Patrick Willocq – Songs of the Wales

Nella splendida cornice dello Studio Legale Gebbia Bortolotto Penalisti Associati (Torino, Milano, Roma) Crag Gallery in collaborazione con la galleria VisionQuest4Rosso di Genova sono liete di inaugurare la mostra Songs of the Wales presentando una selezione di fotografie di Patrick Willocq in occasione del mese della fotografia torinese.
Comunicato stampa
Patrick Wiillocq, rappresentato in Italia dalla galleria VisionQuest4Rosso, nasce a Strasburgo (Francia) e vive e lavora fra il Congo (DRC) e la Francia. Cresciuto nella Repubblica Democratica del Congo, dal 2009 intraprende vari viaggi nel profondo della foresta equatoriale africana, immerso nel territorio dei pigmei Ekonda, per conoscere i loro affascinanti rituali e modi di vivere.
Le fotografie sono testimonianza del profondo legame del fotografo con la terra congolese, in una relazione di rispetto e fiducia con la popolazione e di restituzione di rituali, tradizioni, presa di coscienza dei cambiamenti verso la contemporaneità e confronto in tal senso. "Sono sempre stato affascinato dalle tribù indigene perché sento che esse sono custodi di una forma di ricchezza per noi irrimediabilmente persa. Il rituale del Walè è un meraviglioso tributo alla maternità, la fertilità e femminilità. Per questo motivo ho proposto alle donne Walè che conosco da anni di partecipare a una sorta di messa in scena in grado di testimoniare una parte della loro storia personale. Ogni immagine rappresenta in chiave visiva la canzone cantata dalla donna Walè durante il giorno più importante della propria vita: quello del ritorno al villaggio."- Patrick Willocq.
Interessantissima, dai tratti quasi pop, è la serie Songs of the Wales (2013-2016), che restituisce vere e proprie mise en scene, co-create con le Walé. La fotografie della serie sono state esposte in fiere d’arte e musei internazionali, oltre che nominate finaliste e vincitrici in prestigiosi premi internazionali (tra cui Rencontres d'Arles DA, Prix HSBC, Sony WPA e Leica OBA).
ll fulcro è il rito d’iniziazione della giovane donna Ekonda chiamata Walé (“madre primipara") alla nascita del suo primo figlio quando ritorna dai suoi genitori per rimanere reclusa da due a cinque anni. Il rispettare vari tabù, soprattutto sessuali, le fa acquisire uno status simile a quello di un patriarca sino alla fine del suo isolamento, caratterizzato da danze e canti rituali altamente codificati, che sono di volta in volta una creazione unica per ogni Walé.
Il rituale Walé è altamente competitivo e si basa sull’acquisire maggior prestigio e potere rispetto agli avversari e aumentare l'onore della famiglia. Quando una giovane madre diventa una Walé acquisisce un soprannome che la differenzia dalle sue rivali e la posiziona agli occhi della comunità. Ogni giorno la giovane donna si prepara a un’elaborata toilette fatta apposta per focalizzare l'attenzione di tutti su di lei, preparando una miscela di polvere rossa di legno ngola con olio di palma, che spalma sul proprio corpo. Le acconciature sofisticate, fatte di fango come una pasta, una miscela di cenere, foglie bopokoloko e olio di palma, sono ancora un altro modo per le donne Walé di ostentare la loro unicità.
Tutti questi affascinanti riti sono raccontati dalla fotografie di Willocq, con delicatezza e talvolta ironia, in simbiosi con le persone fotografate e quelle che insieme a lui creano con mesi di lavoro le scenografie realizzati con materiale locale assemblato in splendidi scenari. Donne che si trasformano in sparvieri, leopardi e altri animali, con acconciature sofisticate fatte di terra, cenere di foglie Bopokoloko, olio di palma e oggetti trova, sono un modo ulteriore per sfoggiare la propria unicità, che ritroviamo anche nella serie di ritratti delle giovani donne.
La miscela rossa di polvere di legno Ngola che ha anche delle proprietà mediche, protegge dalla scabbia e altri problemi della pelle. Inoltre, secondo le loro convinzioni, il colore sanguigno incute paura, aiuta a scacciare il male e ad esaltare la loro bellezza. In più il rosso è il colore reale e come tale risalta il loro posto di rilievo all'interno della comunità.
I Tableaux Vivants ci raccontano anche di problemi sociali e esigenze di sviluppo, la scelta tra l’evolversi o il rimanere fortemente legati alle proprie tradizioni, in un momento di cambiamento sociale e contaminazione, ma sempre in una rappresentazione pregna di dignità e semplicità.
Segue la serie SUPERWALÉS dove Willocq con un pensiero avant-garde e futurista, propone le giovani madri primipare Walé proiettate in un ipotetico futuro che le raffigura come super donne, super eroine, super mamme, attraverso scenari e paesaggi fantastici. Questa visione include anche i paesaggi della foresta Repubblica Democratica del Congo (DRC) che ha ritrovato stabilità, benessere e pace duratura. Entriamo nell'immaginario dell'artista che fascia l'habitat delle Walé, di rosso, il colore che per loro rappresenta la maternità, la vita, la regalità: nastri che fluttuano sugli alberi, capanne interamente ricoperte di teloni, strisce di seta sospese sull'acqua e interi sentieri della foresta equatoriale ricoperti di teli.
La glorificazione non solo di queste giovani madri diventate matriarche, forti, potenti, orgogliose e capaci di far crescere la loro comunità, ma anche di un percorso e di una visione che porta ad un futuro migliore passando dal rispetto del paesaggio che le circonda.