Rolf Bienentreu – Bienentreu

Informazioni Evento

Luogo
SCOLETTA DELLA BRAGORA
Campo Bandiera e Moro, Castello 3011 B, Venezia, Italia
Date
Dal al

10.00 - 18.00, chiuso il lunedì

Vernissage
01/06/2013

ore 18

Contatti
Email: info@bellatieditore.com
Biglietti

ingresso libero

Patrocini

Provincia di Venezia e Comune di Venezia

In collaborazione con Bellati Editore e Arte in Bragora

Artisti
Rolf Bienentreu
Curatori
Anna Caterina Bellati
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

Ideata e organizzata da Anna Caterina Bellati affronta, nell’Anno Internazionale della condivisione dell’Acqua, il tema fondamentale e terribile del bene più prezioso a disposizione di ogni organismo vivente, oggi a rischio di totale depauperamento.

Comunicato stampa

BIENENTREU Acqua memoria

Sbarcano a Venezia, in contemporanea alla 55° Biennale Internazionale d’Arte, gli specchi profondi dell’artista e performer tedesco Rolf Bienentreu.

Dal 2 al 30 giugno il visitatore potrà vedere/guardare queste tavole laccate e interagire con esse specchiando se stesso nel loro incunabulo visivo.

Con la partnership di Arte in Bragora e i patrocini della Provincia di Venezia e del Comune di Venezia, “Acqua memoria” propone una doppia matrice, artistica, perfettamente inserita nel circuito della Biennale di Arti Visive; e psicologica, considerata la natura introspettiva delle opere di Bienentreu.

Dedicata a un pubblico eterogeneo, la mostra è leggibile su più piani.

Ideata e organizzata da Anna Caterina Bellati affronta, nell’Anno Internazionale della condivisione dell’Acqua, il tema fondamentale e terribile del bene più prezioso a disposizione di ogni organismo vivente, oggi a rischio di totale depauperamento.

L’acqua matrice di vita è sempre meno pulita e presente in quantità sempre minore per una popolazione di uomini in continuo aumento. Bienentreu coglie la necessità di attenzione/rispetto/risparmio energetico che questo elemento primario merita.

Ma l’acqua è anche “Memoria”. Del passato organico di ogni singolo essere, perché nell’acqua veniamo concepiti e cresciamo prima di venire al mondo, perché il nostro corpo è per due terzi composto di acqua. Del passato emotivo di ogni persona. L’acqua diventa veicolo capace di trasportare sensazioni, ricordi, suoni, passioni, sentimenti, preghiere, speranze. Può essere scura, tomba di dolore e situazioni sprofondate nella parte segreta della coscienza; chiara, strumento di scambio e vita nel presente, viaggio, vacanza, gioco del quotidiano.

Una ventina di tavole specchianti nei colori dal cilestrino al blu-nero, passando per i verdi chiari della battigia e i verdi profondi dei canali di Venezia, fino ai blu oltremare di quello che gli antichi chiamavano il Pelago, il dio Mediterraneo che dispensava ricchezze e possibilità di sopravvivenza.

E un cortometraggio di 15 minuti, nel quale Bienentreu fissa la macchina da presa in riva al Canal Grande e sorprende ogni minimo movimento delle onde specchiate in uno dei suoi lavori.

A raddoppiare la valenza della memoria che diventa da personale a corale.

MEDITERRANEO

Mare.
Mare Nostrum.
Il mare mi appartiene?
Il mare ci appartiene?
Il mare appartiene a me solo?
Appartiene a noi?
Noi chi?
Appartiene a tutti?

Io appartengo al mare?
Noi apparteniamo al mare?
Chi appartiene al mare?
Cosa so del mare?
Cosa sappiamo del mare?
Cosa sa di me il mare?
Cosa sa di noi il mare?

Cosa c’è aldilà del mare?
Dove comincia l’aldilà del mare?
Esiste un aldiqua del mare?
Il mare conosce il suo inizio?
Il mare conosce la sua fine?

Dove finisce il mare comincia la terra. Dove finisce la terra comincia il mare. Sono nati insieme? Moriranno insieme?
Esisteranno sempre?
Resisteranno sempre?
Perché resistere?
Per gli uomini? Per i pesci? Per le alghe? Per nessuno?
Il mare sa di esistere?

Per esistere bisogna avere coscienza di essere vivi.
Una balena sa di essere viva? Una stella marina sa di essere viva? Un fondale sa di essere pieno di vita?
Io so di essere vivo, dunque sono più forte dei fondali, più forte di una stella marina, più forte di una balena.
Sono il padrone di tutti i fondali, di tutte le stelle marine, di tutte le balene. Il mare è al mio servizio. La natura è al mio servizio. Posso dominare qualunque cosa. Posso distruggere qualunque cosa.

Posso davvero?

Finché ci sarà mare ci sarà una barca.
Ci sarà un uomo su quella barca.
Ci sarà un approdo.
Ci sarà un approdo?

Anna Caterina Bellati

Specchi profondi
di Anna Caterina Bellati

Il primo specchio che s’incontra nella vita è quello in cui vediamo riflessa la nostra immagine stando in braccio alla mamma. “Quello sei tu”, dice e tu impari piano piano a riconoscerti. Il primo specchio che s’incontra nella letteratura è invece quello della matrigna di Biancaneve e anche questo ha a che fare con lo sviluppo della personalità e il riconoscimento dell’io. Nella fiaba si racconta che la regina crudele, distrutta dalla gelosia, non sa accettare il fatto che la figliastra la superi in bellezza. Come non pensare all’Edipo re e alla tragedia che travolge tutti i protagonisti: intanto la madre Giocasta, quindi Laio, il padre che ha il terrore di essere soppiantato dal figlio, ed Edipo, il ragazzo il cui destino è segnato e quindi necessario. Ma c’è un altro personaggio, questa volta preso dalla mitologia, al quale rimanda subito l’idea dello specchio. Si tratta del bellissimo Narciso e del proprio innamoramento-ripiegamento su di sé che il giovanetto pagherà con la morte cadendo nell’acqua dello stagno.

Ora, il nodo su cui s’incentra l’indagine svolta da Bienentreu intorno allo specchio tiene conto di tutti questi elementi che si può dire stiano alla base della percezione che ciascuno ha di sé, in particolare quando questo “sé” è sogguardato da una distanza privilegiata, il riflesso dello specchio.
Non a caso le tavole dipinte di Bienentreu si chiamano “Specchi profondi”. Profondi per un motivo tecnico, i molti strati di vernice creano l’illusione della profondità; e profondi perché impongono allo spettatore uno sguardo autentico.

Quando la mattina ci si guarda allo specchio per farsi la barba o truccarsi gli occhi, in realtà non si bada a quello che nello specchio accade. Ci si limita a fissare una piccola porzione del proprio viso della quale ci stiamo occupando. Invece gli “Specchi profondi” obbligano a uno sguardo non distratto. Intanto l’immagine, derivante da un gioco di luci che s’incrociano sulla superficie riflettente delle tavole, non è quella cui siamo abituati. Siamo noi ma più larghi, o più lunghi, o più magri. E la nostra faccia non è proprio così, non è proprio quella che ci viene incontro. Questo gioco di domande mette in campo sia l’abitudine alla propria immagine, sia la soddisfazione di scoprirsi dentro un oggetto lucido e brillante. Le tavole di Bienentreu sono in genere rosse, verdi o blu i suoi colori preferiti, ma in realtà su chi le guarda impongono una speciale attenzione-attrazione. Sono invitanti e pieni di vita le rosse, sono riposanti le verdi e le blu. Il piacere e la calma. Ma c’è un secondo elemento del quale tenere conto.

C’è l’occhio dell’artista. Lui sa che nelle sue tavole si specchierà il mondo che passa loro davanti e sa che questo mondo sarà costretto non a vederle, ma a guardarcisi dentro. Ecco, il gioco di Narciso raddoppia e diventa l’esercizio di un potere. E non è ininfluente che Bienentreu sia un pediatra. Conosce perfettamente i meccanismi che muovono la curiosità di un bambino e smuove quei medesimi meccanismi sopiti, anche nell’adulto.

Questa specie di sottile violenza esercitata sullo spettatore diventa ancora più forte nelle fotografie. La realtà non viene ritratta, fotografata, fissandola attraverso l’obiettivo, ma viene fermata quasi capovolta, cogliendone un ritaglio dentro la tavola dipinta. Le forme si liquefanno, i contorni si sciolgono, niente è più come normalmente appare. Il mondo intero diventa d’acqua e in tal caso “riconoscersi” comporta un atto di fede. Quando lo specchio profondo è usato come una quinta scenografica dentro cui una macchina da presa filma l’esistente, tutto quello cui siamo abituati assume un aspetto diverso. Tutto quello che di solito compone la nostra vita diventa un’altra cosa.

E allora lo specchio che ha tradito le immagini abituali diventa strumento per indicare la precarietà del nostro essere nel mondo.
Anna Caterina Bellati

BIOGRAFIA

Dopo avere ultimato il Liceo Classico ha studiato Filosofia e Scienze della Comunicazione.
Nel 1971 si iscrive alla Facoltà di Medicina a Liegi, in Belgio. Completa il corso di studi a Berlino nel 1980 e nel 1985 prende la specializzazione in pediatria. In quegli anni sviluppa anche i suoi interessi riguardo l’arte concettuale.
Nel 1979 tiene la sua prima performance dal titolo Menschen Gefallene (Corpi caduti) nella Mariannenplatz a Berlino.
Nel 1980 ripropone la medesima manifestazione allo Studio II di Berlino, e sempre nella capitale tedesca organizza l’installazione Gedächtnis des Divan (Memoria del divano). L’anno seguente, a Wehdel, vicino ad Amburgo, sviluppa esempi di anamorfosi sulle pareti di un appartamento privato. Titolo, Besucher (Visitors).
Nel 1983, a Bremerhaven - Germania, organizza l’installazione Erotik Ortes des (L’erotismo dei luoghi). L’anno seguente, sempre a Bremerhaven e a Rotterdam, installa un nuovo lavoro, Erotik der Gegenstände (L’erotismo degli oggetti).
Questa ricerca continua nel 1985 a Bremerhaven, lavorando sul tema Erotik der Personen (L’erotismo nelle persone). Tutte queste prestazioni si riferiscono a un personaggio d’invenzione, Aprilheiland in der Prilküche.
Nel 1987 si trasferisce in Svizzera.
Nel 1990 viene invitato al Kunstverein di Bremerhaven, dove espone due autoritratti, Selbstbildnisse (Autoritratti). Nel 1991 la professione medica lo fa trasferire in Romania per qualche tempo.
Nel 1992 è invitato dalla Società di Belle Arti di Iashi, Romania, a prendere parte a una mostra dal titolo Oggetti Testimoni. Successivamente la stessa mostra viene presentata a Bucarest. Nel 1993, il video Alone Insieme, è esibito al pubblico per la prima volta in Engadina, Svizzera.
Due anni dopo, presso la Galleria Riss, a Samedan in Engadina, realizza l’installazione Heimweh und Sehnsucht (Nostalgia e malinconia).
Nel 1998 la Galleria Riss lo invita a partecipare a una collettiva intitolata Plexiglass. Nel 1999 è di nuovo invitato a Bremerhaven dal Kunstinitiative per esporre i suoi Tiefe Spiegel (Specchi profondi).
Nel 2004 Anna Caterina Bellati organizza la sua personale Specchi Profondi a Villa Sommi Picenardi, a Olgiate Molgora (LC) - Italia.
La stessa mostra viene presentata nel 2005 a Bremerhaven alla Kunsthalle con il titolo Spiegelungen (Riflessi).
Nel 2007, a Cuxhaven vicino ad Amburgo, presenta il Piazza dello Amor Perfetto, proiettato nelle sale della Galleria Weidenstieg. Questa mostra personale sarà ospitata nel mese di settembre, ancora con Bellati come curatore, a Lugano - Svizzera, alla Galleria Mya Lurgo.
Nell’agosto 2008 partecipa a OPEN XI. Esposizione Internazionale di Sculture e Installazioni a Venezia Lido e nell’ottobre 2008 a Il vuoto e le forme. 1. Esposizione Internazionale di Sculture Installazioni e Dipinti a Chiavenna. A novembre è invitato alla collettiva dedicata al Tricolore al Museo Tecnico Navale di La Spezia durante la manifestazione Museo in vetrina.
Nella primavera successiva espone a Il vuoto e le forme. 2. Esposizione Internazionale di Sculture Installazioni e Dipinti a Chiavenna. Nel mese di giugno tiene la sua personale alla Galleria Uno a Soglio (CH). A settembre partecipa alla XII Biennale di Architettura di Venezia nella mostra collettiva Metropoli//Antimetropoli ideata e curata da Anna Caterina Bellati.
Sarà invitato nel 2012 alla terza Edizione Il vuoto e le forme. 3. Esposizione Internazionale di Sculture Installazioni e Dipinti, Cantico, dedicata a San Luigi Guanella, ancora a cura di Anna Caterina Bellati.
Rolf Bienentreu vive e lavora tra la Svizzera e l’Italia.

rolf.bienentreu @ gmail.com

“Sono le acque chiare a salutarci come un alito che sfiora la fronte, come un bacio sulla tempia.
Sono le acque scure a invitarci, in silenzio ci aspettano dal passato. Dal loro interno, specchio profondo,
la vita diventa morte diventa vita.”
Rolf Bienentreu