprime l’eleganza della commistione tra arte e design, embricando elementi trovati e materiali diversi tra natura e costruzione umana.
Il valore del colore che rinvia ai toni che appaiono nella pittura del primo rinascimento, come portato culturale denso e radicato nella storia del nostro territorio, impreziosisce e sublima, così che un semplice box per riporre gli attrezzi in un cantiere edile, parte dell’installazione Asylia realizzata in passato per la sede, progettata dall’artista, del brand Patrizia Pepe, permette di alimentare l’inconscio collettivo della comunità, come un’immagine ricorrente non solo nel nostro vissuto, ma nella memoria artistica, ricordando i toni e gli elementi strutturali dipinti con misura e splendore nelle scene sacre di Beato Angelico, Giotto, Lorenzo Monaco, Sassetta, Domenico Veneziano. Ronaldo Fiesoli, attraverso la lucentezza delle gamme cromatiche, alleggerisce la ‘struttura’ minimale, la rende ‘poetica’ e non invasiva, tanto da ammorbidire la costruzione che rivela una sinapsi tra rigore ed emozione. I verdi, i rosati, gli azzurri intrisi di luce, che compaiono nelle pale e nelle predelle della storia dell’arte toscana, spiccano nelle tele monocrome intessute di velature sovrapposte alla preparazione, pertinenti ad un progetto unitario che riguarda in sintesi quaranta anni di lavoro. Le combinazioni che riesce a dosare con estrema facilità, derivano dal suo sguardo perspicace orientato verso l’arte del passato per stabilire un contatto e recuperare i nessi con il presente senza soluzione di continuità. Riscopre la memoria storica anche nei formati che utilizza, in quanto che le tele si compongono in polittici a cui aggiunge predelle, costituite da ritratti fotografici di persone incontrate nella propria esperienza di vita, con cui ha intessuto una relazione nel passato, nel corso di situazioni diverse, rielaborati con tecniche miste e ‘sacralizzati’, avvalorando la loro dignità fino a sublimarli con l’oro. Non a caso si presentano come Santi di oggi e di ogni tempo e partecipano del medesimo intento, circondandosi di un alone mistico, di dare senso alla nostra storia quotidiana, di recuperare un’identità collettiva mistificata e spesso annullata dall’uniformità del nostro paesaggio, per soffermarsi a contemplare, a vedere rispetto al guardare con i propri occhi, a scoprire e riscoprire qualcosa di perduto, a saper vedere, come sottolinea José Jiménez (2018) riproponendo l’espressione oraziana tanto rivalutata da Kant fino alla filosofia contemporanea, sapere aude, per discernere, scegliere, riflettere autonomamente. Ronaldo Fiesoli attraverso il suo itinerario creativo invita a intraprendere e seguire questo percorso, sommando pensiero e emozione, per meditare e, al tempo stesso, agire, esercitare la capacità di distinguere nella pratica quotidiana per edificare se stessi e un nuovo paesaggio.
ATTRAVERSO UNO SPAZIO DENSO TOGLIENDO QUALCOSA

Sculture di Vittorio Cavallini

Lo sguardo analitico di Vittorio Cavallini è orientato a percepire, a cogliere il tessuto dell’esistente, come attraversamento, impegnando la mente a trahere o de- trahere nel senso di estrarre rispetto al dedurre che implicherebbe di giungere ad una conclusione, ad una regola, quando, in verità, l’ artista chiaramente pone in atto ciò che pensa, ma il processo è nel suo farsi senza mai, volutamente giungere ad una soluzione definitiva; intento a dare forma a una o più porzioni di spazio che talora possono rendere anche l’idea di un non finito o non definito, una mancanza, sembra scavare e prendere dalla totalità infinita che scorre senza sosta, per creare una struttura minimale come un ‘candelabro’ in legno o un elegante e sottile virgulto che si origina dalla terra, componendo e dipingendo minute particelle di argilla composte come una traccia di materia primordiale che si innalza nello spazio e assume forma in dialogo con la natura. Nell’installazione a parete che dà il titolo all’esposizione, individua un punto da cui si originano linee che scorrono verso differenti direzioni nello spazio, accumulando un sottile strato di argilla, granuli di terra, di nuovo, su cui camminiamo e ci muoviamo, per trovare una posizione possibile, una direzione da cui vedere e che può comportare di sentirsi disancorati, permettendoci però di navigare all’infinito nella nostra esistenza verso la ‘non dimensione’ o “dimensione dell’infinito” che Guillaume Apollinaire sottolineava nelle sue Meditazioni estetiche (1913) riflettendo sulla quarta dimensione nell’ambito della ricerca cubista. L’immedesimarsi nell’ambiente come vissuto, come paesaggio reale permette a Vittorio Cavallini di spaziare, di essere su una lunghezza d’onda che ogni volta è diversa. Dai tempi della sua ‘tenda’ di marmo realizzata presso la Fondazione Henraux di Seravezza nel 2006 alle embricazioni tra arte e design di Vano Alto che hanno comportato la creazione e produzione di oggetti, nel corso degli anni, in cui l’uso non era strettamente il fine, tanto che, al di là della funzione, è sempre emersa la tensione della materia come ‘condensata’ nello spazio, fino alle installazioni e ai lavori recenti in cui si rivolge ad una figurazione che trae matrice dal rapporto tra l’io e il cosmo, a sottintendere o esprimere talora più direttamente il dialogo senza fine con l’universo sensibile, per cogliere la fusione armonica tra l’essere al mondo e il mondo, tra l’io e le cose come elementi e aspetti del denso spazio materico; tra tensione energetica e valore strutturale, adottando, come i maestri del passato, l’ ‘arte del levare’.