Peinture d’ensemble
In mostra alcuni lavori a quattro o più mani, autentiche peintures d’ensemble come ebbe a definirle Gallizio in uno scritto del 1959.
Comunicato stampa
Lungo tutto il ventesimo secolo la collaborazione fra artisti è stata una componente vitale – benché sinora poco riconosciuta - dello sviluppo dell’avanguardia.
E’ con i fili delle interrelazioni che la trama dell’arte, come quella della vita, si è intessuta. Cameratismo, amicizia, interessi e ambizioni condivise, il dinamismo dei movimenti artistici nella loro fase nascente e la vicinanza in tempo di guerra od in altre situazioni di sconvolgimento, tutto questo ha incentivato la creazione di opere d’arte collaborativa.
Cynthia Jaffee McCabe
Dall’entrata in scena delle Avanguardie storiche la vicenda novecentesca ha visto il moltiplicarsi di esperienze di collaborazione fra artisti, in un crescendo che ha progressivamente scalzato l’idea romantica del creatore solitario. Dalle serate futuriste al Paradiso dipinto a quattro mani da Franz Marc e August Macke nel 1912, dai collages Dada di Max Ernst e Hans Arp ai cadavres exquis surrealisti è venuta consolidandosi una tendenza che ha portato da ultimo non solo a collaborazioni a lungo termine ma a vere e proprie forme di autorialità interpersonale (Gilbert & George; Christo & Jeanne-Claude o, più recentemente, Fischli & Weiss, Dinos and Jake Chapman).
Una fase di particolare intensità di questo processo si manifesta in Cobra (1948-51) con le peintures-mots, iniziate da Christian Dotremont ed Asger Jorn, in cui si fondono gli apporti poetico e visivo di due diversi artefici e nelle decorazioni collettive di edifici. Nell’ambito del M.I.B.I., il Movimento Internazionale per una Bauhaus Immaginista successivamente fondato da Jorn, dopo l’incontro di questi con Gallizio e Simondo nell’estate del ’55 la collaborazione diviene uno dei modi primari delle ricerche praticate nel Laboratorio sperimentale di Alba.
Nella mostra allestita dalla Galleria Martano questo aspetto viene evocato attraverso alcuni lavori a quattro o più mani, autentiche peintures d’ensemble come ebbe a definirle Gallizio in uno scritto del 1959. Accanto alla tavola del 1956 in cui – in occasione del Primo Congresso mondiale degli Artisti liberi – Constant, Gallizio, Jorn, Kotik e Simondo hanno riversato i loro interventi, Vi figurano un monotipo di Simondo e Gallizio, due tempere di questi rispettivamente con Karel e Machteld Appel, con Walter Olmo, con Soshana e un’opera realizzata con Asger Jorn su uno dei sovraporta del soggiorno di casa Gallizio.
Più in generale, il clima dell’epoca e la rete di rapporti collaborativi intessuta dagli animatori del Laboratorio (che dal 1957 diventa Situazionista) viene riflesso in una sequenza di opere di Alechinsky (Tristesse limpide, un olio del 1960), Appel (Tête, 1960), Sandro Cherchi (una ceramica), Constant (litografie dalla cartella Het Uitzicht van de Duit, 1952), Farfa (due cartopitture degli anni Cinquanta), Gallizio (tra cui uno dei quadri realizzati con le resine naturali ed un brano di “pittura industriale”), Garelli (una scultura del ’59), Jorn (una testa del ’56 e il dipinto Le streghe di Albisola del 1958), Kotik (uno dei lavori portati a termine nel Laboratorio), Simondo (un monotipo e una tela importante del 1956), Soshana e Wolman.
Accompagna la mostra un catalogo in PDF, scaricabile dal sito web della galleria (http://www.galleriamartano.it).