Officina Malanotte

La tenuta Bonotto Delle Tezze presenta la mostra conclusiva di Officina Malanotte.
Comunicato stampa
La tenuta Bonotto Delle Tezze presenta la mostra conclusiva di Officina Malanotte che raccoglie i frutti della ricerca condotta da Romina Bassu, Andrea Kvas, Matteo Negri e Pierluigi Scandiuzzi nel corso della residenza ospitata negli spazi dell’azienda vinicola. La mostra finale sarà visibile dal 31 maggio al 29 giugno, con anteprima per la stampa venerdì 30 maggio alle ore 11.30 e vernissage alle ore 18.30. Il progetto è curato da Daniele Capra con la direzione artistica di Nico Covre.
Officina Malanotte è un laboratorio nato per coniugare il territorio e la cultura del vino con le capacità di sperimentazione del linguaggio artistico contemporaneo. Il progetto — voluto da Antonio Bonotto e realizzato con il supporto di tutta la famiglia — è parte integrante delle attività della tenuta, che propone durante tutto l’anno attività culturali come concerti, presentazioni di libri, mercatini di design e spettacoli teatrali. Officina Malanotte rappresenta così una forma di restituzione al luogo in cui l’azienda ha avuto la possibilità di svilupparsi.
La pratica artistica di Romina Bassu (Roma, 1982) è rivolta a svelare le modalità di rappresentazione femminile e gli stereotipi di genere impiegati nella vita di tutti i giorni, nella comunicazione e nell’arte. Nei suoi dipinti le donne sono rappresentate in modo essenziale e con pose teatrali su sfondi neutri, in cui corpo e abbigliamento denunciano sottilmente la standardizzazione del comportamento, interiorizzata dalle donne, e l’assoggettamento allo sguardo maschile. Con un taglio femminista e critico, l’artista sceglie così di comprimere il soggetto fino a renderlo algido, svuotandolo della propria essenza personale. Bassu ha esposto all’Antiquarium Santuario di Ercole Vincitore, Tivoli; Triennale, Milano; Galleria Civica, Trento; AlbumArte, Roma; Palazzo Reale, Milano; Frank Sinatra’s Estate, Los Angeles; Smac Gallery, Cape Town; Studio SALES, Roma.
La produzione di Andrea Kvas (Trieste, 1986) è basata sulla pratica anarchica della pittura grazie a cui l’artista esplora le più differenti modalità processuali, relazionali e spaziali. Il suo lavoro è multidirezionale e mirato a liberare il dipingere dai limiti bidimensionali e dalle costrizioni temporali, imposte dalla tradizione e dagli aspetti materiali dei supporti. Per l’artista la pittura è un gioco intellettuale di spiazzamenti e metamorfosi, in cui la superficie — in maniera indifferente liscia o aggrumata di colore — è insieme l’epidermide che svela l’esito del processo e l’espediente che nasconde l’imprevedibile. Kvas ha esposto presso la Triennale, Milano; Villa Medici, Roma; MAMbo, Bologna; Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, Milano; Building Gallery, Milano; Thomas Brambilla, Bergamo.