Pier Paolo Calzolari: Hypnos

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA FRANCO NOERO
Via Mottalciata 10b, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
20/05/2025

ore 18

Artisti
Pier Paolo Calzolari
Generi
arte contemporanea, personale

L’artista ha concepito una mostra di opere appartenenti alla sua produzione ultima o di anni recenti riunite per la prima volta in Italia, tracciando una traiettoria che racconti del suo costante interesse per un argomento di attualità come la pittura e per gli elementi che la costituiscono.

Comunicato stampa

La Galleria Franco Noero ha l’onore di presentare una personale di Pier Paolo Calzolari, per la prima volta in Galleria negli spazi di Via Mottalciata. L’artista ha concepito una mostra di opere appartenenti alla sua produzione ultima o di anni recenti riunite per la prima volta in Italia, tracciando una traiettoria che racconti del suo costante interesse per un argomento di attualità come la pittura e per gli elementi che la costituiscono, in maniera tale da proporne una lettura del tutto anticonvenzionale, come da sempre testimoniato dalla sua pratica artistica nella sua interezza.

I materiali utilizzati sono quelli che contraddistinguono la produzione dell’artista e ne costituiscono la cifra, materiali che fanno diretto riferimento agli elementi primari – aria, fuoco, terra, acqua – e alle loro specifiche caratteristiche di essenzialità, purezza e di dinamismo trasformativo, alle quali si aggiungono quelle qualità tattili altamente evocative che sono invece specifiche del singolo materiale. La croccante ruvidezza cristallina del sale, lo spessore soffice e morbido del cotone dei mollettoni, le sottili lastre di metallo plasmato a rivelarne la duttilità sono le superfici su cui si innesta una narrazione scandita da elementi tonali quali conchiglie, fiammelle, piume, petali di fiori e frutti disseccati, che partecipano tutti di una lettura poetica del cosmo di cui siamo parte.

C’è una grande abilità nel gestire la scala dimensionale, cogliendo e conferendo l’adeguata dignità proporzionale agli oggetti scelti, sia in seno allo spazio dell’opera di cui fanno parte, sia nel riverbero che creano all’interno più vasto e ampio dello spazio in cui si trovano. Si ha la sensazione di essere costantemente sollecitati nella sospensione tra due e tre dimensioni, in uno spazio che può vedersi come paritetico in orizzontale e in verticale, la terza dimensione conferita da quanto poggiato a terra o sul piano dell’opera a parete. Si tratta di una negazione dello spazio prospettico, in favore di una dimensione e di una rappresentazione ad esso precedente che pone l’accento sulla grana e sulla trama delle superfici, percepite nella loro esatta e frugale eleganza, sul colore utilizzato come campo piatto o quale polvere di pigmento puro gestualmente disposta su di esso, e sugli oggetti che partecipano all’opera semplicemente presentandosi come sono in realtà, e di conseguenza tridimensionalmente.

Tre opere di ampie dimensioni dominano lo spazio della stanza principale della galleria, illuminate dal grande lucernario centrale. Valori Plastici cita il movimento omonimo e racchiude in sé sia gli elementi caratteristici degli esordi negli anni ’60, quali l’energia mutevole e trasformativa degli elementi ghiaccianti, sia quelli che si riferiscono più direttamente alla citazione e alla decostruzione della pittura e al suo sconfinamento nella terza dimensione. Un tableau vivant simile nell’impianto ad un’astratta natura morta, nella quale spiccano le forme assolute di un uovo, forse in omaggio a Piero della Francesca, e di un’enigmatica sfera nera, sullo sfondo di una tela rosa carnicino attivata dal disporsi naturalistico di un filo di rame che, quasi fosse un rovo, si tuffa nella brina di un tubo ghiacciante. Analogamente, nelle altre due opere nella stessa stanza, un paio di snelle bottiglie di rame sono compenetrate in una pioggia argentea di fiori recisi che attraversano la tela in verticale. Accanto, nella profonda luminescenza di un fondale di sale nero, compaiono puntine colorate che si accendono come minuscole stelle sulle punte fiorite di un ramo, trapunte in un firmamento celeste e riflesse nella trama multicolore di un vaso di ceramica giustapposto.

Su un’ultima parete, e in quelle della stanza a seguire con le vetrate a nastro affacciate su Via Mottalciata, una scelta di opere su fondo monocromo sono teatro di sorprendenti epifanie: pigmenti che alludono a paesaggi floreali, l’incresparsi biancastro delle onde marine sulla profondità del blu in cui è incastonata la valva di un’ostrica, piccoli fiori sferici tra le svelte pennellate oblique come gocce di pioggia, un cannolicchio infilzato sbieco nel giallo brillante della corolla di un fiore, come fosse il suo pistillo. La monocromia di gialli e blu è quindi il tema della stanza su via Mottalciata, nella quale si fronteggiano all’opposto due grandi opere che esplorano le possibilità espressive di questi due colori: la trama grossa di un ordito di fondo lascia comparire in primo piano e al centro quelli che compaiono come i contorni appiattiti di un limone su una tovaglia, o forse il colmo di una brocca dal lungo collo, mentre nell’opera opposta la forma sinuosa e organica e i rami tortuosi di un monumentale bonsai sembrano attraversare la terra e il cielo.

Terra e cielo si incontrano anche in ‘Trittico Haiku’ nell’ultima stanza, in cui un esile prato di steli essenziali e di petali eterei è monodimensionalmente descritto da colori liquidi e lattiginosi, una superficie permeabile come quella del quadro accanto, trapuntata di gocce dorate e popolata di brocche trasparenti. Di fronte una teoria di variazioni su rosso, che giunge al culmine in un quadro in cui un’esplosiva pastosità di pigmenti violacei irrompe, cromaticamente potente come un iris o come il gas di una fiamma che brucia, su un fondo intensamente saturo.

Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943) è figura di spicco del movimento dell'Arte Povera, il cui lavoro è fortemente caratterizzato dall'uso di materiali non convenzionali e dinamici, come la luce delle candele accese o dei neon, il sale, il muschio, le foglie, il ghiaccio e le bobine dei frigoriferi, i metalli e il feltro. Ancorata all'Arte Povera, la ricerca di Calzolari si distingue tuttavia per un approccio introspettivo alla ricerca di poesia negli oggetti della sua personale vita quotidiana.
Il suo lavoro è stato esposto tre volte alla Biennale di Venezia, nel 1978, 1980 e 1990, e a Documenta di Kassel nel 1992.
Nel 1994 gli è stata dedicata un'importante retrospettiva alla Galerie Nationale du Jeu de Paume di Parigi e al Museo Castello di Rivoli di Torino.
Le opere di Calzolari sono esposte in importanti musei di tutto il mondo, come l'Art Institute of Chicago, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il MAXXI - Museo delle Arti del XXI secolo di Roma, Palazzo Grassi, Punta della Dogana, Fondazione François Pinault di Venezia.
Nel 2019, Calzolari è stato oggetto di una grande retrospettiva, Pittura come una farfalla, al Museo MADRE di Napoli, a cura di Achille Bonito Oliva e Andrea Villani. Più recentemente, nel 2023-24, Casa ideale, una grande mostra personale sull'opera dell'artista si è tenuta al Nouveau Musée National de Monaco, Villa Paloma, Monaco, mentre per Arte Povera, curata da Carolyn Christov-Bakargiev alla Bourse de Commerce, Pinault Collection di Parigi, Francia, ha presentato una grande installazione incentrata su opere appartenenti agli anni di esordio del movimento artistico a cui si riferiscono.
Attualmente l'artista vive e lavora a Lisbona, in Portogallo.