Origine. La Lezione dei Tempi

Informazioni Evento

Luogo
CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO
piazza Cavour angolo via Giolitti, Torino, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al sabato: 17.00 – 20.00

Vernissage
07/10/2016

ore 19

Curatori
Ivan Fassio, Amalia de Bernardis
Generi
arte contemporanea, collettiva
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L’arte – in quanto filtro delle discipline antropiche, specchio del contemporaneo e ricerca dell’universale – può rappresentare il fulcro di un rinnovamento metodologico.

Comunicato stampa

Origine
La Lezione dei Tempi

a cura di Amalia de Bernardis + Ivan Fassio
con il Patrocinio della Città di Torino
Sandra Baruzzi, Vadis Bertaglia, Vanessa Depetris, Ezio Gribaudo, Andrea Massarelli, Ester Pairona,Carla Sanguineti, Lino Stefani, Francesca Vignale

Cripta della Chiesa di San Michele Arcangelo
via Giovanni Giolitti, 44
Torino
Inaugurazione venerdì 7 ottobre 2016, ore 19
fino al 21 ottobre
dal lunedì al sabato: 17.00 – 20.00
Un passo
E non ci sono.
Un nesso
Che s'intuisce
Nell'assenza:
Ciò che dura
Aderisce ai sensi,
Al mistero del soggetto,
Per cui la memoria
È già presente:
Sempre.
Un niente
E sono qui,
Nell'amplesso
Che mi accende.

C'è un tempo che chiama, che accoglie o che attende, come se fosse una stanza, una scena, un paesaggio. Ha dentro tutte le cose per ogni momento. Da lì, ognuno attinge i vocaboli d'oggi: siano essi soggetti, ritmi, segni, concetti. Ecco l'origine: il fulcro la leva, è ciò che manca da sempre al presente, che dona la forma all'eterna sostanza.

In quali punti del linguaggio i classici schemi dell'evoluzione della civiltà, universalmente riconosciuti nel mondo occidentale, non reggono e saltano?
Dove e quando i codici di comportamento e i sistemi simbolici, attraverso la nostra analisi della percezione e l'interpretazione che l'uomo dà del proprio ambiente, possono rappresentare delle nicchie in cui sono rifugiati antichi atteggiamenti che hanno resistito all'usura del tempo?

Il trasferimento in organi artificiali dei mezzi dell'intelligenza e della memoria collettiva ha invaso, in modo sempre più massiccio, il territorio del singolo individuo, privandolo delle particolari e caratterizzanti dinamiche espressive e inibendo le proprie capacità aggregative.
Collocare memoria e parola fuori dall'insieme organico delle strutture sensibili dell'apprendimento e del progresso umani è l'atto radicale di una progressiva perdita della coscienza del proprio corpo. Tale regressione ha pesanti conseguenze di carattere relazionale e sociale: siamo immersi in un'epoca di continue trasposizioni, in cui prendono vita nuove e improbabili discipline compensatorie dei periodi di produttività sedentaria, comunicazione impersonale, scambio interessato.
L'arte – in quanto filtro delle discipline antropiche, specchio del contemporaneo e ricerca dell'universale – può rappresentare il fulcro di un rinnovamento metodologico.
Prendendo parte ad un processo di analisi del corpo sociale come prolungamento ed estensione nel corso del tempo del corpo anatomico, l'arte è strumento privilegiato per rivalutare la stessa nozione di natura come produzione perenne di linguaggio: artificialità ed eccezionalità.