Musica a corte. Natura e artificio

Informazioni Evento

Luogo
REGGIA DI VENARIA
Piazza Della Repubblica 4 (10078) Venaria, Venaria, Italia
Date
Il
Vernissage
28/03/2021

no, solo evento online dalle ore 17

Generi
concerto
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Dopo il riconoscimento Unesco, suona l’ Orchestra barocca dell’Accademia di Sant’Uberto con l’Equipaggio della Regia Venaria – Corni da caccia dell’Accademia di Sant’Uberto.

Comunicato stampa

E’ il corno da caccia, la cui musica è stata riconosciuta a dicembre patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco, e che in fondo è anche simbolo della Reggia di Venaria e della Palazzina di Caccia di Stupinigi, con i loro giardini e i contigui spazi boscosi, lo spunto dal quale prende vita “Musica a corte. Natura e artificio”, organizzato in occasione dell’Early Music Day, la Giornata Europea della Musica Antica, nata nel 2013: da allora, in occasione del 21 marzo, giorno della nascita di Johann Sebastian Bach e inizio della primavera, si celebra il patrimonio di musica antica dell’Europa. Il concerto verrà trasmesso domenica 28 marzo alle 17 sul canale YouTube Accademia di Sant’Uberto, sulla pagina Facebook Corni da Caccia della Regia Venaria-Accademia di Sant’Uberto, sui social della Reggia di Venaria, che supporta e contribuisce all’iniziativa, e sui social di VisitPiemonte e Palazzina di Caccia di Stupinigi. L’organizzatore e coordinatore europeo di tutta la Giornata è, a livello europeo, il Réseau Européen de Musique Ancienne (REMA).

Protagonista del concerto, l’ Orchestra barocca dell’Accademia di Sant’Uberto, insieme all’Equipaggio della Regia Venaria – Corni da caccia dell’Accademia di Sant’Uberto. Il concerto rientra infatti nel “Progetto Barocco”che, dal 2016, l’Accademia sviluppa in collaborazione con il Liceo Classico Musicale Cavour di Torino: gli studenti che partecipano al progetto, integrati nell’orchestra, ricevono dall’Accademia la dotazione di strumenti originali e il supporto di tutor esperti. I concerti, tenuti alla reggia di Venaria o a Stupinigi, intendono parallelamente promuovere la conoscenza della musica antica, con diverse chiavi di lettura, incoraggiandone l’ascolto e l’accoglienza.

Il concerto, inserito all'ambito del filone "SognareGreen" del programma 2021 della Reggia di Venaria dedicato alla natura e all'ambiente, è stato registrato nei giorni scorsi nella Sala Diana della Reggia di Venaria, dove si trovano le prime raffigurazioni di corno circolare ad oggi conosciute, 20 corni della stessa tipologia (ciclo delle cacce di Jan Miel realizzato tra 1659-1661: https://www.lavenaria.it/it/esplora/i-capolavori/sala-diana ). Dalla sala la prospettiva si allunga all’infinito, da un lato verso la città di Venaria Reale, nata con la Reggia nel XVII secolo, con la via Maestra a forma di collare dell’Annunziata, la massima onorificenza sabauda, dall’altro verso i giardini, la peschiera, il bosco e le montagne. La musica è, nel suo dna, uno strumento in grado di ricreare e promuovere un paesaggio sonoro, che comprende residenze, giardini e spazi naturali. Nella candidatura multinazionale della pratica musicale del corno da caccia presentata all’Unesco da Francia, Belgio, Italia e Lussemburgo, il nostro Paese è stata proprio rappresentato dalla comunità di suonatori dell’Accademia di Sant'Uberto, conosciuta come "Equipaggio della Regia Venaria". Lo strumento, nato nel XVII secolo per le cacce reali, si è rivelato subito una opportunità per la musica d’arte.

«La nona edizione di Early Music Day 2021, consacrato alla musica barocca, è occasione per presentare il programma, Musica a corte. Natura e artificio. Il titolo prende lo spunto dal corno da caccia, pratica riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco dal dicembre 2020, ma anche spiritus loci della reggia di Venaria e della Palazzina di caccia di Stupinigi, con i loro giardini e i contigui spazi boscosi. La musica come strumento in grado di ricreare e promuovere un paesaggio sonoro, che comprende residenze, giardini e spazi naturali» dichiara Pietro Passerin d’Entrèves, presidente dell’Accademia di Sant’Uberto che organizza l’iniziativa con Città di Venaria Reale, Fondazione Ordine Mauriziano e Reggia di Venaria. Partner la Fédération Internationale des Trompes de France e la Fondation pour le Rayonnement de la Trompe Musicale mentre maggior sostenitore è Compagnia di Sanpaolo.

Orchestra barocca dell’Accademia di Sant’Uberto

Equipaggio della Regia Venaria – corni da caccia dell’Accademia di sant’Uberto

Progetto Barocco dell’Accademia di Sant’Uberto in collaborazione con Liceo Classico Musicale Cavour di Torino” – Studenti in PCTO

Violino I: Alessandro Conrado, Janine Bratu, Johanna Crosetto, Gabriele Cervia, Ruben Galloro
Violino II: Francesco Bergamini, Federica Rolli, Angelica Marciano, Lorenzo Capponi,

Filippo Conrado
Viola: Giulia Bombonati, Jacopo Ritucci, Andrea Conrado, Meghi Zefi
Cello: Massimo Barrera, Enrica Amati, Filippo Longhi, Alice Palumbo
Contrabbasso: Simone Severino, Francesca Zerbo
Oboe: Arianna Zambon, Lucia Morini

Fagotto: Giovanni Graziadio
Traversiere: Flavio Mattea, Davide Galleano
Clavicembalo: Marco Crosetto
Corni da caccia: Simonluca Arrò, Elisa Bellezza, Alberto Conrado, Lucia Gurrieri, Umberto Jiron,

Aldo Marietti, Donato Gavino Murru

Tutor
Violino I: Alessandro Conrado
Violin II: Francesco Bergamini
Viola: Giulia Bombonati
Cello: Massimo Barrera
Ance: Arianna Zambon
Clavicembalo: Marco Crosetto

Direttore: Alberto Conrado

Il concerto

(Testo a cura di Gabriele Rocchetti)
Il concerto si apre con una suite di G. P. Telemann, usualmente definita Musica sull’acqua per il suo carattere programmatico, eseguita per la prima volta il 6 aprile 1723 nell’ambito delle celebrazioni dell’ammiragliato di Amburgo. Alla realizzazione musicale del flusso del mare nella Ouverture seguono una serie di scene mitologiche della ninfa Teti, discendente del titano Oceano, dove le melodie descrivono personaggi, situazioni, caratteri, con quella maestria riscontrabile in tutta l’opera del compositore sassone. Qualche anno prima (1717c.), un altro compositore sassone, G. F. Händel aveva composto una propria Musica sull’acqua, suite che ebbe una diffusione maggiore di quella di Telemann, tant’è che in uno dei primi metodi destinati all’apprendimento del Corno da caccia, pubblicato (1746c.) nella Londra dove lo stesso Händel si era da tempo trasferito, compaiono alcuni adattamenti di Water Peice (sic). Uno di questi è liberamente tratto dal primo movimento dalla Suite n° 2 in Re maggiore HWV 349 ed adattato per essere eseguito da un duo di corni da caccia. Si tratta di una sorta di trasformazione – da orchestra a duo – che evoca le metamorfosi di Teti, figura molto nota tra i cultori della storia del corno perché richiama una delle più antiche opere in cui compare una scena di caccia, Le nozze di Teti e Peleo di Francesco Cavalli, rappresentata a Venezia il 24 gennaio 1639. In realtà, nella partitura del Cavalli non era contemplato il corno da caccia bensì una musica che ne imita le fanfare.

La musica coeva ai dipinti del Miel è andata perduta, e si dovrà attendere il 1680 per quella che è ritenuta la più antica composizione per corno sopravvissuta sino ai nostri giorni, la Sonata da caccia con un cornu (Archivio musicale del palazzo arcivescovile di Kroměříž (Repubblica Ceca), di autore anonimo, pervenutaci grazie ad un manoscritto copiato dal trombettista compositore moravo Pavel Josef Vejvanovský (1633c-1693) e che gli studiosi ascrivono al 1680c. A quest’epoca (1684) risale una composizione dello stesso Vejvanovský, la Sonata da caccia con due trombe (Clarini) che presenta delle somiglianze alla Sonata da caccia con un cornu. In quest’ultima, il Cornu ha la stessa taglia della tromba/clarino impiegata in epoca barocca e, forse, è un modello del tutto simile ai corni raffigurati da Miel, ma in una tonalità più bassa e con un timbro più dolce rispetto alle squillanti trombe. Il solista, che per questa performance imbraccia uno strumento anonimo datato attorno alla fine del ‘600 o primi del ‘700, intercala al dolce suono dei violini semplici melodie, molto vicine ai segnali del repertorio di caccia, con il loro caratteristico andamento ternario che richiama il trotto dei cavalli. Questo ritmo è opposto a quello binario tipico degli squilli campestri delle trombe di cui il Cornu esprime un inciso, a metà dalla Sonata, facilmente identificabile.

Jean de Serré de Rieux (1668-1747) scrisse il testo de La Chasse du cerf, un divertissement messo in musica da Jean-Baptist Morin nel 1708 per la corte di Luigi XIV e, qualche anno più tardi, nel 1734, pubblicò un poema, questa volta sotto il regno di Luigi XV, con il titolo Les Dons des Enfans de Latone: la Musique et la Chasse du Cerf. All’interno di questo poema, improntato sulle figure ispiratrici di Apollo e Diana, sono pubblicati i Tons de Chasse et Fanfares à une et deux Trompes composti da Marc-Antoine de Dampierre (1676-1756), Gentilhomme des Plaisirs du Roy e, secondo la tradizione, ispiratore della invenzione di due diversi modelli di corno da caccia: il primo realizzato con un unico cerchio molto ampio, il secondo ben più comodo da trasportare con il canneggio avvolto su se stesso in due giri e mezzo. Tra questi Tons, spicca La Royalle composta da Dampierre per il Re la prima volta “qu’il courut le Cerf dans le bois de Boulogne”. In questo concerto, La Royalle viene eseguita dapprima su due moderne Trompes d’Orléans (XIX secolo, con canneggio avvolto in tre giri e mezzo) – strumenti che fanno parte della dotazione usuale dei suonatori di trompe de chasse dei nostri giorni – adottando lo stile della pratica attuale dei suonatori di trompe, e poi su due Trompes Dauphine a due giri e mezzo (copie da originale settecentesco sabaudo “de Seyssel” del XVIII sec.), facendo invece riferimento alla prassi esecutiva storicamente informata, come dire: Dampierre versus Dampierre!

Quando vennero pubblicate le fanfare di Dampierre, Pugnani aveva tre anni ma di lì a poco sarebbe diventato uno dei secondi violini dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino all’età di soli dieci anni! Con tutta probabilità, le sue Six Overtures in Eight Parts, pubblicate durante il suo soggiorno londinese, risalgono al periodo compreso tra il 1768 e il 1770, appena prima del suo rientro in Italia avvenuto appunto nel 1770, quando fu assunto come primo violino alla corte di Carlo Emanuele III di Savoia. Non sappiamo se gli strumentisti delle orchestre al soldo dei Savoia si esibissero anche alla Venaria Reale ma è certo che quando al Teatro Regio venivano inserite delle scene di caccia – molto apprezzate dal pubblico e dalla corte – i piqueurs, figure con ruolo principale nella pratica venatoria, provenivano dall’ equipaggio di caccia reale, presente presso le residenze di Venaria e Stupinigi. Però, ci piace pensare che queste sinfonie risuonassero nei cortili o nei saloni della Venaria reale in qualche occasione speciale. Lo stile della Sinfonia n° 4 ci proietta musicalmente molto avanti rispetto alle fanfare di Dampierre ma, si sa, i gusti e gli stili mutano molto velocemente mentre quello che rimane invariato è il piacere di ascoltare della bella musica. Come in questo Concerto Ripieno di Vivaldi, dove la varietà dei temi, il gioco delle parti, la contrapposizione tra i primi e i secondi violini ci regala una composizione brillante e di facile ascolto. Questo non ne pregiudica il valore, anzi, si tratta di una pagina molto interessante che non rientra nel novero delle composizioni più note del Prete Rosso – cioè i suoi concerti solistici o i suoi concerti grossi – destinata ad un gruppo orchestrale, da qui la denominazione “Concerto ripieno”. La composizione prelude allo sviluppo futuro della forma sinfonia – naturalmente non la sinfonia/ouverture d’opera – di cui quella di Pugnani può considerarsi uno sviluppo in stile galante. Certo, il Concerto ripieno RV 158 è ancora strutturato in tre movimenti – con carattere contrastante come nella più comune tradizione barocca – ma la sua brevità va ricercata nella vicinanza alle sinfonie d’opera dell’epoca e nella sua destinazione, dato che Vivaldi lo concepì per le fanciulle orfane, povere o illegittime dell’Ospedale della Pietà dove fu Maestro di Coro e di Concerti fino al 1740.

Il concerto si chiude con un brano di un altro compositore sassone, meno conosciuto dei precedenti, Johann David Heinichen (1683-1729), attivo presso la corte di Dresda tra il 1717 e il 1729. Particolarità della Hofkapelle di Dresda, in quel periodo, fu l’assunzione di musicisti specializzati in un unico strumento mentre le altre cappelle avevano al proprio soldo diversi polistrumentisti. Questo garantiva una maggior preparazione tecnica e più ampie capacità espressive. Così, nel 1710 fu assunta una coppia di cornisti boemi, Adalbert Fischer e Franz Adam Samm, di notevole maestria, come si evince dal novero di composizioni con parti solistiche di corno o corni ancora presente nella biblioteca della cappella musicale. Particolare abilità della coppia era la facilità di esecuzione nel registro acuto, con il loro corno in Fa, a cui associavano uno spiccato virtuosismo. Nella musica di Heinichen è significativa l’influenza dello stile vivaldiano che, in un certo senso, era di casa a Dresda grazie alla presenza di compositori venuti in contatto con Vivaldi a Venezia (lo stesso Heinichen, Antonio Lotti ecc) o di strumentisti legati al Prete Rosso come Johann Georg Pisendel (1687-1755), primo violino della Hofkapelle. In questo Concerto con Corni da Caccia non compaiono elementi riconducibili al repertorio venatorio vero e proprio ma una serie di incisi ed interventi solistici che ricordano i concerti grossi di Vivaldi ricopiati da Pisendel e appartenenti al repertorio della cappella di Dresda. Trattandosi di Corni da caccia, però, non mancano le armonie tipiche dello strumento che, in una corte particolarmente attiva nella caccia, grazie ad Augusto il Forte (1670-1733), principe elettore di Sassonia e re di Polonia, erano sicuramente apprezzate. Come nei concerti di Vivaldi, i corni hanno una parte più impegnativa nel primo movimento, dove alternano incisi melodici con frenetici ribattuti e quei contrasti tra forte e piano tipici del periodo barocco; nell’Arioso – non certo lento – si lanciano in una serie di note ribattute come in un vibrato naturale alternate ad appoggiature di grande effetto, infine nell’ultimo movimento gli incisi ritmici vivaldiani si mescolano a segmenti melodici che rimandano ad una delle composizione più note con i corni solisti in epoca barocca: il primo concerto Brandeburghese di Bach. L’adozione di questi elementi, l’uso del corno in Fa e lo stile del concerto suggeriscono proprio Fischer e Samm come destinatari di questa piacevole pagina musicale, ed un periodo di composizione antecedente al 1723, quando la Hofkapelle assunse una nuova copia di cornisti, i fratelli Schindler, anch’essi di origine boema, ma con la predilezione del corno da caccia nella taglia di Re, più versatile e con un timbro più dolce, la taglia divenuta poi tipica della trompe de chasse.

PROGRAMMA

Georg Philipp Telemann (1681-1767): Ouverture per orchestra in Do maggiore Hamburger Ebb und Fluth (1723) TWV 55:C3;

Ouverture – Sarabande (Teti addormentata) – Bourrée (risveglio di Teti) – Loure (Nettuno innamorato) – Harlequinade (il Tritone scherzoso) - Gavotte (il gioco delle Naiadi) –– Tempête (il tempestoso Eolo) – Menuett (il simpatico Zefiro) – Gigue (Flusso e Riflusso) – Canarie (gli allegri barcaioli)

Georg Friedrich Händel (1685-1759), Handel’s Water Peice (sic), tratto da The complete tutor for

the French Horn (1746c.) per 2 Corni da caccia

Anonimo: Sonata da Caccia con un Cornu (1680c.) per Corno, 2 Violini, 2 Viole e bc.

Marc-Antoine de Dampierre (1676-1756): La Royalle (1734) per 2 Trompes de chasse

Gaetano Pugnani (1731-1798): Six Overtures in Eight Parts (1768-70c), Sinfonia I Op. 4 n. 1 in Mib per orchestra; Allegro assai – Andante – Minuetto – Presto

Antonio Vivaldi (1678-1741): Concerto Ripieno in La maggiore RV 158 per archi; Allegro molto – Andante molto – Allegro

Johann David Heinichen (1683-1729), Concerto con Corni da Caccia in Fa maggiore Seibel 231, per 2 Corni e orchestra; Vivace – Arioso – Allegro

(corni solisti: Umberto Jiron e Lucia Gurrieri)

L’ACCADEMIA di SANT’UBERTO

L’Accademia di Sant’Uberto, nata nel 1996 come Associazione Percorsi, svolge la propria attività culturale di studio e ricerca nell’ambito del loisir di corte presso la corte sabauda di Ancien Régime. La musica barocca rappresenta la principale attività dell’Accademia.

Nel 1996 è stato creato l’Equipaggio della Regia Venaria di corni da caccia e nel 2002 il gruppo di ottoni della Scuderia, la cui denominazione ha origine nelle corti di epoca barocca. Nel 2006 ha inizio la vera e propria attività concertistica di musica barocca, con le stagioni di Musica a corte presso la reggia di Venaria (2006-2008). Dal 2016 è stato avviato il Progetto Barocco, in collaborazione con il Liceo Classico musicale Cavour di Torino, per la formazione di giovani studenti. I giovani musicisti ricevono dall’Accademia la dotazione di strumenti originali barocchi ed eseguono il programma insieme ai musicisti dell’Accademia sotto la guida di tutor. I concerti sono tenuti presso le residenze di Venaria Reale e della Palazzina di Caccia di Stupingi.

Il 17 dicembre 2020 L’arte musicale dei suonatori di corno da caccia è stata iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO (candidatura multinazionale: Francia, Belgio, Italia e Lussemburgo). L’ Italia è rappresentata dalla comunità di suonatori dell’Accademia di Sant'Uberto, conosciuta come "Equipaggio della Regia Venaria". Sito: www.accademiadisantuberto.org