Paolo Conti – 80|l’erosione del tempo

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA POLIART
Viale Gran Sasso 35, Milano, Italia
Date
Dal al

Dal mercoledì al venerdì 11-13 e 15-18.

Sabato 15-19.

Gli altri giorni su appuntamento.

Vernissage
17/11/2018

no

Artisti
Paolo Conti
Curatori
Giovanni Granzotto, Vittoria Coen
Uffici stampa
SPAINI & PARTNERS
Generi
arte contemporanea
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PoliArt Contemporary di Milano presenta, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Paolo Conti, la mostra personale 80|l’erosione del tempo, venti opere scelte dal ciclo delle Erosioni, realizzate con spessi cartoni preparati, poi pazientemente scavati e dipinti. Quella della PoliArt Contemporary è la prima esposizione esclusivamente dedicata a questo ciclo (nato nel 2005), in cui l’artista indaga il concetto di entropia.

Comunicato stampa

Dal 17 novembre 2018 al 12 gennaio 2019 la PoliArt Contemporary di Milano presenta, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Paolo Conti, la mostra personale 80|l’erosione del tempo, venti opere scelte dal ciclo delle Erosioni, realizzate con spessi cartoni preparati, poi pazientemente scavati e dipinti. Quella della PoliArt Contemporary è la prima esposizione esclusivamente dedicata a questo ciclo (nato nel 2005), in cui l’artista indaga il concetto di entropia.

Dai primi anni Settanta la ricerca di Conti si fonda su una sovrapposizione di arte e scienza, da cui ricava un’inedita potenza gnoseologica.

Come ha scritto Vittoria Coen nel 2006 a proposito di Conti: «Evoluzione, termodinamica, studio del cosmo individuano un “universo incerto” come ambito di ricerca. L’universo è riconducibile a una perenne evoluzione. Il demiurgo produce conoscenza, perché vi si mette in relazione».

L’affacciarsi della fisica su fenomeni che non hanno corrispettivi linguistici e visivi adeguati, da tempo trova nelle creazioni e nelle metafore dell’arte un’insostituibile risorsa. In altre parole, la scienza ha bisogno di dare parole e immagini impensate alle proprie scoperte, e proprio l’arte è l’ambito in cui formarle, produrle, a patto che sia un’arte in grado di raggiungere quelle acquisizioni. In una sorta di sogno dello scienziato, la sperimentazione diviene così creazione, in cui le logiche e i paradigmi scientifici interiorizzati, continuano a funzionare pur deflagrando in un’umana trasfigurazione.

D’altro canto, la ricerca artistica contemporanea può così sperimentare una via di emancipazione da alcune reiterate forme di autoreferenzialità performativa, ora tematizzandosi come sistema conoscitivo, con ritorni di fruizione visibili secondo diversi gradi di approfondimento.

Nelle Erosioni di Conti le forme originalissime e “scientificamente perfette” (come da sempre chiosa l’artista), il cui carattere è una nettezza metallica di derivazione tecnologica e industriale, si confondono secondo molteplici piani di profondità reali e virtuali, la cui unica regola combinatoria pare essere un impercettibile processo di consunzione. L’erosione è la quantità di energia che diviene visibile nel perdersi o nel non realizzarsi della forma, è l’indefinita parte oscura che segna l’alterità e la condizione della potenza.

Guardando un’opera come Quel che resta della concretezza, il piano limite è infranto e, infrangendosi, infrange, in una quasi continuità frattale, l’inarrestabile moltiplicarsi dei piani soggiacenti: in una sorta di big bang, il primo piano e la profondità infinita si confondono. Qui allora le forme s’infinitano come grappoli di stelle e, come stelle, si consumano.