Off Gallery Project

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DELLA CULTURA
via P. Cafaro 2 , Galatina, Italia
Date
Dal al
Vernissage
18/07/2013

ore 20

Contatti
Email: contatti@calliopecomunicarecultura.net
Artisti
Fabrizio Fontana, Sandro Marasco
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Due mostre personali di due artisti estremamente interessanti che operano sul territorio e in contesti internazionali da diverso tempo: Sandro Marasco e Fabrizio Fontana.

Comunicato stampa

“Ogni giorno sparo le mie cazzate”.
“Sono fuori per lavoro per lavoro sono fuori”
Sono solo due dei titoli dell’ingente mole di opere che Fabrizio Fontana ha realizzato per questa nuova e ricca collezione in cui esplora in chiave inedita i propri temi caldi: gioco, doppio gioco, giochi di parole. Art and Ars Gallery organizza, giovedì 18 luglio alle ore 20 al P.Art Palazzo della Cultura di Galatina Lecce in via P. Cafaro 2, la personale di Fabrizio Fontana "Un analgesico per l’emicrania, una coppia di dadi e le mie pantofole blu sono tutto ciò di cui adesso ho bisogno" e la personale di Sandro Marasco “Sandro Marasco-Pietro Cavoti" con la partecipazione di Ippolito Chiarello. Entrambe le mostre sono a cura del giovane critico d’arte Lorenzo Madaro. Le mostre si svolgeranno la prima nelle sale del laboratorio urbano P.Art, la seconda all'interno del Museo Pietro Cavoti. E mentre Fontana ritorna alla pittura, restando ironico e non sapendo far a meno di esplorare la realtà con tono beffardo, l’artista Sandro Marasco si confronta, invece, con la complessa personalità dello uomo/studioso Pietro Cavoti e lo fa nel pieno rispetto della propria cifra stilista: coinvolgendo altri artisti Marasco ha dato vita ad un intervento site specific che, utilizzando diversi linguaggi, riflette sui luoghi come sulle relazioni degli individui con essi.
Le mostre saranno visitabili fino al 30 luglio dalle 18 alle 21
Per info 329 6872838 – 338 6338627 [email protected]
BIO ARTISTI
SANDRO MARASCO
Marasco Sandro nasce a Presicce (lecce) nel 1973. Dopo aver frequentato l'istituto statale d'arte, si diploma all'Accademia di belle arti di Urbino nel 2001. Vive e lavora a Galatina. Marasco ha iniziato con la pittura, tralasciandola via via per poi riprenderla, ma il suo interesse si concentra principalmente sull'arte relazionale e pubblica, un'arte che anela alla partecipazione attiva del pubblico nel processo di costruzione (o disfacimento) dell'opera. www.sandromarasco.it
FABRIZIO FONTANA
Artista ironico e dissacrante.
ENGLISH VERSION
“Everyday I say bullshit”
“I'm off to work because of work I'm off”
These are just two of the titles of Fabrizio Fontana’s body of artwork that he has created for this new and rich collection where he explores in a new way his hot topics: game, double play, puns. Thursday, July 18th at 20 at P.Art - Palace of Culture in Galatina - Lecce Via P. Cafaro 2 - Art and Ars Gallery opens two exhibitions curated by the young art critic Lorenzo Madaro: Fabrizio Fontana’s "A pain reliever for migraine, a pair of dice and my blue slippers that’s all I need" and Sandro Marasco’s "Sandro Marasco-Pietro Cavoti" with the participation of Ippolito Chiarello. The first exhibition will be held in the rooms of urban laboratory P.Art, the second one in the Museum Pietro Cavoti. And while Fontana returned to painting, remaining ironic and still exploring reality in a mocking tone, the artist Sandro Marasco is working on the complex personality of the man/scholar Pietro Cavoti and is doing it in full compliance with his distinguishing touch: involving other artists Marasco has created a site-specific work that, using different languages, reflects on places such as on the relations of individuals with them.
The exhibitions will be open to visitors until July 30 from 18 to 21
More info 329 6872838 - 338 6338627 artgallery.rigliaco @ virgilio.it

LORENZO MADARO SU FABRIZIO FONTANA
Ha recuperato un approccio prettamente pittorico Fabrizio Fontana per queste sue opere recenti. L’ha fatto tenendo conto di diversi e articolati piani della narrazione, che sono anzitutto dei dialoghi a più voci con se stesso, perché chiariscono propensioni, desideri, sogni delle sue varie età, mixate tra loro senza soluzione di continuità. Anche – ma questo è un leitmotiv nel suo percorso visuale – con una inclinazione profondamente ironica, che guarda alla citazione come territorio da esplorare con agilità, come un cammino da prefigurare con stato d’animo goliardico. Musica, scrittura, ritualità del quotidiano, oggetti-feticcio: tutto va recuperato dalla mente, dalle azioni, anche quelle della monotonia del reale, per farle diventare icona, immagine destinata alla prima persona singolare, come una sorta di diario. Ma naturalmente anche il pubblico è invitato a partecipare, a godere della bidimensionalità apparente del quadro, per sorridere, riflettere, storcere magari il naso, condividere una memoria, ispirare un flashback. Tra serio e faceto, come in Devo fare luce su un paio di cose… a proposito di luce devo ancora pagare la bolletta, un dipinto di piccolo formato in cui la poetica propensione verso un universo “altro” – esemplificata da una scala che s’inerpica nell’infinito – è considerata nel suo valore beffardo, che mira a strappare un sorriso scanzonato allo spettatore, a ridicolizzare le smanie pseudo-spiritualistiche della vita di ognuno di noi. Chi non conosce l’itinerario artistico di Fontana potrebbe leggere questi dipinti – una lunga serie, probabilmente ancora in progress – presentati in mostra a Galatina come testimonianze per certi versi accattivanti, accondiscendenti. Si portano invece dietro una lunga riflessione attorno ai temi caldi del gioco, del doppio gioco, dei giochi di parole, dell’uso della parola scritta e parlata per denominare un’opera, sia essa un quadro o un’installazione, com’è stato con il suo Giganteschio. C’è poi un’attenzione verso lo slancio edonista della pittura, come ad esempio in Due rette si incontrano all’infinito e una volta lì non hanno più un cazzo da dirsi, in cui due tele verticali sovrapposte sono anche un pretesto per adoperare grandi campiture di colore, distese sul supporto con una noncuranza voluta. La superficie è così il luogo del dialogo tra due fasce di cromìe in cui si muovono altrettante sagome umanoidi – una femminile, l’altra maschile – che intraprendono la stessa direzione, in parallelo, appunto. Appartengono a una grande famiglia – stando alle loro sembianze – che si ritrovano in altri dipinti della produzione recente, come in Sono fuori per lavoro per lavoro sono fuori, How many roads must a man walk down before you call him a man e Di buon braccio di buon viso di cattivo jioko. Potrebbero ricordare – ma non è detto che siano queste i riferimenti primari – le sagome bianco-nero dipinte da un protagonista delle vicende dell’arte italiana degli anni Sessanta, Renato Mambor; d’altronde Fontana non è nuovo al confronto con le iconografie dell’arte di diverse epoche, giacchè in passato ha spesso guardato a Andy Warhol o a un’icona celebre come la Gioconda, che ritorna anche in questo nuovo ciclo. Ma naturalmente Fontana la decontestualizza dal paesaggio leonardesco per farle vivere una dimensione altra, biffando perfino i tratti del suo volto con un segno veloce, mentre la protagonista assoluta dell’opera – che non a caso ha battezzato Jiokonda – è una donna della contemporaneità, che muove il suo corpo con orgoglio in una dimensione estatica, rigorosamente attorniata dalle reliquie del suo immaginario: le buste dello shopping. Va però chiarito che in questo nuovo ciclo presentato a Galatina non vi è un filo conduttore preciso, al suo interno si potrebbero riconoscere dei sottocicli, anche rispetto all’uso e all’abuso del colore e del segno. Ci sono i dipinti contrassegnati dai rossi accesi e quelli dai toni più cupi. Li unisce – oltre a una riflessione di fondo sul comportamento umano, le abitudini, i vizi e i luoghi comuni dell’essere – una demarcazione fisica, un confine evanescente dovuto alla patina resinosa che ricopre le superfici di tutte le opere. Le preserva dall’usura dello sguardo, rafforza alcuni aspetti prettamente pittorici, e nonostante i temi e gli accenti contemporanei dona all’insieme una patina atemporale e vitale. (Lorenzo Madaro).
LORENZO MADARO SU SANDRO MARASCO
Caro Pietro, questa mostra è un’incursione pacifica nel museo che la città di Galatina ha dedicato da ormai molti decenni alla straordinaria figura di intellettuale complesso che hai ricoperto. Sandro Marasco, l’artista che ha guidato l’incursione di cui sopra, predilige riflettere sui luoghi, i comportamenti umani e le relazioni tra individui nei confronti di una specifica realtà fisica e mentale, optando spesso per un uso disinvolto di diversi linguaggi: dalla pittura all’installazione, al disegno, all’environment. In questo caso si è confrontato con una personalità complessa dello studioso Cavoti e dell’uomo Pietro, ma senza pretese di scientificità filologica. Non è questo il suo compito. Ritratti, talvolta quasi misconosciuti, gruppi di amici che posano per una foto ricordo che passerà alla storia di ognuno di loro, voci, oggetti, fors’anche stati d’animo, certamente immaginati, ma in qualche modo veritieri. Anche perché in quest’occasione Sandro ha letto le missive del tuo epistolario, ha avuto modo di confrontarsi con le personalità affini al tuo “mondo”, in particolare Cosimo De Giorgi. Ha poi coinvolto altri artisti – sono certo che lo apprezzerai moltissimo – per completare e rendere ancora più corale e condivisa quest’opera, che nel mondo dell’arte di oggi in molti definirebbero site-specific. C’è addirittura chi ha dato voce ai tuoi pensieri, alle tue riflessioni, alle tue idee attraverso la parola e il suono. Ci auguriamo di non disturbare troppo. Concedici pertanto un’illusione: che quest’opera riesca ad innescare ulteriori – e perché no, magari inedite – visioni su una personalità sorprendente, su uno studioso che merita sempre una grande considerazione. Ti ringrazio per l’ospitalità e l’attenzione, anche a nome di Sandro.

Ceglie Messapica 7 luglio 2013
Tuo devotissimo

Lorenzo Madaro