RAR mappe e parole

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO B
via Carlo Alberto 41/g , Torino, Italia
Date
Il
Vernissage
07/03/2017

ore 18,30

Generi
presentazione
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Presentazione e mostra del progetto RAR di Federica Patera, Andrea Sbra Perego. Con letture interpretate da Sara Giorgia Galante.

Comunicato stampa

>> Martedì 7 marzo, ore 18.30
Presentazione e mostra del progetto RAR di Federica Patera, Andrea Sbra Perego. Con letture interpretate da Sara Giorgia Galante

RAR è la mappa di una città fatta di libri e di immagini.

Deve il suo nome all’omonimo programma di gestione archivi, perché al suo interno sono custoditi frammenti di oltre quaranta opere tra romanzi, raccolte di racconti e di saggi. Le sue vie sono percorsi di lettura, ciascuna dedicata a una parola in particolare, racconta una breve storia composta da citazioni selezionate e abbinate.

Addentrandosi nelle strade di RAR si trovano accostati Thomas Pynchon e Rick Moody, Roberto Bolaño e Stephen King, J.G. Ballard e J.L. Borges per scoprire che gli autori si perdono di fronte alle loro opere, che da sole dialogano tra loro.

Per la realizzazione grafica delle mappe si è scelto di utilizzare la tecnica del collage; la parte visiva compensa quella letteraria, giocando anch’essa con l’analogia e creando una texture di immagini che rispecchia il contenuto delle frasi; lo amplifica ribadendone il senso. A una lavorazione iniziale in digitale ne segue un’altra manuale, in cui l’associazione di illustrazioni e fotografie ribadisce il carattere primitivo e fondante dell’analogia nei processi creativi tutti.

La mappa di RAR è resa in otto tavole singole che racchiudono ciascuna uno o più vie di lettura; come una voce guida attraversano una città sconosciuta, che si costruisce attraverso le parole.

Qui l’evento Facebook: www.facebook.com/events/294859437596165/

>> Giovedì 9 marzo, ore 18.30
Presentazione del libro Mettere in scena l'arte contemporanea. Dallo spazio dell'opera allo spazio intorno all'opera (Johan & Levi editore), con gli autori Francesco Poli e Francesco Bernardelli.

L’opera d’arte e lo spazio che la circonda vivono in un rapporto di stretta interdipendenza: questo saggio mette a fuoco tale relazione simbiotica, e lo fa attraverso una cospicua cronistoria delle principali sperimentazioni installative e ambientali dalle avanguardie fino ai giorni nostri. Un modo per ripercorrere l’evoluzione del sistema dell’arte e l’itinerario che ha condotto al paradosso postmoderno per cui collocare un qualsiasi artefatto in un particolare contesto è di per sé sufficiente affinché si compia la sua trasfigurazione in dispositivo artistico.

È la cronaca di un rapporto in perenne tensione, quello fra testo e contesto, fra contenuto e contenitore. E a pungolarlo, provocando l’evoluzione non solo dell’arte ma anche delle caratteristiche degli spazi espositivi, sono sempre e soprattutto gli artisti più all’avanguardia. La loro ricerca si articola attraverso un fitto dialogo con lo spazio reale, che via via è coinvolto in maniera costitutiva nell’ideazione delle opere. Si comincia con il superamento dei limiti convenzionali del piedistallo e della cornice: il quadro, messo a nudo, esce nel mondo accogliendo nel suo recinto frammenti della realtà.

Dal caso emblematico di Fontana, che nel secondo dopoguerra invade l’ambiente circostante per dare vita alle prime opere realizzate utilizzando solo lo spazio e la luce, si arriva alla creazione di installazioni di ampio impatto ambientale, spesso site-specific con gli artisti processuali, poveristi, concettuali e della Land Art tra gli altri; fino alla consapevolezza, oggi del tutto assunta, che l’opera d’arte trova la propria ragion d’essere in relazione all’ambiente e all’osmosi che con esso si instaura.
Una trattazione allo stesso tempo chiara e sistematica, in cui vengono documentate anche le mostre e le rassegne internazionali più paradigmatiche fino alle esperienze più attuali; tutto questo senza ignorare l’importanza dei curatori, figure ormai onnipresenti per la loro capacità (vera o presunta) di mettere in scena eventi espositivi da considerare come produzioni creative in sé, subordinando lo spazio dell’opera allo spazio da loro gestito.