Omaggio ad Arturo Toffetti
In mostra le opere di importanti artisti contemporanei che sono entrate a far parte della Collezione Permanente del museo grazie al Fondo intitolato ad Arturo Toffetti.
Comunicato stampa
Dal 10 al 21 settembre 2014 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di
presentare al pubblico le opere di importanti artisti contemporanei che sono entrate a far parte della
Collezione Permanente del museo grazie al Fondo intitolato ad Arturo Toffetti.
La prima esposizione in onore del collezionista bergamasco risale al 2008, e da allora – grazie a questo
generoso contributo che permette da un lato la realizzazione della mostra e dall’altro di acquisire un’opera
dell’artista ospitato – numerose sono state le personali di artisti contemporanei accolte nelle sale della
GAMeC, alcuni dei quali presentavano la loro prima esposizione in un’istituzione italiana.
L’omaggio che la GAMeC rende ad Arturo Toffetti e alla sua famiglia intende restituire al pubblico
l’importante testimonianza di come la sezione d’arte contemporanea della Collezione Permanente del
museo, negli ultimi anni, si sia arricchita di opere di celebri artisti internazionali.
Queste le mostre realizzate grazie al Fondo Toffetti e le relative acquisizioni
Inter Pares – a cura di Alessandro Rabottini – è stata la prima della serie di mostre in onore di Arturo Toffetti,
ospitata alla GAMeC nella primavera del 2008. I tre ambienti che costituivano la personale di Kris Martin,
concepita appositamente per lo spazio espositivo del museo, rappresentavano altrettante tappe di un viaggio
interiore che tocca il bisogno umano di conoscenza e il senso di frustrazione che ad esso si accompagna, la
speranza e il mistero, la compassione e la percezione di un destino comune. Nella prima sala erano presenti
due sculture della serie Idiot: Idiot III (2006) e Idiot V (2007), opera che è entrata in seguito a far parte della
Collezione Permanente della Galleria e che riprende la figura dostojevskiana dell'idiota come metafora di
una condizione esistenziale estrema, cioè quella dell'artista e, più in generale, di una condizione della
conoscenza che riguarda tutta l'umanità, colta in un'eterna contraddizione tra illuminazione e fallimento.
La mostra Raptus, personale dell’artista Marcello Maloberti (2009) – a cura di Alessandro Rabottini –
accoglieva un'imponente installazione composta da oggetti, suoni, luci e immagini che hanno creato una
molteplicità di paesaggi – rurali, urbani e umani – incastrati l'uno dentro l'altro come scatole cinesi, e che si
sono espansi sino a dominare gli spazi GAMeC. Anche in questo caso, lo spazio pubblico è divenuto una forma
di ritratto psicologico, la dimensione interiore ha invaso il paesaggio, come se quest'ultimo fosse uno schermo
di proiezione soggettiva.
Gran parte dei lavori esposti ruotavano intorno al dispositivo del collage, inteso non solo come tecnica ma,
soprattutto, come una modalità operativa che sta alla base di tutto il lavoro di Marcello Maloberti.
Di questi, un trittico che porta lo stesso titolo della personale è entrato a far parte della Collezione
Permanente della GAMeC a conclusione della mostra. Anche in questo lavoro, le immagini e le forme
convivono e si sovrappongono con una forte vitalità, come se tutta la realtà fosse oggetto di un'azione di
prelievo e di accostamento all'insegna del disordine percettivo, della similitudine formale e del paradosso
linguistico.
Dello stesso anno è la personale Studio A: Monumental Detours / Insignificant Fixtures (2008 – ongoing),
dell’artista Tris Vonna-Michell e a cura di Alessandro Rabottini.
L’artista è un viaggiatore della memoria che attraversa il passato e il presente, proiettando la quotidianità
sulla storia e intrecciando le proprie esperienze personali con l'eco di avvenimenti all'apparenza estranei tra
loro. Le sue installazioni sono componimenti ricchi di mistero e suggestione, partiture architettoniche in cui
il suono, la luce e gli oggetti più comuni, provenienti da un passato più o meno recente e comunque rimosso,
diventano casse di risonanza di un'esperienza assolutamente individuale. In occasione della personale alla
GAMeC il materiale sonoro raccolto dall’artista è stato inciso su un disco 33 giri. Il vinile, stampato in edizione
limitata, con copie numerate e firmate dall'artista, sarà presente nella mostra-omaggio ad Arturo Toffetti e
accompagnerà il pubblico durante la visita.
Le rappel des oiseaux, personale dell’artista Latifa Echakhch – a cura di Alessandro Rabottini – è stata ospitata
alla GAMeC tra ottobre 2010 e gennaio 2011, realizzata in collaborazione con il FRAC Champagne-Ardenne di
Reims. A conclusione della mostra, una delle tre opere della serie Frame è entrata a far parte della Collezione
Permanente del museo: il lavoro è composto da un tappeto tradizionale di cui è stata rimossa la zona
interna, per conservarne solo i bordi. Come spesso accade nel lavoro di Latifa Echakhch, un oggetto comune
dal valore culturale molto forte – come in questo il tappeto di preghiera – viene in un certo senso svuotato
dall’interno e trasportato su un altro piano di significato, in cui valore iconico e astrazione si fondono l’uno
nell’altra.
Nella primavera 2011, due sono state le mostre in onore di Arturo Toffetti, entrambe a cura di Alessandro
Rabottini: Bounty nello spazio, la prima personale in un’istituzione pubblica di Matteo Rubbi, e give more
than you take, dell’artista tailandese Pratchaya Phinthong.
Matteo Rubbi ha concepito una mostra composta da più interventi che hanno coinvolto il contesto locale sia
dal punto umano e sociale che storico. Alcuni di essi erano del tutto inediti, mentre altri erano la
continuazione e lo sviluppo su scala maggiore di lavori già presentati. A conclusione della mostra, l’artista ha
donato al museo l’imponente Bounty – riproduzione in scala 1:1 di una parte dello scafo della celebre
fregata mercantile realizzata dai docenti di A.B.F. - Azienda Bergamasca Formazione di Bergamo e di Curno
e dagli stessi visitatori della mostra durante una serie di workshop di falegnameria.
In occasione della mostra-omaggio ad Arturo Toffetti viene presentata un’opera che rientra nel progetto
itinerante Bounty: Carte du ciel, una speciale mappa del cielo notturno realizzata dall’artista durante una
serie di workshop nella città di Nizza. L'installazione presentata è un'anteprima speciale della mostra "La
Bounty à Nice" che aprirà a Nizza il prossimo 20 settembre.
La personale di Pratchaya Phinthong, realizzata in collaborazione con il CAC - Centre d'art contemporain di
Brétigny, si compose di due momenti, il primo dei quali si è tenuto - tra dicembre 2010 e febbraio 2011 - nelle
sale del Centro d’arte contemporanea alle porte di Parigi.
A completare la mostra a Bergamo, una serie di opere che, pur non presenti nell’originaria sede di Brétigny,
contestualizzavano questo progetto all’interno di un più ampio corpus di lavori. Tra questi, Birds find refuge
in Panmunjom, parte della Collezione Permanente del museo: Panmunjom è un villaggio sulla linea di confine
de facto tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Fu in questo villaggio che, nel 1953, venne firmato l’armistizio
che pose fine alla Guerra di Corea e che sancì il ritorno alla situazione iniziale e, di conseguenza, la divisione
tra i due Stati. Il villaggio, dopo essere stato spopolato, oggi non esiste più e, al suo posto, si trova una zona
cuscinetto abitata solo dalla natura selvaggia. Pratchaya Phinthong ha commissionato a un pittore
professionista due quadri tra loro perfettamente identici, e che rappresentano tre volatili in un nido. Le
opere sono tra loro autonome ma possono essere allestite come dittico, creando una dialettica di
separazione e conciliazione.
Realizzata in collaborazione con il Museum für Gegenwartskunst di Basilea e a cura di Alessandro Rabottini,
On Transfiguration – ospitata alla GAMeC nell’autunno 2011 – è stata la prima mostra mai dedicata da
un’istituzione italiana al lavoro di Tim Rollins & K.O.S. (Kids of Survival). Al centro del percorso espositivo vi
erano opere recenti ispirate ai colloqui filosofici latini di Giordano Bruno che trattano il tema delle infinite
possibilità della materia, oltre a una selezione di lavori di differenti periodi nati dalle riflessioni su testi quali
Pinocchio di Collodi, Sogno di una notte di mezza estate e Macbeth di William Shakespeare e Amerika di Franz
Kafka.
Ai lavori ispirati agli scritti di Giordano Bruno si è aggiunta De Maximo et Immen (After Giordano Bruno.
Bergamo, 2011), una nuova serie di opere su carta realizzate a Bergamo durante un workshop che l’artista
statunitense ha condotto nel settembre 2011 con alcuni studenti del Liceo Scientifico delle Scienze
Applicate ‘G. Natta’, a sottolineare come tutto il suo lavoro nasca sulla base dei principi dell’educazione e
della collaborazione. Dal 2012 l’opera fa parte della Collezione Permanente della Galleria.
Nel 2013 le personali in onore di Arturo Toffetti sono state quelle di Giuseppe Gabellone e di David Maljković,
entrambe a cura di Alessandro Rabottini.
La ricerca artistica di Giuseppe Gabellone si concentra sulla relazione tra scultura e fotografia, tra
bidimensionalità e tridimensionalità, tra l’immagine e la sua fisicità conducendo il medium fotografico e il
concetto di scultura su nuovi piani di linguaggio. Un procedimento tipico del suo lavoro consiste nel concepire
e realizzare strutture, sculture e oggetti che però esistono soltanto in quanto immagini fotografiche.
Questa caratteristica del lavoro di Gabellone mette in questione la fotografia come forma di registrazione
della realtà a favore di un’idea della fotografia come forma di invenzione della realtà stessa. Ed è questo uno
dei motivi per cui, nelle sue immagini, coesistono elementi prosaici e realistici – come scenari industriali e
urbani – con forme e atmosfere che evocano un immaginario metafisico e surreale. Come nel caso di
Untitled, l’opera donata dall’artista per la Collezione Permanente della GAMeC, che è parte di una serie di
fotografie realizzata a Parigi e nei suoi dintorni tra il 2007 e il 2008 e che mostra una scultura antropomorfa,
corrosa dalla ruggine, sostenuta da un’imponente base metallica.
Sources in the Air, ospitata nell’autunno 2013, accoglieva un’ampia selezione di opere realizzate da David
Maljković nel corso dell’ultimo decennio. L’opera Display for GAMeC – originariamente realizzata in
occasione della mostra come omaggio alla galleria e alla personalità di Massimo Minini, gallerista che
rappresenta il lavoro dell’artista in Italia – presenta, all’interno di una struttura progettata dall’artista, una
selezione di materiali d’archivio della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, con l’intento
di illustrarne l’attività a partire dal 1991, anno della sua fondazione. L’opera, che fa parte della collezione di
Massimo Minini, è ora concessa in comodato alla GAMeC ed è stata trasformata – secondo il progetto
dell’artista – in un Display per il museo, attraverso una diversa selezione che illustra la storia dell’istituzione.
In questo modo l’opera si è trasformata per attivare una nuova riflessione sul passato e la memoria del museo
e sulla relazione con le opere che ne hanno attraversato gli spazi.
Infine, le più recenti personali in onore del collezionista bergamasco sono state At the end of the line, di
Andrea Mastrovito, e Ritratti – Bic Data Blue di Giuseppe Stampone.
At the end of the line, a cura di Sara Fumagalli e Stefano Raimondi, presentava un insieme di lavori inediti
realizzati da Andrea Mastrovito per lo Spazio Zero del museo: una sintesi di elementi espressivi della ricerca
condotta dall'artista negli ultimi anni, in particolare la rilettura personale e intima di temi e questioni relative
alla storia, al mito, alla società, alla relazione con lo spazio e con l’identità dei luoghi espositivi.
Una sottile linea rossa univa il disegno all'animazione, alla musica, alla pittura, alla scultura e di nuovo al
disegno, tecnica alla base di tutte le opere in mostra.
Per la Collezione Permanente del museo, Andrea Mastrovito ha donato 145 m, un’opera del 2011 esposta
nella grande mostra realizzata in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia Il Belpaese dell’Arte. Etiche ed
Estetiche della Nazione. Il lungo frottage, appositamente concepito per la mostra, svela i natali bergamaschi
dell’artista e la sua grande passione per la squadra di calcio della sua città, l’Atalanta, spesso citata nelle sue
opere. Per realizzare l’opera, Mastrovito ha avvolto la recinzione dello stadio cittadino con un rotolo di carta
lungo 145 m e alto 1,5 m. Attraverso lo sfregamento della matita sulla carta, la superficie della recinzione
ha dato vita ad un disegno dalla trama geometrica ripetuto per tutta la lunghezza del rotolo: una metafora
dell’asetticità che ha interessato lo stadio una volta isolato dalla città a causa della recinzione, installata
per ragioni di sicurezza.
La mostra Ritratti – Bic Data Blue, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, presentava un corpus di cento ritratti
inediti, realizzati con la penna Bic, che raffiguravano i più importanti e influenti artisti della contemporaneità
(da Ai Weiwei a William Kentridge; da Marina Abramović a Shirin Neshat; da Jannis Kounellis a Maurizio
Cattelan, a Enzo Cucchi) e che rivelavano, al contempo, la volontà dell’artista di lavorare come “pittore di
corte”, identificando con questa definizione il più ampio e complesso sistema dell’arte. Stampone ha messo
così in atto una sorta di ‘archiviazione del sapere’, proponendo al pubblico una reinterpretazione di stampo
enciclopedico che muove una riflessione sul significato dell’essere artista.
L’opera che entra a far parte della Collezione Permanente del museo è un lavoro inedito di Stampone
realizzato con la penna Bic, tecnica che accomuna diversi lavori della sua ricerca artistica.