Ricami di luce

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO MORANDO - COSTUME MODA IMMAGINE
Via Sant'andrea 6, Milano,
Date
Dal al

mart. - dom., ore 9-13 e 14-17.30

Vernissage
15/12/2016

no

Curatori
Gian Luca Bovenzi, Barbara De Dominicis, Ilaria De Palma
Generi
moda
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L’esposizione intende rendere omaggio al lavoro di catalogazione di costumi e accessori appartenenti alle Civiche Raccolte Storiche che seguì, dagli anni Settanta, la studiosa ed esperta di costume e moda Grazietta Butazzi.

Comunicato stampa

Apre al pubblico giovedì 15 dicembre al primo piano di Palazzo Morando | Costume Moda Immagine la mostra promossa da Comune di Milano | Cultura, Direzione Musei Storici e organizzata da Opera d’Arte, “RICAMI DI LUCE. Paillettes e lustrini nella moda di Palazzo Morando 1770-2004” a cura di Gian Luca Bovenzi, Barbara De Dominicis e Ilaria De Palma.

L’esposizione intende rendere omaggio al lavoro di catalogazione di costumi e accessori appartenenti alle Civiche Raccolte Storiche che seguì, dagli anni Settanta, la studiosa ed esperta di costume e moda Grazietta Butazzi. Le oltre 2000 schede da lei realizzate sono servite per l’impostazione dell’attuale lavoro di catalogazione sulle collezioni eseguito dal laboratorio di restauro Tessili Antichi srl sotto la direzione scientifica del Conservatore dei Musei Storici, Ilaria De Palma.

Dal 2015 Barbara De Dominicis, direttore tecnico della società Tessili Antichi srl, e lo storico del costume e del tessuto Gian Luca Bovenzi, hanno iniziato una nuova catalogazione degli abiti di Palazzo Morando realizzando un database di circa 1000 schede corredate da una campagna fotografica ex novo di Barbara Proietti.
I materiali prodotti saranno messi a disposizione del pubblico e degli specialisti su un portale che sarà on line nel 2017.

L’esposizione “RICAMI DI LUCE. Paillettes e lustrini nella moda di Palazzo Morando 1770-2004”, nel rispondere alla vocazione del museo che vuole l’allestimento a rotazione periodica degli abiti delle Civiche Raccolte, propone per la prima volta un’analisi trasversale su una tecnica particolare: il ricamo con paillettes.

Le sale del primo piano accolgono oltre venti abiti, molti dei quali inediti, databili dal 1770 al 2004, appartenenti alle collezioni del Comune di Milano e conservati a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine.

Attraverso l’esposizione di abiti femminili, ma anche maschili, è possibile ripercorrere la storia dei preziosi dischetti, della loro lavorazione - dall’utilizzo del metallo nei secoli passati, alle diverse e numerose varianti novecentesche (prima in gelatina animale, poi in cellulosa e in PVC o in materiali sintetici) – e di oltre duecento anni di storia dalla moda: dalle opulente e preziose vesti degli ultimi decenni del Settecento, al poco noto abito ancora da confezionare, databile al 1804-1805, che si vuole essere appartenuto a Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone.
Il secolo più rappresentato è il Novecento che si apre con i ricchi vestiti della Belle Époque, per proseguire con i raffinati e apparentemente semplici anni Venti o gli spumeggianti anni Cinquanta. Alle generose forme di questi anni, nei decenni successivi si prediligerà una femminilità più esile e dinamica, simbolo di una nuova concezione di società, che si riflette anche negli abiti ora estremamente vivaci o colorati, o di contro carichi di riferimenti culturali e artistici. Un percorso che appare ancor oggi estremamente vivace e ricco di suggestioni, ben illustrato dall’abito di Roberto Cavalli, donato al Museo nel 2011, e quello di Giorgio Armani concesso in prestito al Museo dalla Casa di moda milanese in occasione della mostra.

E anche oggi i lustrini sono di moda come dimostrano i materiali messi a disposizione dalla ditta milanese Andrea Bilics srl.

L'esposizione è accompagnata dal catalogo pubblicato da Galaad Edizioni (Milano 2016)

È molto antica la consuetudine di decorare e impreziosire le proprie vesti, cucendoci sopra monete d’oro. Da questa tradizione nascono molto probabilmente le paillettes che, almeno dal Trecento e con diversi nomi (magete, tremolanti, lustrini, bisantini, ecc), percorrono la storia della moda e del costume. Un magnifico e affascinate viaggio di nobili metalli e di luce che dal 15 dicembre sino al 2 luglio è possibile intraprendere nelle sale espositive al primo piano di Palazzo Morando, dove, attraverso una piccola ma preziosa selezione fra gli oltre 4000 abiti e accessori del Museo, si potrà ammirare l’evoluzione delle paillettes dal 1770 al 2004. Ad aprire il percorso saranno alcuni rari abiti settecenteschi che attestano il fantasioso e abbondante uso dei dischetti in metallo (soprattutto argento e argento dorato, ma anche rame per ottenere sempre inediti effetti cromatici e luminosi) sia per la donna che per l’uomo. Le paillettes, simbolo di ricchezza, nell’abbigliamento maschile vengono lentamente abbandonate nel corso dell’Ottocento per rimanere solo nei settori più tradizionali come l’abbigliamento religioso e le uniformi civili, gli abiti di corte indossati da coloro che ricoprono incarichi di prestigio e per gli ospiti di cerimonie solenni, così da identificare immediatamente, attraverso la foggia, il tessuto e il decoro, il ruolo e lo status di chi le poteva e doveva indossare. Quasi sparite nell’uomo, saranno prerogativa soprattutto delle donne, impiegate negli abiti da corte, come esemplifica la veste ancora da confezionare che si dice appartenuta a Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, e per l’abbigliamento, rappresentato in mostra da una ventina di pezzi, molti dei quali inediti o poco noti, che ricoprono oltre un secolo. Si va dalle ricche e opulente vesti Belle Époque, in cui si esalta la line artificiale ad “S” della figura femminile, alle misteriose ed eteree ‘donna-serpente’ degli anni Venti e alla ‘donna-diva’ degli anni Cinquanta, in cui la voglia di chiudere con la recente guerra si manifesta anche con la ricchezza di tessuti e delle lavorazioni e l’esaltazione delle forme iperfemminili e abbondanti. Paillettes che vengono rilette in chiave più dinamica, innovativa e fantasiosa negli anni Sessanta, le cui forme più veloci, meno costruite e artificiose, richiamano un nuovo modello sociale. Le paillettes e il ricamo in generale, in chiave sempre più ironica e leggera, si richiamano spesso a un gusto scenico e teatrale, non privo di riferimenti al mondo della musica e a quello televisivo, che continuerà anche negli anni Settanta e Ottanta, quando sono sfruttate appieno le infinite potenzialità decorative e interpretative delle paillettes, esaltandone di volta in volta il loro aspetto più lussuoso e raffinato o le potenzialità più innovative grazie anche alle continue scoperte e invenzioni relative ai materiali impiegati per la loro realizzazione e il modo di applicarle sul tessuto. Ricerche che continuano fino ai nostri giorni, secondo modalità espresse dai ricchi abiti firmati da Roberto Cavalli (donato al Museo nel 2011) e Giorgio Armani (prestato in occasione della mostra).