Natura morta del XVII e XVIII secolo
La Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, in collaborazione con l’Accademia Carrara di Bergamo, è orgogliosa di promuovere quest’importante mostra d’arte antica dedicata all’affascinante soggetto della natura morta che vide nella celeberrima Canestra della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, eseguita dal Caravaggio verso il 1596-1597, la sua prima espressione autonoma nel panorama della pittura italiana.
Comunicato stampa
La Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, in collaborazione con l’Accademia Carrara di Bergamo, è orgogliosa di promuovere quest’importante mostra d’arte antica dedicata all’affascinante soggetto della natura morta che vide nella celeberrima Canestra della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, eseguita dal Caravaggio verso il 1596-1597, la sua prima espressione autonoma nel panorama della pittura italiana.
L’occasione irripetibile è quella di mostrare al pubblico riuniti per la prima volta i più significativi dipinti che costituiscono il corpus di still life di proprietà del Museo bergamasco – la maggior parte dei quali non visibili perché custoditi nei depositi – nonché di presentare le importanti scoperte emerse dopo l’accurato studio critico-filologico condotto dallo storico dell’arte Davide Dotti, che ha portato alla luce l’elegante Bouquet di fiori entro vaso istoriato bluette di Francesco Mantovano (Fig. 1) – maestro di origini lombarde attivo a Roma verso la metà del Seicento sulla scia del grande Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori –, la Natura morta all’aperto con galli, anatra, oca e piccioni già ritenuta di scuola emiliana della fine del XVII secolo, ma in realtà eseguita intorno al 1680-1690 dal milanese Angelo Maria Rossi e il raffinatissimo Mazzo di Rose entro boccia di vetro del bolognese Adeodato Zuccati (Fig. 2), opera tardo seicentesca così moderna nella sua concezione estetica da anticipare, per taluni aspetti, la sensibilità artistica del romanticismo.
Accanto alle nuove scoperte saranno esposti i capolavori “storici” delle collezioni dell’Accademia Carrara, quali le sublimi e poetiche Composizioni con strumenti musicali di Evaristo Baschenis (Figg. 3-4) – inventore nel quinto decennio del ‘600 di questa singolare iconografia – e dell’allievo Bartolomeo Bettera (Figg. 5-6) che declinò in chiave barocca la lezione del grande maestro bergamasco, nonché una delle più importanti coppie di tele oggi conosciute del misterioso “Maestro SB” (Figg. 7-8), artista di probabili origini napoletane specialista nel ritrarre con intenso naturalismo di ascendenza caravaggesca le prelibatezze culinarie partenopee.
Tra le opere degli artisti emiliani presenti in mostra, oltre alle rose dello Zuccati, spiccano due lavori di gran qualità del piacentino Felice Boselli: i Due polli spennati appesi ad un muro (Fig. 9), caratterizzati dal pungente realismo dell’indagine pittorica che si sofferma a descrivere i calami dei pennuti e le zampe artigliate irrigidite dalla morte e la Macelleria (Fig. 10), capolavoro della maturità del maestro che colpisce per il modernissimo e violento impasto cromatico che connota la resa “proto-espressionista” della mezzena del maiale, le cui grasse carni il Boselli ha lavorato direttamente sulla tela nella ricca e densa materia pittorica.
Eccellenti dipinti del raro pittore animalier bresciano Giorgio Duranti, dei fiamminghi Jan Brueghel dei Velluti e Jan Van Kessel il Vecchio, di Angelo Maria Crivelli detto il Crivellone, di Giovanni Agostino Cassana e di Francesco Codino (Fig. 11) completano l’esposizione, occasione per emozionarsi di fronte ad una significativa collezione di still life eseguite da artisti dotati di esimie capacità tecniche ed espressive che, avvalendosi di estro creativo e raffinata sensibilità estetica, seppero conferire alla natura quello splendore e quella vitalità che ancora oggi meravigliano e seducono lo spettatore.
L’Accademia Carrara è istituzione con più di 200 anni di storia, fondata dal conte Giacomo Carrara nel 1796 e arricchitasi nel corso del tempo delle collezioni donate da conoscitori di altissimo profilo come Guglielmo Lochgis, Giovanni Morelle e in tempi più recenti Federico Zeri. La pinacoteca dispone di una raccolta di 2000 dipinti, più di 200 sculture, miniature, 3000 disegni e 10.000 incisioni. Tra le opere di pittura conserva capolavori assoluti del Rinascimento Italiano di Pisanello, Foppa, Jacopo e Giovanni Bellini, Andrea Mantegna, Raffaello Sanzio, Lorenzo Lotto. Per il visitatore unica è anche la possibilità di instaurare un confronto diretto tra la raccolta di nature morte dell’Accademia e quella del maestro Francesco Molinari Pradelli, esposta in contemporanea al piano nobile di Palazzo Fava come prima sezione della mostra Quadri di un’esposizione. Pittura barocca nella collezione del maestro Francesco Molinari Pradelli. Costituite entrambe grazie al raffinato gusto estetico di colti e fini collezionisti, le due raccolte si contraddistinguono per l’estrema qualità e la varietà iconografica dei dipinti, espressione dei massimi rappresentanti delle varie scuole pittoriche italiane, dalla lombarda alla veneta, dalla romana alla napoletana.
Ed è proprio raffrontando i due nuclei che emergono delle sorprendenti affinità: ad esempio, la Zuffa tra galli di Giovanni Agostino Cassana della Carrara è una replica con varianti della tela Molinari Pradelli, nella quale in basso a destra si nota il medesimo porcellino d’india toccato con pennellate rapide e filamentose, vero motivo-firma dell’artista; i Due tacchini spennati entro secchio del piacentino Bartolomeo Arbotori della collezione Molinari Pradelli rappresentano il precedente iconografico diretto dei Due polli spennati appesi ad un muro del Museo bergamasco eseguiti, a distanza di qualche decennio, dal conterraneo Felice Boselli; l’elegante Bouquet di fiori entro vaso istoriato bluette di Francesco Mantovano della Carrara denuncia un chiaro debito nei confronti dei lavori del grande Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori, di cui la raccolta Molinari Pradelli conserva uno splendido esemplare; le due Composizioni di frutta di Luca Forte della collezione del celebre direttore d’orchestra e la tela raffigurante Limoni, cipolle, zucca e cesta di frutta del misterioso “Maestro SB” della Carrara, certificano in modo lampante il rapporto a livello stilistico e formale che vi fu tra i due artisti nella Napoli di metà ‘600.