Paolo Petrignani – Desaparecidos

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO BARONALE
Via Vittorio Alfieri, 1 04100 Maenza, Maenza, Italia
Date
Dal al

10.30-13.00/16.00-19.00

Vernissage
04/08/2012

ore 21

Contatti
Email: eventi@madarte.it
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Paolo Petrignani
Curatori
Fabio D’Achille
Generi
fotografia, personale
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Questa esposizione è stata già ospitata nel 2010 negli spazi del Consorzio Agrario di Borgo Sabotino durante la rassegna “Fotemusa” a cura di Vincenzo Notaro in occasione del bicentenario della nascita della Repubblica Argentina, evento svoltosi sotto l’alto patrocinio dell’Ambasciata Argentina in Italia.

Comunicato stampa

MAD Rassegna d’Arte Contemporanea a cura di Fabio D’Achille partecipa dal 3 agosto al Festival del Collegium Musicum “Colori, Suoni e Sapori 2012” al Castello Baronale di Maenza.
I temi del festival sono in perfetta sintonia con lo spirito di MAD ,acronimo di Musica, Arte e Degustazione.
Per l’occasione MAD allestirà la mostra del fotografo Paolo Petrignani, intitolata “Desaparecidos”. Questa esposizione è stata già ospitata nel 2010 negli spazi del Consorzio Agrario di Borgo Sabotino durante la rassegna “Fotemusa” a cura di Vincenzo Notaro in occasione del bicentenario della nascita della Repubblica Argentina, evento svoltosi sotto l’alto patrocinio dell’Ambasciata Argentina in Italia.
Riportiamo di seguito il testo scritto da Paolo Petrignani:
“Tra il 24 marzo 1976 e 10 dicembre del 1983 la giunta militare capeggiata da Jorge Rafael Videla prese il potere in Argentina attraverso un colpo di stato, Isabelita Peron fu destituita e iniziò il periodo tra i più bui della Repubblica Argentina. Fu attuato un sistematico programma di repressione contro tutti gli oppositori politici o contro solo chi era contrario al sistema dittatoriale. Un programma di repressione violenta che oggi è ricordato con il termine “GUERRA SPORCA”. Una guerra civile non dichiarata condotta in maniera anonima, non evidente, che produsse migliaia di desaparecidos, in altre parole “scomparsi”.
In maggioranza studenti che erano catturati e torturati dai soldati e di cui poi non si sapeva più nulla. Moltissimi di loro vennero “eliminati” con i famigerati voli della morte. I desaparecidos furono detenuti in centri di reclusione che visti da fuori erano normali edifici o caserme dell’esercito della marina, dell’aeronautica che tutti conoscevano, ma che all’interno furono adibiti a uso differente e di cui nessuno all’esterno ne doveva sapere nulla ,per questo detti CLANDESTINI. Purtroppo però, la maggior parte della gente sapeva cosa succedeva, ma si voleva far finta di niente, si cercava di condurre una vita “normale”.
Dopo la fine della dittatura questi centri di detenzione ritornarono a essere delle normali caserme in possesso delle forze armate. Proprio per questo i centri clandestini furono modificati, cambiati anche nelle strutture architettoniche, ci fu il preciso intento di cancellare quello che la dittatura aveva commesso. Cancellare eventuali prove che avrebbero potuto in futuro incriminare i colpevoli e impedire ai sopravvissuti anche la possibilità di ricordare di cui l’esempio più evidente è il Garage “Olimpo”. Nonostante il ritorno della democrazia, solo molti anni dopo questi luoghi furono lasciati e la gente comune ebbe modo di visitarli.
Perché queste foto? Ho sempre avuto in mente le madri della Plaza de Mayo, i volti dei desaparecidos, i documentari che parlavano della dittatura, mai, però avevo visto i luoghi, dove tante persone furono detenute torturate e uccise; ho visitato alcuni di questi posti con il preciso intento di vedere e fotografare per poter in qualche modo poi testimoniare. È impressionate come anche se sono luoghi vuoti e spenti, ormai abbandonati privi di vita si continuino a sentire le urla e i lamenti della gente che in un momento della nostra storia passarono di lì. Si ha l’impressione che i muri siano totalmente impregnati dell’anima di queste persone e che quella che sentiamo venir fuori sia la loro sofferenza, il loro dolore! Non so se ci sono riuscito, il mio intento era proprio quello, attraverso le foto di semplici luoghi abbandonati, cercare di portare l’osservatore a entrare e in qualche modo “sentire” quella sofferenza”.

Paolo Petrignani, curriculum artistico:
Fotografo professionista, dal ‘93 vive e lavora a Latina. Ha iniziato come fotografo di redazione in alcuni giornali della sua città. Collabora dal 1998 con l’APT di Latina producendo foto per cataloghi e libri sul territorio pontino. Si occupa fin dagli inizi di fotoreportage partecipando a spedizioni a carattere scientifico-esplorativo realizzate in zone remote e di difficile accesso. Partecipazioni evidenziate dalla collaborazione ultra-decennale con l’associazione culturale “LaVenta - esplorazioni geografiche”, documentando in questo periodo più di quindici importanti spedizioni extraeuropee; dalle grotte, foreste e deserti messicani, ai ghiacciai della Patagonia, Islanda e Antartide, alle grotte dell’Asia meridionale. Nel 2004 con l’archeologo Thomas A. Lee Whiting e in collaborazione con il governo dello stato messicano del Chiapas pubblica il libro “Ambar de Chiapas istoria ciencia y estetica”. Con le sue foto ha partecipato alla realizzazione di campagne pubblicitarie istituzionali per i ministeri del turismo norvegese, sloveno, giordano, cinese, israeliano, argentino. Dal 2008 realizza diversi reportage in varie parti del mondo, Messico, Filippine, Alaska, Circolo Polare Artico, pubblicati poi sulle maggiori riviste nazionali.