Nicholas Feldmeyer

Informazioni Evento

Luogo
MC2 GALLERY
Via G.Lulli 5 20131 , Milano, Italia
Date
Dal al

da Mart a Ven 15.00 - 20.00

Vernissage
06/05/2014

ore 18,30

Artisti
Nicholas Feldmeyer
Generi
fotografia, personale
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Nicholas Feldmeyer, giovane artista londinese classe ’80, vincitore del recente Saatchi Prize, utilizza l’architettura esistente per creare nuovi spazi attraverso l’integrazione di materiali contrastanti e giocando con la semplicità delle cose e della percezione del reale e del quotidiano.

Comunicato stampa

Nicholas Feldmeyer, giovane artista londinese classe '80, vincitore del recente Saatchi Prize, utilizza l'architettura esistente per creare nuovi spazi attraverso l'integrazione di materiali contrastanti e giocando con la semplicità delle cose e della percezione del reale e del quotidiano.
Nel suo ultimo lavoro, "Untitled", ha circondato le colonne di un portico con delle strisce di tessuto dell'edificio centrale presso l'Università (UCL) di Londra.
Le strisce di materiale traslucido, leggero, avvolgono il portico dalla struttura massiccia, avvolgendo lo spazio aperto, offrendo un gioco di pesi e
luci e ombre dall'interno.

Spesso espresso in gesti apparentemente semplici, il lavoro di Nicolas Feldmeyer apre una prospettiva contemplativa sul mondo.
Diversi i materiali di cui si serve per raccontarci la sua percezione del mondo:
dal collage su cartoline d'epoca, di opere d'arte pubbliche monumentali, alle stampe digitali, a brevi video.I suoi lavori sembrano invitare lo spettatore a una ricerca di qualcosa di chiaro ed essenziale, al di là delle distrazioni accidentali del quotidiano. Paesaggi, geometrie e materiali di uso quotidiano sono caratteristiche del lavoro di Feldmeyer. Traendo ispirazione da fonti diverse, come l'architettura monolitica arcaica, il sublime romantico o insegnamenti taoisti, la sua opera articola una ricerca per ciò che sta al di là e prima delle parole, ipotizzando una connessione naturale tra entità apparentemente distinte ma connesse da una stessa sensibilità, sua in primis, nostra poi. Senza voler indicare un codice che ne traduca il senso, ma lasciando che lo spettatore interpreti la stessa realtà che, come lui, tutti noi abbiamo davanti agli occhi e spesso trascuriamo nella sua
semplice potente bellezza.