Rigenerazioni urbane in Italia
Un dibattito sul tema Rigenerazioni urbane in Italia, in occasione della presentazione del n. 24 della rivista di architettura e arti “Anfione e Zeto” (AZ), dedicato al progetto del quartiere di Acilia Madonnetta a Roma di Vittorio Gregotti e al Grand Theatre di Aix-en-Provence.

Informazioni
- Luogo: ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA - PALAZZO CARPEGNA
- Indirizzo: Piazza Dell'accademia Di San Luca 77 - Roma - Lazio
- Quando: dal 07/02/2013 - al 07/02/2013
- Vernissage: 07/02/2013 ore 10.30
- Curatori: Francesco Moschini
- Generi: incontro – conferenza
Comunicato stampa
Rigenerazioni urbane in Italia
introduce e coordina
Francesco Moschini
interventi di
Giuliano Amato, Alberto Clementi, Vittorio Gregotti,
Margherita Petranzan, Franco Purini, Walter Veltroni
7 febbraio 2013 - ore 10.30
Accademia Nazionale di San Luca
Roma, piazza dell’Accademia di San Luca 77
Giovedì 7 febbraio alle ore 10.30, presso l’Accademia Nazionale di San Luca, si terrà un dibattito sul tema Rigenerazioni urbane in Italia, in occasione della presentazione del n
“Anfione e Zeto”, che nasce dall’esigenza di fare il punto sull’opera di architettura, considerata un importante momento di definizione delle strutture urbane e di riflessione sul loro grado di abitabilità, pone al centro della sua analisi critica quanto viene realizzato nell’ambito dell’architettura contemporanea e rappresenta l’opera nel suo farsi. La rivista è divisa in parti che testimoniano la complessità del fare architettonico e le sue molteplici e necessarie relazioni: la prima, denominata Opera, dedicata all'intervento progettuale, è costituita da varie sezioni che ne analizzano la consistenza e lo contestualizzano; la sezione centrale, Theorein, è la parte tematica, che sviluppa una riflessione teorica, autonoma e rigorosa attorno a una parola (per questo numero è fondazione-fondamento), provocata dall'opera architettonica, isolata e interrogata nel suo stesso statuto di possibilità originante; la seconda, denominata Varietà, è luogo d'incontro e di scontro tra diversi saperi e pratiche, libero da troppo rigide coerenze, che non teme di accostare tra loro mondi apparentemente lontani. Intermezzo, benjaminiana costellazione di eventi e frammenti, crocicchio di strade che qui s'incontrano ma anche si dipartono, costituisce un momento di riflessione aperta a ospitare, su uno stesso piano e con gli stessi diritti, progetti di architettura, opere prime, arti, interviste, libri, mostre, concorsi, prodotti di industrial design, musica contemporanea, sofisticati rilievi e analisi del degrado del patrimonio architettonico e monumentale esistente; privilegiando soprattutto quei luoghi in cui questi differenti linguaggi dialogano tra loro, pur parlando una propria lingua. "Anfione e Zeto" presenta l’opera nel suo farsi e si interessa dei luoghi comuni.
Anfione e Zeto (i dioscuri tebani) sono stati scelti da Margherita Petranzan come fortemente rappresentativi della dimensione dell'architettura, essendo due aspetti diversi e non antagonisti di una stessa realtà. Valèry li ha fusi in un'unica figura (Amphion) privilegiando la parte poetica, creativa dell'architettura e l’ha trasformato in melodramma. "Ho scritto dunque Anfione e l'ho chiamato melodramma… L'azione, limitata com'è, dev'essere subordinata alla sostanza significativa e poetica di ciascuno dei suoi momenti. Anfione, uomo, riceve da Apollo la lira. La musica nasce sotto le sue dita. Al suono della musica nascente le pietre si muovono, si uniscono: l'architettura è creata". Questa immagine ha grande fascino ed incanta, anche se chi opera in architettura conosce la "fatica" che lo spostamento reale dei materiali comporta. Ecco perché si è ripristinata la figura di Zeto, colui che fatica portando le pietre sulle spalle, colui che ricorda l'ancoraggio alla terra, la struttura, le tecniche.
