Rigenerazioni urbane in Italia
Un dibattito sul tema Rigenerazioni urbane in Italia, in occasione della presentazione del n. 24 della rivista di architettura e arti “Anfione e Zeto” (AZ), dedicato al progetto del quartiere di Acilia Madonnetta a Roma di Vittorio Gregotti e al Grand Theatre di Aix-en-Provence.
Comunicato stampa
Rigenerazioni urbane in Italia
introduce e coordina
Francesco Moschini
interventi di
Giuliano Amato, Alberto Clementi, Vittorio Gregotti,
Margherita Petranzan, Franco Purini, Walter Veltroni
7 febbraio 2013 - ore 10.30
Accademia Nazionale di San Luca
Roma, piazza dell’Accademia di San Luca 77
Giovedì 7 febbraio alle ore 10.30, presso l’Accademia Nazionale di San Luca, si terrà un dibattito sul tema Rigenerazioni urbane in Italia, in occasione della presentazione del n. 24 della rivista di architettura e arti “Anfione e Zeto” (AZ), dedicato al progetto del quartiere di Acilia Madonnetta a Roma di Vittorio Gregotti e al Grand Theatre di Aix-en-Provence. La nuova centralità di Acilia Madonnetta è rimasta, purtroppo, un progetto. Esemplare e nuovo (2007), poteva costituire una scelta importante di rigenerazione urbana, in cui spazi esterni e volumi ri-costruiti entrano in relazione e si propongono in veste rinnovata. Gregotti crede nella città policentrica ed è entrato con delicatezza nel tessuto della Roma abitata, rispettando consapevolmente gli equilibri esistenti, pur rinnovando l’offerta abitativa e di servizi, oltre che l’immagine, di quella parte di città cresciuta senza alcun disegno urbano che la organizzasse, ma con forti caratterizzazioni a livello di gruppi umani (comunità) che nel tempo l’hanno abitata e la abitano. Elimina inoltre la frammentazione esistente introducendo un tessuto compatto disegnato su precisi assi di riferimento, che attraversano, ricomponendolo, tutto il territorio impegnato dal progetto. Si parlerà, inoltre, della storia della rivista, fondata nel 1988 da Margherita Petranzan - con la collaborazione di Edoardo Benvenuto, Massimo Cacciari, Giuseppe Mazzariol, Adolfo Natalini, Valeriano Pastor - e da lei attualmente diretta. L’evento, che sarà introdotto e coordinato da Francesco Moschini, sarà scandito dagli interventi di Giuliano Amato, Alberto Clementi, Vittorio Gregotti, Margherita Petranzan, Franco Purini, Walter Veltroni. Con la rivista sono stati attivati i quaderni di AZ, progettati in funzione di un maggiore approfondimento della conoscenza dell’opera di architettura, entrando con esclusività e rigore in merito ai problemi del progetto. Sono articolati nelle sezioni: monografie-restauro-teoria e critica-paesaggio e territorio-manualistica.
“Anfione e Zeto”, che nasce dall’esigenza di fare il punto sull’opera di architettura, considerata un importante momento di definizione delle strutture urbane e di riflessione sul loro grado di abitabilità, pone al centro della sua analisi critica quanto viene realizzato nell’ambito dell’architettura contemporanea e rappresenta l’opera nel suo farsi. La rivista è divisa in parti che testimoniano la complessità del fare architettonico e le sue molteplici e necessarie relazioni: la prima, denominata Opera, dedicata all'intervento progettuale, è costituita da varie sezioni che ne analizzano la consistenza e lo contestualizzano; la sezione centrale, Theorein, è la parte tematica, che sviluppa una riflessione teorica, autonoma e rigorosa attorno a una parola (per questo numero è fondazione-fondamento), provocata dall'opera architettonica, isolata e interrogata nel suo stesso statuto di possibilità originante; la seconda, denominata Varietà, è luogo d'incontro e di scontro tra diversi saperi e pratiche, libero da troppo rigide coerenze, che non teme di accostare tra loro mondi apparentemente lontani. Intermezzo, benjaminiana costellazione di eventi e frammenti, crocicchio di strade che qui s'incontrano ma anche si dipartono, costituisce un momento di riflessione aperta a ospitare, su uno stesso piano e con gli stessi diritti, progetti di architettura, opere prime, arti, interviste, libri, mostre, concorsi, prodotti di industrial design, musica contemporanea, sofisticati rilievi e analisi del degrado del patrimonio architettonico e monumentale esistente; privilegiando soprattutto quei luoghi in cui questi differenti linguaggi dialogano tra loro, pur parlando una propria lingua. "Anfione e Zeto" presenta l’opera nel suo farsi e si interessa dei luoghi comuni.
Anfione e Zeto (i dioscuri tebani) sono stati scelti da Margherita Petranzan come fortemente rappresentativi della dimensione dell'architettura, essendo due aspetti diversi e non antagonisti di una stessa realtà. Valèry li ha fusi in un'unica figura (Amphion) privilegiando la parte poetica, creativa dell'architettura e l’ha trasformato in melodramma. "Ho scritto dunque Anfione e l'ho chiamato melodramma… L'azione, limitata com'è, dev'essere subordinata alla sostanza significativa e poetica di ciascuno dei suoi momenti. Anfione, uomo, riceve da Apollo la lira. La musica nasce sotto le sue dita. Al suono della musica nascente le pietre si muovono, si uniscono: l'architettura è creata". Questa immagine ha grande fascino ed incanta, anche se chi opera in architettura conosce la "fatica" che lo spostamento reale dei materiali comporta. Ecco perché si è ripristinata la figura di Zeto, colui che fatica portando le pietre sulle spalle, colui che ricorda l'ancoraggio alla terra, la struttura, le tecniche.