Opere da una Collezione Privata
Il gallerista Jerome Zodo ha chiesto la complicità di un collezionista milanese che ha accettato di privarsi, per alcune settimane, di alcune opere che normalmente convivono sulle pareti di casa sua, consentendo così di farle tornare nel luogo in cui erano partite, la galleria.
Comunicato stampa
Jerome Zodo Contemporary è lieta di presentare una selezione di Opere da una Collezione Privata.
Come si costruisce una collezione privata di arte contemporanea? Con quale criterio vengono scelte le opere? Perché alcuni artisti museali riescono a esprimersi anche in dimensioni che si conciliano a uno spazio domestico, dunque più limitato? E inoltre, i lavori degli artisti finiscono per definire il ritratto del collezionista, che si circonda di oggetti a propria immagine e somiglianza?
Domande che sorgono spontanee ogni volta che indaghiamo nello spazio privato di una raccolta. In questo caso, il gallerista Jerome Zodo ha chiesto la complicità di un collezionista milanese che ha accettato di privarsi, per alcune settimane, di alcune opere che normalmente convivono sulle pareti di casa sua, consentendo così di farle tornare nel luogo in cui erano partite, la galleria.
Il percorso che se ne evince è, da una parte coerente, dall’altra vuole sorprendere con improvvisi depistaggi. Il nucleo forte è rappresentato dall’arte americana, primo tra tutti il ritratto di Joan Sonnabend realizzato negli anni ’70 da Andy Warhol e appartenente alla corrente della Pop Art.
Centrale il gruppo di opere prodotte negli anni ’80, a cominciare da un dipinto a spray dallo street artist Kenny Scharf nel 1983, per passare a un collage di grandi dimensioni di Donald Baechler. Dalla pittura si passa alla fotografia, con alcuni scatti che testimoniano la performance Heidi realizzata nel 1992-93 alla Galerie Krinzinger di Vienna da Mike Kelley e Paul McCarthy, ovvero due tra gli artisti più duri dell’area californiana, e con un paesaggio di Anselm Kiefer, ottenuto dalla manipolazione della matrice fotografica con interventi pittorici e polimaterici.
Autentica rarità è la tela della giapponese Yayoi Kusama, reduce dalla grande personale alla Tate Modern dello scorso anno a Londra, autrice negli anni '60-'70 di numerose performance provocatorie in cui dipinge a pois i corpi dei partecipanti. Autore di happening dall'atteggiamento disscarante è anche l’azionista viennese Hermann Nitsch, rappresentato nella collezione da una camicia insanguinata realizzata nel 1998.
Avvicinandoci al presente, va sottolineato il lavoro di Vik Muniz, una stampa fotografica dopo l’intervento col caramello, che rappresenta il ritratto di Piero Manzoni alle prese con l’elaborazione delle sue celebri scatolette. Esposta anche un’opera recente di Andrew Schoultz, esponente di spicco della neo-psichedelia di Los Angeles, già presentato in galleria con una mostra personale.
La scena artistica asiatica è rappresentata dal cinese Yue Minjun che con i suoi guerrieri di terracotta ci mostra il distacco dell'arte contemporanea cinese da quella tradizionale avvenuto negli anni Novanta con la nascita del movimento del Realismo Cinico, di cui l'artista è tra i principali esponenti.
L’incursione cui si faceva cenno è in direzione dell’arte italiana, con quello che in molti considerano il precursore del concettualismo pittorico, il Giorgio de Chirico citazionista degli anni ’70. Completa l’esposizione una grande tela di Luca Pignatelli, ovvero il trait-d’union tra la pittura figurativa e l’utilizzo di materiali anomali legarti alla tradizione dell’Arte Povera.
Jerome Zodo Contemporary is proud to present a collection of Works from a Private Collection.
How do you create a private collection of contemporary art? Which criteria do you adopt to choose the works? Why do some museum artists manage to express themselves in dimensions that can also be suited to domestic spaces, thus more limited ones? Furthermore, do works by artists end up defining the portrait of the collector, who is surrounded by objects in his own image and likeness?
These are the spontaneous questions that arise whenever we look into the private space of a collection. In this case, the owner of the Gallery Jerome Zodo has called upon the complicity of a Milanese collector who has agreed to deprive himself, for several weeks, of some of the works of art that usually occupy their places on the walls of his home, thus allowing them to return to the place from where they left, the gallery.
The inferred path is on the one hand coherent and on the other surprising with unexpected sidetracks. The strong nucleus is represented by American art, first of all by the portrait of Joan Sonnabend painted in the 1970s by Andy Warhol and belonging to the Pop Art movement.
Central is the group of works produced in the 1980s, starting with a spray painting by street artist Kenny Scharf in 1983, moving on to a very large collage by Donald Baechler. From painting we then pass onto photography, with some shots witness to the performance of Heidi in 1992-1993 at the Galerie Krinzinger in Vienna by Mike Kelly and Paul McCarthy, or two of the hardest artists of the Californian area, and with a landscape by Anselm Kiefer, obtained through the manipulation of the photographic matrix with the use of painting and different materials.
An authentic rarity is the canvas by Japanese Yayoi Kusama, following the great personal exhibition at the Tate Modern last year in London, author in the 1960s-70s of a number of provocative performances in which polka dots were painted on the participants. Another author of happenings with a desecrating touch is cult provocateur Viennese Hermann Nitsch, represented in the collection by a bloody shirt created in 1998.
Closer to the present, we have to stress the work of Vik Muniz, a photographic print after an intervention with caramel, that represents the Ritratto di Piero Manzoni (Portrait of Piero Manzoni) involved in elaborating his famous boxes. On display there is also a recent work by Andrew Schoultz, one of the best known exponents of neo-psychedelics in Los Angeles, who has already been present with a personal exhibition in the Gallery.
The Asian artistic scene is represented by Chinese Yue Minjun who with his terracotta warriors shows us the gap between contemporary Chinese art and that of traditional art of the 1990s with the birth of the Cynical Realism movement, of which the artist is one of the leading exponents.
The previously hinted foray is in the direction of Italian art, with that which is considered by many to be the precursor of pictorial conceptualism, Giorgio de Chirico in his customary guise of the 1970s. Completing the Exhibition is a large canvas by Luca Pignatelli, or the trait-d’union between figurative art and the use of anomalous materials connected to the tradition of Arte Povera.