NASA – A Human Adventure
Arriva per la prima volta in Italia, a Milano nello Spazio Ventura XV (via Privata Giovanni Ventura 15), NASA – A Human Adventure, la mostra sullo spazio prodotta da John Nurminen Events in collaborazione con AVATAR – che ha già affascinato nel suo tour mondiale iniziato nel 2011 milioni di visitatori perché concepita per adulti e bambini.
Comunicato stampa
Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 circa 900 milioni di persone s’incollarono alla tv per vedere un essere umano calpestare il suolo lunare per la prima volta. Oltre 20 milioni di quei telespettatori erano italiani. Ma molti altri hanno comunque riascoltato le parole (e rivisto le immagini) di Gianni Bisiach che seguì lo sbarco dietro le quinte della prima maratona televisiva della Rai (28 ore di diretta), condotta da Tito Stagno con i commenti di Andrea Barbato e, dal entro spaziale della NASA di Houston di Ruggero Orlando.
La passeggiata di Neil Armstrong e “Buzz” Aldrin segnò una tregua ai rancori e ai disordini di quegli anni. Giornalisti e osservatori internazionali profetizzarono che l’allunaggio statunitense avrebbe sancito l’inizio di una collaborazione fra Usa e Urss e, forse, la fine della Guerra fredda.
L’emozione di chi assistette a quell’evento prevalse per qualche giorno su ogni cosa: dal giorno del decollo dell’Apollo 11 fu davvero come se tutto, anche in Italia, ruotasse intorno alla Luna. Nelle scuole e nei bar non si parlava d’altro. I negozi, con le vetrine rigorosamente a tema, ottennero il permesso di tenere accesa la tv anche durante l’orario di apertura e al carcere di Roma il ministero concesse 600 apparecchi in prestito. In quella notte non ci furono furti né rapine: aMilano il centralino della polizia squillò solo 2 volte e a Bologna e Roma il copione non fu diverso.
Lo sbarco sulla Luna ci rende ancora capaci di sognare mondi migliori, universi senza fine, dove buchi neri e remote galassie rendono tutto possibile, meraviglioso, visionario perché da sempre lo spazio e il cosmo, con i suoi misteri e le sue scoperte, affascina chiunque di noi, scienziati e uomini comuni, laici e religiosi, sognatori e scettici.
Le imprese degli astronauti, ne è la riprova l’ultimo viaggio spaziale di Samantha Cristoforetti, han fatto desiderare ai “bimbi” di tutte le età di diventare astronauti.
E se per la maggior parte di noi, non è stato così, ora avremo comunque la possibilità di vedere quel mondo da vicino, di entrarne a far parte anche se per poche ore.
Dal 27 settembre arriva per la prima volta in Italia, a Milano nello Spazio Ventura XV (via Privata Giovanni Ventura 15), NASA - A Human Adventure, la mostra sullo spazio prodotta da John Nurminen Events in collaborazione con AVATAR - che ha già affascinato nel suo tour mondiale iniziato nel 2011 milioni di visitatori perché concepita per adulti e bambini.
La mostra è un viaggio di conquiste e di scoperte che si estende per 1500 metri quadri, tra razzi, Space Shuttle, Lunar Rover, Simulatore di centrifuga spaziale, in un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dal primo lancio nello spazio ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali provenienti dai programmi spaziali NASA, la maggior parte di essi in prestito dal Cosmosphere International Science Education Center e dallo Space Museum e dal U.S. Space & Rocket Center, molti dei quali sono stati nello spazio.
L’esposizione racconta la fantastica storia della National Aeronautics and Space Administration, per tutti la NASA, e le sue incredibili conquiste ottenute nei voli e nelle esplorazioni spaziali.
I visitatori potranno ammirare le splendide astronavi costruite dalla NASA e scoprire le storie delle persone che vi sono state a bordo o che le hanno progettate e costruite come per esempio un enorme modello in scala del gigantesco razzo lunare Saturn V o la replica fedele della pioneristica navicella Mercury con la quale venivano condotte le prime missioni spaziali, e la navicella Gemini, costruita per missioni di lunga durata e ancora un modulo dell’Apollo che portò il primo essere umano sulla Luna e il Rover Lunare che servì agli astronauti per esplorarla. Non poteva mancare l’ormai iconico Space Shuttle, prima navicella riutilizzabile, con una sezione che consentirà ai visitatori di vedere il ponte di volo e il ponte di mezzo dove invece mangiano, dormono e lavorano sugli esperimenti.
Ma i visitatori potranno anche sperimentare una simulazione di volo a “bordo” del Mercury Liberty Bell 7 dove si trovava l’astronauta, Gus Grissom. Il simulatore “G-Force - Astronaut Trainer” sarà per il pubblico come una sorta di grande salto adrenalinico, proprio grazie alla forza di gravità generata.
L’esplorazione dello spazio è una delle vicende umane più meravigliose e questa mostra vuol dar conto anche dello spirito e dell’eroismo di quanti sopravvissero alle missioni spaziali, senza però dimenticare il sacrifici e le perdite di quegli uomini e donne per i quali l’avventura spaziale si trasformò in tragedia. “NASA - A Human Adventure” mostra come nel passato le esplorazioni spaziali siano state una grande competizione tra le nazioni, addirittura un elemento significativo della cosiddetta Guerra Fredda dacché la corsa allo spazio aumentò, ma anche stimolò, la rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica, mentre ai giorni nostri, con le stazioni internazionali, uomini di nazioni e culture diverse collaborino assieme.
Attraverso 6 sezioni (Gantry Entrance, Sognatori, La Corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione), i visitatori verranno catapultati in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio in un’esperienza immersiva che inizia fin dall’ingresso, quando dovranno attraversare una passerella, la stessa che gli astronauti della NASA percorrono prima di salire a bordo del Saturn V e la stessa sulla quale, nella notte del 7 dicembre 1972, camminarono tre astronauti dell’Apollo 17 per atterrare sulla Luna.
Nella prima sezione, GANTRY ENTRANCE, è presente una passerella in metallo, replica di quella che collegava a circa 100 metri di altezza il razzo lunare Saturn V con la mitica rampa di lancio a Cape Canaveral, il famosissimo centro della NASA in Florida. E’ attraverso questa passerella che gli astronauti sono saliti a bordo del Modulo di Comando del Saturn V e hanno iniziato il loro viaggio per la Luna. La passerella era utilizzata anche per rifornire la navicella spaziale del carburante e di tutto il necessario alla vita nello spazio.
Nella seconda sezione, SOGNATORI, si racconta di come per migliaia di anni il cielo notturno sia stato il “propulsore” dei sogni e si dà conto del lavoro di scrittori e artisti che hanno anticipato con la loro immaginazione la visione dello spazio e la sua conquista. La luna e le stelle son state fonte di ispirazione per la mitologia, la creazione di divinità e di misteri di ogni sorta, raccontati da scrittori e artisti. Già Luciano di Samosata nel secondo secolo a.c., si era immaginato un viaggio sulla Luna e l’incontro con forme di vita extra terrestri. Ma solo dopo la metà del XVI secolo, con le scoperte di Copernico e Galileo, gli scrittori son stati in grado di coniugare la fantasia con la scienza. Nel XIX secolo il francese Jules Verne non solo si è immaginato viaggi spaziali ma ha perfino anticipato metodi e tecnologie del tutto simili a quelli usati più di un secolo dopo. Un altro scrittore dell’800, l’inglese HG Wells ha immaginato i viaggi spaziali nel racconto The First Men in the Moon.
Accanto agli scrittori, parecchi artisti si sono cimentati su come potessero apparire gli altri pianeti. Come i disegnatori francesi Jules Férat e Édouard Riou che illustrarono le opera di Verne.
Nel ventesimo secolo poi, l’americano Chesley Bonestell ha cerato immagini stilizzate dello spazio che sono state di supporto al programma spaziale americano. E l’artista americano Robert McCall ha lavorato per più di 30 anni sul tema spaziale creando opera di grande impatto. Queste persone hanno contribuito con le loro opere a rendere i viaggi spaziali una realtà.
Durante la seconda Guerra Mondiale son state compiute scoperte sensazionali in ambito di tecnologia aeronautica, dai motori dei jet a quelli spaziali. E dalla fine degli anni ’50 all’inizio dei ’60, l’esplorazione dello spazio è diventata una realtà. In questa sezione si potrà sapere tutto sul lancio da parte dei sovietici dello Sputnik, qui riprodotto in una replica fedele, e che ha dato inizio alla cosiddetta CORSA ALLO SPAZIO (che è il titolo di questa sezione) tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, le due super potenze dell’epoca. Costruito dai sovietici, lo Sputnik I fu il primo satellite artificiale mai inviato nello spazio. Lanciato il 4 ottobre 1957, trasmise segnali alla Terra per ventun giorni, finché le sue batterie andarono in avaria. Il satellite si disintegrò il 4 gennaio 1958 durante il rientro nell’atmosfera terrestre. Il lancio dello Sputnik fu un evento di enorme portata mondiale e generò la sfida per il primato nei voli spaziali che divenne uno dei capitoli della Guerra Fredda e si protrasse per quasi due decenni.
Lo Sputnik I fu un pioniere nel senso stretto del termine, rappresentando il primo anello di una catena di eventi che prolungarono la nostra idea del mondo oltre i confini della Terra. Nessuno degli straordinari sviluppi e progressi che si vedranno in mostra, si sarebbe concretizzato senza questo primo, storico veicolo spaziale. Sempre in questa sezione si potranno anche ammirare le imprese del primo cosmonauta russo, Yuri Gagarin, e del primo americano Alan Shepard.
Entrando nella sezione PIONIERI si potranno vedere le immagini e le creazioni dei progenitori della moderna tecnologia spaziale, quali il russo Konstantin Tsiolkovsky, un matematico che pubblicò il primo testo sui viaggi spaziali nel 1903 e trattò anche temi quali il design e la propulsione per i quali è considerato a tutti gli effetti il “padre” dei voli spaziali, o il fisico tedesco Hermann Oberth che nel 1923 pubblicò la sua tesi di dottorato nella quale anticipava il corso delle ricerche spaziali. In Germania Oberth lavorò sui progetti spaziali durante la seconda guerra mondiale e trasferitosi negli Stati Uniti prese parte alla creazione del V-2, come scienziato della NASA. In questa sezione si potranno ammirare i frammenti originali di un missile V-2 lanciato. Il V-2 è stato il primo missile balistico a lungo raggio. Sviluppato all’inizio della seconda guerra mondiale, la propaganda nazista lo presentò come un’arma di rappresaglia concepita per reagire all’intensificarsi dei bombardamenti degli Alleati sulla Germania. Venne principalmente utilizzato contro bersagli situati a Londra e ad Anversa. Tra settembre 1944 e marzo 1945, i tedeschi lanciarono circa 3000 V-2 che, secondo le stime, uccisero 7.200 tra militari e civili. Un aspetto tragico della storia dei V-2 è che un numero ancor maggiore di persone nei campi di concentramento tedeschi perse la vita lavorando alla produzione di queste armi. Il missile V-2 è il progenitore di tutti i razzi moderni.
Sempre in questa sezione è esposto (in scala 1 a 10) il Saturno V, un veicolo di lancio a tre stadi alimentato a propellente liquido, sviluppato nel quadro del programma di esplorazione lunare del Progetto Apollo. Successivamente è stato usato per il lancio dello Skylab, la prima stazione spaziale americana. La NASA ha impiegato attivamente il Saturno V tra il 1966 e il 1975, portando a termine 13 lanci riusciti dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, Florida, senza alcuna perdita di vite o di carico utile. Il Saturno V resta a tutt’oggi il razzo più lungo, pesante e potente mai impiegato attivamente. Le sue dimensioni e la sua capacità di carico utile lasciano ampiamente indietro qualsiasi altro razzo impiegato con successo in un programma spaziale. Continua a detenere il record del massimo carico utile mai lanciato e della massima capacità di carico utile che sia riuscita a entrare in orbita terrestre bassa, con 120 tonnellate. Toccava i 110,6 metri di altezza con in cima il Modulo di Comando e Servizio (CSM) e il razzo del LES (Launch Escape System), una soluzione d’emergenza per il salvataggio degli astronauti in caso di lancio fallito, e misurava 10,1 metri di diametro, esclusi gli alettoni. A pieno carico di carburante, il Saturno V pesava 2.950 tonnellate.
A tutt’oggi, il Saturno V resta l’unico veicolo di lancio capace di trasportare esseri umani al di là dell’orbita terrestre bassa. Il razzo ha lanciato in tutto 24 astronauti verso la Luna (tre dei quali hanno compiuto due viaggi) nei quattro anni che vanno da dicembre 1968 a dicembre 1972. Dodici di loro hanno camminato sulla Luna. Lo sviluppo e i lanci del razzi Saturno V furono enormemente costosi: dal 1964 al 1973, la NASA investì in totale 6,5 miliardi di dollari (circa 47,25 miliardi di dollari di oggi) nel progetto.
L’esplorazione dello spazio è una storia che ha a che vedere anche con l’enorme preparazione fisica e psicologica degli astronauti. In questa sezione, RESISTENZA, si potrà capire come sia cambiato il modo di vivere e lavorare nello spazio. Si potranno vedere gli oggetti più disparati, dal cibo liofilizzato ai kit personali, ma anche i veicoli e gli strumenti usati dagli astronauti, dalle tute spaziali ai rover lunari come il Rover lunare (LRV), presente in mostra a grandezza reale, che è stato un automezzo a quattro ruote ad alimentazione elettrica impiegato nelle tre ultime missioni del Programma Apollo (Apollo 15, 16 e 17) nel 1971 e 1972. Il Rover lunare veniva portato sulla Luna a bordo del Modulo lunare Apollo e, una volta reso operativo sulla superficie, era in grado di trasportare due astronauti, il loro equipaggiamento e campioni di suolo lunare. Gli LRV ampliarono moltissimo il raggio d’azione degli esploratori lunari. Le precedenti squadre di astronauti erano state confinate in prossimità del punto di allunaggio a causa della difficoltà di spostarsi a piedi con l’ingombro della tuta spaziale e dell’equipaggiamento di supporto vitale necessario nell’ambiente lunare. Il raggio operativo rimase comunque ridotto, per permettere agli astronauti di tornare al Modulo lunare a piedi in caso di avaria del Rover. Senza gli LRV, le principali scoperte scientifiche delle missioni Apollo 15, 16 e 17 non sarebbero avvenute e noi sapremmo molto meno di quel che sappiamo dell’evoluzione della Luna.
Le esplorazioni spaziali sono una realtà grazie alla tecnologia e prima di essa, alle idee e soluzioni che hanno reso possibile l’impossibile. In questa sezione, INNOVAZIONE, si potranno vedere, tra molte altre cose, una serie di navicelle spaziali, inclusa una replica a grandezza naturale della capsula Mercury, il modulo di comando dell’Apollo, che portò per la prima volta gli esseri umani sulla luna, il leggendario Space Shuttle e il telescopio Hubble.
Il Progetto Mercury fu il primo programma di volo spaziale umano degli Stati Uniti e fu diretto dalla recentemente costituita National Aeronautics and Space Administration (NASA). Durò dal 1959 al 1963 con l’obiettivo di portare un essere umano in orbita attorno alla Terra, e di farlo prima dell’Unione Sovietica, nel quadro della prima fase della Corsa allo Spazio.
I sette astronauti scelti per il Progetto Mercury divennero noti collettivamente come i “Mercury Seven”. La capsula per la missione Mercury venne prodotta dalla McDonnell Aircraft Corporation. Era conica e poteva accogliere nella sua cabina pressurizzata una sola persona con scorte di acqua, cibo e ossigeno per circa un giorno. Il Progetto Mercury preparò il terreno al Progetto Gemini e al progetto di sbarco lunare Apollo, che vennero annunciati dopo poche settimane dal primo volo spaziale con un uomo a bordo. Secondo le stime, il Progetto Mercury ebbe un costo complessivo di 392,6 milioni di dollari (1,73 miliardi di dollari di oggi) e vi lavorarono 2 milioni di persone.
L’interno del modulo di comando Apollo in mostra è un simulatore per addestramento utilizzato nel Programma Apollo. Contiene i principali pannelli di controllo, ripostigli per le attrezzature, comandi, display, impianti di guida e navigazione e altri impianti del veicolo spaziale e i sedili degli astronauti, oltre a comparti per il cibo e gli equipaggiamenti e un impianto per la gestione e il trattamento dei rifiuti
Lo Space Shuttle (in mostra con una riproduzione del muso frontale in grandezza reale in scala 1:1) è stato il primo veicolo spaziale orbitante concepito per essere riutilizzato. Ha portato in orbita carichi commerciali, provveduto all’avvicendamento di equipaggi spaziali e al trasporto di forniture per la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ed eseguito operazioni di manutenzione e riparazione di satelliti. L’orbiter dello Space Shuttle era anche in grado di imbarcare satelliti e altro carico utile in orbita e di riportarli sulla Terra. Tutti gli orbiter Shuttle vennero progettati per avere una vita utile di 100 lanci o di 10 anni di attività operativa; in seguito, questi parametri vennero sensibilmente migliorati e la loro flotta condusse complessivamente 135 missioni. Lo Shuttle Discovery fu quello che rimase in servizio più a lungo, per oltre 26 anni, con un record di 29 lanci e 364 giornate di servizio effettivo.
Il telescopio Hubble, in mostra in questa sezione, è celebre per le sue notevoli scoperte scientifiche. Si può dire che abbia avviato con sorprendente facilità un boom di relazioni pubbliche nel campo dell’astronomia; è stato costruito dalla NASA con contributi dell’Agenzia Spaziale europea (ESA) ed è controllato dal Goddard Space Flight Center di Greenbelt, Maryland. Prende il nome dall’astronomo statunitense Edwin Hubble. Negli anni ’20 del secolo scorso, Hubble trovò galassie al di là della Via Lattea e scoprì che l’Universo si va espandendo uniformemente. Ha trasmesso centinaia di migliaia di immagini alla Terra, facendo luce su molti dei grandi misteri dell’astronomia. Sono stati pubblicati oltre 10.000 articoli scientifici sulla base di dati forniti da Hubble. Il telescopio è tutt’ora in funzione e ci si attende che rimanga operativo fino al 2020. Il lancio del suo successore, il Telescopio spaziale James Webb JWST, è previsto per il 2018.