Nebojša Despotoviċ – Another Race of Vibrations

Informazioni Evento

Luogo
CAR GALLERY
Via Azzo Gardino 14a , Bologna , Italia
Date
Dal al

da martedì a sabato:
10.30-13 / 15-19.30

Vernissage
21/01/2023

ore 16

Artisti
Nebojša Despotović
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

Another Race of Vibrations la prima personale in galleria dell’artista serbo Nebojša Despotović (Belgrado, 1982) che presenta per l’occasione una selezione di opere appartenenti al gruppo La famosa serie di Fioi prodotto nel 2022.

Comunicato stampa

CAR Gallery è lieta di annunciare Another Race of Vibrations la prima personale in galleria dell’artista serbo Nebojša Despotović (Belgrado, 1982) che presenta per l’occasione una selezione di opere appartenenti al gruppo La famosa serie di Fioi prodotto nel 2022. Si tratta di opere realizzate e ispirate ad amici, colleghi e artisti appartenenti alla cerchia privata dell'artista dove è evidente l'approfondimento psicologico dei soggetti ritratti.
La selezione di opere presentate in galleria – rispetto alle precedenti che erano caratterizzate da una forte narrazione introspettiva – parte da scenari veri, scene vissute e gente reale, segnando una svolta importante nella ricerca dell'artista e delineando una cesura stilistica con la produzione precedente.

«Dipingere è anche una pratica, – scrive Andrea Busto – è una ginnastica e un esercizio fisico, che si compie di fronte al vuoto della tela vergine su cui affiorano, a poco a poco, le immagini create dal colore e dalla composizione.Nebojša Despotović appartiene a una generazione di artisti che, senza problemi, accomuna e assomma i grandi capolavori della storia dell’arte ad anonime immagini di Instagram. La tecnica della citazione non è presente nel suo lavoro, quella dell’appropriazione sì.

Nel suo operare è intrinseca l’idea di impossessarsi di altre immagini che provengono da mondi e sistemi estremamente differenti. Innanzitutto è un artista informato.

Tutta la possibile storia dell’arte appare nella sua opera in forma stratificata anche se non evidente, per intenderci non è un citazionista, è un continuatore della “tradizione” in cui si collocano Picasso, Goya, Velázquez, Picabia, Munch, Tintoretto, Chagall, Bacon, Morandi, El Greco, Tuymans e tutti quegli artisti che, al di là della forma, lavorano anche sulla superficie pittorica in modo gestuale e materico. Una pennellata che diventa forma in un labbro o in una foglia, percepibile come un segno, non solo come immagine, ma anche come gesto, è alla base della comprensione del suo lavoro.

Le opere di Despotović sono inesorabilmente avulse da un contesto riconoscibile e, anche se tutte ci appaiono come estranee alla nostra vita, molte parlano di esperienze che riconosciamo, risultando come riflesse in uno specchio annebbiato ma famigliare.
Egli si immerge mentalmente nel racconto dipinto sulla tela, per poi estraniarsene e, facendo un passo indietro, per riassumere la veste del creatore e quindi regista della scena. Il teatro, la pittura, la persona, i personaggi, il regista e gli attori, i ruoli e la vita, veri o falsi che siano vivono in un balletto mentale e reale che si esprime oltre la tela/sipario/fondale, oltre lo studio dell'artista, ma anche tutto dentro la sua mente».

Estratto dal catalogo della mostra
Nebojša Despotović - The Golden Harp
a cura di Andrea Busto, MEF - Museo Ettore Fico, Torino 2020