Ritratto di uomo con berretto rosso in dialogo con San Giovanni Battista

Il Complesso monumentale della Pilotta di Parma presenta nella Sala 14 della Galleria Nazionale una mostra dossier che pone in dialogo due opere conservate nei depositi del Museo e che ritrovano occasione espositiva per questo inedito confronto.
Comunicato stampa
Dal 18 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026, il Complesso monumentale della Pilotta di Parma presenta nella Sala 14 della Galleria Nazionale una mostra dossier che pone in dialogo due opere conservate nei depositi del Museo e che ritrovano occasione espositiva per questo inedito confronto.
Si tratta del Ritratto di uomo con berretto rosso, la cui attribuzione è dibattuta tra Francesco Mazzola detto Parmigianino e Michelangelo Anselmi, cui la maggior parte della critica riferisce il San Giovanni Battista. Anselmi, negli anni Quaranta del Cinquecento, fu incaricato di riprendere i lavori lasciati incompiuti dal Mazzola nella chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma.
«Con questa piccola ma preziosa esposizione, la Pilotta affronta un tema complesso: la paternità del celebre Ritratto (o autoritratto) con il berretto rosso. La critica è divisa nell’assegnarla al Parmigianino o al senese Michelangelo Anselmi; per noi è prioritario offrire al pubblico due opere da molti anni non visibili e di indiscutibile qualità. Compito di un Museo è creare occasioni di riflessione, confronto e ricerca e in questo caso possiamo farlo valorizzando opere di solito accolte in deposito. Il dialogo tra l’Uomo con berretto rosso e il San Giovanni Battista diventa l’occasione per riflettere sulla straordinaria vitalità della scuola parmense del Cinquecento, in cui la lezione del Parmigianino si intreccia con la personalità raffinata di Anselmi. Le due opere sono esposte, con il necessario apparato critico, nella “Sala 14”, a integrazione del percorso di visita. Un’occasione per tornare in Pilotta e ammirare la vastità delle sue collezioni.»
Stefano L’Occaso - Direttore del Complesso monumentale della Pilotta
In Galleria dal 1851, il Ritratto di uomo con berretto rosso riportava nell’inventario della collezione Dalla Rosa Prati, dalla quale proviene, l’attribuzione a Francesco Mazzola detto Parmigianino, generalmente accolta dalla critica novecentesca, la quale in taluni casi ha avanzato l’ipotesi che si trattasse di un autoritratto del pittore, che negli ultimi anni di vita appariva piuttosto trasandato. Vasari racconta infatti che “di continuo alla alchimia attendendo… aveva preso aria di mezzo stolto, e già la barba et i capegli cresciutigli, aveva più viso d'uomo salvatico, che di persona gentile come egli era”.
In tempi più recenti, sono stati invece numerosi i contributi critici propensi ad attribuire il Ritratto di uomo con berretto rosso a Michelangelo Anselmi, anche sulla base dell’analisi del disegno sul verso dell’opera, la riproduzione del quale è esposta in mostra a corredo dei dipinti. A lui è quasi concordemente attribuito, invece, il San Giovanni Battista, frammento di pittura murale documentato dal 1928 nel convento dei Cappuccini di Parma ma del quale si ignora la provenienza originaria. Non mancano però proposte di assegnazione al catalogo di Francesco Maria Rondani, collaboratore del Correggio, o del Parmigianino. Quest’ultima ipotesi tende a essere condivisa da quella parte della critica che attribuisce al Mazzola il Ritratto di uomo con berretto rosso, stilisticamente assai vicino al San Giovanni Battista.
Un intrigo storico-attributivo su cui la Pilotta torna a interrogarsi senza l’ambizione di scioglierlo definitivamente, ma piuttosto di evidenziare la grande vivacità artistica che si respirava a Parma nella prima metà del Cinquecento e l’omogeneità stilistica tuttora riscontrabile nelle opere giunte fino a noi.
BIOGRAFIE
Francesco Mazzola detto Parmigianino
Nato a Parma nel 1503, fu un genio precoce. Agli inizi degli anni Venti datano prestigiose commissioni parmensi per San Giovanni Evangelista e la Rocca di Fontanellato. Nell’estate 1524 si trasferì a Roma, città nella quale svolse un ruolo di primo piano nel raffinato clima artistico della corte pontificia di Clemente VII. Lasciata l’Urbe a seguito del Sacco del 1527, rientrò in Emilia. Ormai celebre e affermato anche nel campo della ritrattistica, dopo aver ricevuto numerose commissioni a Bologna, si trasferì stabilmente a Parma nel 1531, anno della stipula del contratto per l’esecuzione dei lavori nella chiesa di Santa Maria della Steccata. A differenza di quanto pattuito, Parmigianino eseguì solo gli affreschi del sottarco centrale, in una annosa vicenda che si concluse nel 1539 con un provvedimento di incarcerazione emesso ai suoi danni e la sua estromissione dai lavori. Si trasferì quindi a Casalmaggiore, dove morì il 24 agosto 1540.
Michelangelo Anselmi
Nato a Lucca nel 1491, le sue prime opere note, ascrivibili agli anni Venti del Cinquecento, sono realizzate a Parma, città nella quale visse e lavorò fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1555. Fin dagli affreschi eseguiti nella chiesa di San Giovanni Evangelista manifestò una stretta adesione alla maniera del Correggio; tuttavia, il suo percorso formativo non è stato ancora perfettamente chiarito. Nel novembre del 1522 fu chiamato a lavorare nella cattedrale di Parma, segnale inequivocabile del prestigio di cui godeva. Negli anni Trenta lavorò nell’Oratorio della Concezione di Parma in collaborazione con Francesco Maria Rondani, nella chiesa di San Prospero a Reggio Emilia, nella chiesa di San Bartolomeo a Busseto e ai perduti affreschi della cappella della Croce in San Pietro Martire a Parma. Negli anni Quaranta fu incaricato di riprendere i lavori lasciati incompiuti dal Parmigianino nella chiesa di Santa Maria della Steccata.