Renato Spagnoli – Ma avevo la rivolta tra le dita

Informazioni Evento

Luogo
LAVERONICA ARTE CONTEMPORANEA
Via Clemente Grimaldi 93, Modica, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
01/05/2025

ore 18

Artisti
Renato Spagnoli
Generi
arte contemporanea, personale

Laveronica Arte Contemporanea in collaborazione con la galleria Gian Marco Casini di Livorno è lieta di presentare la mostra personale di Renato Spagnoli (Livorno, 1928-2019) Ma avevo la rivolta tra le dita.

Comunicato stampa

Renato Spagnoli
MA AVEVO LA RIVOLTA TRA LE DITA

Opening 1 maggio h 18
In collaborazione con la galleria Gian Marco Casini
con un testo di Tea Paci

01.05.2025 – 24.07.2025

PROGRAMMA

1 MAGGIO

PRIMO MAGGIO ANARCHICO
Piazza San Giovanni, Ragusa, ore 10
Presentazione dell'opera 7457 di Renato Spagnoli
Spazio libri, spazio cibo, comizi
A cura del Gruppo Anarchico di Ragusa (FAS)

Ma avevo la rivolta tra le dita
Galleria Laveronica Modica, ore 18
opening

Laveronica Arte Contemporanea in collaborazione con la galleria Gian Marco Casini di Livorno è lieta di presentare la mostra personale di Renato Spagnoli (Livorno, 1928-2019) Ma avevo la rivolta tra le dita.

L’opening della mostra che si terrà il giorno 1 maggio 2025 alle ore 18 presso la nostra sede espositiva seguirà la presentazione dell’opera 7457 di Renato Spagnoli presso piazza San Giovanni a Ragusa in occasione del Primo Maggio Anarchico a partire dalle ore 10.

Esiste nella figura e nella pratica artistica di Renato Spagnoli da una parte il desiderio dichiarato di un’arte che rifiuta, strutturalmente indocile, e allo stesso tempo, le antenne vigili di chi non vuole fare del rifiuto un comodo rifugio quanto piuttosto un punto di partenza per aprirsi al mondo. Spagnoli non si è mai sottratto, non ha mai scelto l’isolamento. Ha agito, si è esposto, ha prodotto. Prima operaio, poi ferroviere, poi artista, ma sempre anarchico, non nel senso estetico del termine, ma nella pratica politica del fare.

In questo senso, Spagnoli non ha mai concepito il “mettersi fuori” come una scelta individualista o una forma di purezza estetizzante. Il rifiuto delle strutture e delle regole del sistema non implicava, secondo la sua visione, il rifugio in un ghetto intellettuale o in un misticismo autoreferenziale, ma anzi esigeva un’apertura verso forme operative capaci di agire nel presente senza dogmi. L’arte, intesa come liberazione, non poteva permettersi chiusure ideologiche; aveva invece una disposizione a rendere l’opera il punto d’impatto tra una necessità interiore e un contesto da trasformare. Per Spagnoli, il senso dell’opera non si esauriva mai in chi la produceva, ma si completava nello sguardo di chi la incontrava: “la mia intenzione è sempre stata quella di coinvolgere lo spettatore nella determinazione del giudizio finale”, dichiarava, in un coinvolgimento aperto e mai prescrittivo.

La sua produzione artistica riflette con coerenza questa posizione: è ripetitiva, ossessiva, radicale. La A, prima lettera dell’alfabeto, ritorna costantemente nelle sue opere, deformata, svuotata, sezionata, moltiplicata fino a diventare forma pura, matrice, simbolo che perde il suo senso originario e si apre a nuove letture. “È così difficile trovare l'inizio. O meglio: è difficile cominciare dall'inizio. E non tentare di andare ancor più indietro”, scriveva Wittgenstein, e Spagnoli sembra aver preso alla lettera questa difficoltà, cercando di riformulare ogni volta il punto di partenza.

Ed è proprio una partenza al centro di questa vicenda. Nel 1974, infatti, Spagnoli partecipa a una mostra al Grand Palais di Parigi dal titolo Grands et Jeunes d’aujourd’hui. Per questa occasione realizza una serie di tele di grande formato, utilizzando lenzuola copriletto matrimoniali con pittura a spray, per essere comodamente trasportate da Livorno in treno dentro una “piccola” valigia. Quel viaggio, oggi, viene rievocato da Laveronica Arte Contemporanea insieme alla galleria Gian Marco Casini, in una nuova azione attraverso la rotta Toscana–Sicilia. L’opera verrà trasportata in treno come allora, ma il lenzuolo è ora accompagnato da testimoni e militanti anarchici di ieri e oggi: Tiziano Antonelli, Pippo Gurrieri, Natale Musarra. Il viaggio si concluderà a Ragusa, dove il lenzuolo di Spagnoli sarà sventolato sul palco del Primo Maggio. Il viaggio non è semplice rievocazione ma un’occasione per riattivare un pensiero, per rimettere in circolo una pratica, per far emergere nuovamente l'opera come detonatore di relazioni.

Osservando il lenzuolo di Spagnoli si ha quasi l’impressione che quel segno A ripetuto minuziosamente possa prendere vita e, abbandonando la superficie, risuonare nello spazio. Come un grido prolungato o un ammonimento, a seconda dei punti di vista. Mi torna alla mente la recente opera filmica Preemptive Listening dell’artista inglese Aura Satz, in cui oltre venti musicisti sperimentali sono stati invitati a immaginare nuove forme per la sirena: dal suono dell’arpa al rimbombo del nucleo terrestre. La sirena, svincolata dal suo significato tradizionale di allarme, si trasforma in un codice ambivalente. Può ancora essere segnale di allerta, ma può anche diventare strumento di lettura del presente, eco di una crisi in atto o, nell’era del policing predittivo, minaccia latente in sé. Liberandosi dal peso delle catastrofi passate, il film di Satz evoca modi alternativi di rispondere al richiamo della sirena come via verso futuri possibili.

Anche il viaggio del lenzuolo, che oggi si ripete con altri corpi, in un altro tempo, può essere pensato come una sirena. Non perché annunci qualcosa di definito, ma perché apre una possibilità. Il lenzuolo non è monumento, ma oggetto mobile, cimelio di una eredità non ancora pronunciata. “L’opera di un artista è un ordinato modello di comportamento, anche se in contrasto anzi, in opposizione con le regole dell’ordine costituito e sacralizzato”, scriveva Spagnoli, e mai come oggi questa definizione appare necessaria. Perché ci ricorda che l’arte è soprattutto costruzione di modi di stare al mondo, di forme di relazione, di possibilità di disobbedienza.

In una sua intervista, Spagnoli afferma con candore un imperativo bellissimo "bisogna partecipare immensamente". Mi soffermo sul termine immensamente che ha a che fare sia con l'intensità della partecipazione, che con la sua ampiezza e infine con la sua durata ostinata nel tempo. In un contesto contemporaneo segnato da stati di allarme permanenti, da una prossimità costante con l’idea di catastrofe e da un diffuso senso di impotenza, questa esortazione conserva tutta la sua urgenza e bellezza. Forse è da qui che occorre ripartire: da una forma di partecipazione che si costruisce nel tempo attraverso la continuità, la presenza, l’assunzione di responsabilità, in una prossimità reale, nello spazio di un vagone o di una piazza.

Si ringraziano la FAS - Federazione Anarchica Siciliana e la FAL - Federazione Anarchica Livornese.

​​​​​​​La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al contributo di Studio ANM e studio Gianni Bellucci - dottore commercialista.

Un ringraziamento speciale a Collezione La Gaia, Busca (CN), Fondazione Antonio Dalle Nogare, Bolzano e Eva Brioschi.