Mondinorabilia | Mollino. Lost & Found

Informazioni Evento

Luogo
NH COLLECTION PIAZZA CARLINA
Piazza Carlo Emanuele II, 15, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
07/10/2025

ore 19

Generi
fotografia

Due mostre negli spazi di Nh Carlina, In sala blu un’esposizione di 10 ritratti fotografici di Aldo Mondino realizzati da Fabrizio Garghetti durante i quarant’anni della loro amicizia. La mostra è’ in collaborazione con la Crescentina di Fubine Monferrato .
In sala rossa il fotografo Claudio Gobbi, in collaborazione con Galleria Davide Di Maggio di Milano, presenta la mostra MOLLINO. Lost & Found, un momento chiave nel lavoro dell’artista, una riflessione sul rapporto tra fotografia, architettura, memoria e bellezza perduta.

Comunicato stampa

INAUGURAZIONE PROJECT ROOM ——————————————————————————
MONDINORABILIA ——————————————————————————————————————
Martedì 7 ottobre 2025 - h 19.00 —————————————————————————————
ALDO MONDINO NEI RITRATTI DEL FOTOGRAFO FABRIZIO GARGHETTI
NH Collection Torino Piazza Carlina,
Sala Blu del Carlina Restaurant & Bar
In occasione della mostra MONDINORABILIA appena inaugurata alla Crescentina di Fubine
Monferrato lo scorso 21 settembre, la project room di NH Collection Torino Piazza Carlina,
dedicherà un’esposizione ai ritratti fotografici realizzati da Fabrizio Garghetti a Aldo Mondino
durante i quarant'anni della loro amicizia. L’inaugurazione si terrà martedì 7 ottobre con la
presenza di Fabrizio Garghetti che in dialogo con Marzia Capannolo racconterà le vicende
appassionanti che si celano dietro ogni scatto in mostra. Dalle mitiche riprese cinematografiche
nelle sale della Pinacoteca di Brera negli anni Sessanta, alla performance Festa Araba con il
cammello Badoglio al Bar Jamaica di Milano nel 1985, ogni fotografia rappresenta un viaggio
nell’immaginario poliedrico e visionario che ha segnato tutta la ricerca di Aldo Mondino.
Fabrizio Garghetti e Aldo Mondino: ricordi sparsi di un’amicizia lunga oltre quarant’anni
Che dire di Aldo? Ci sarebbe da scrivere un libro.
Faccio fatica a ricordare quando ci siamo visti la prima volta…
È passato tanto tempo.
La prima volta potrebbe essere a Finale Ligure, alla galleria Pastore. E lì che nasce la nostra amicizia e
un rapporto di lavoro che è durato una vita.
Ricordando gli incontri a Calice Ligure, che in quel momento era diventato un punto di riferimento
estivo per diversi artisti che lì avevano preso lo studio. Tra questi Aldo Mondino, Scanavino, Sarri,
Stefanoni, De Filippi, Dova, Cusumano, e il gallerista trascinatore Gastaldelli - detto Pinpi - un
interista sfegatato. Naturalmente il bar Viola era il centro di incontro tra gli artisti.
Ricordo anche la famiglia Richieri, farmacisti e grandi collezionisti.
Durante il periodo milanese - partiamo dagli anni ‘60 - ricordo delle fotografie fatte durante le riprese
di un film sull’Accademia di Brera nelle sale della Pinacoteca.
Poi ci siamo persi, perché Aldo è andato a Parigi e ci siamo rincontrati guarda caso a Brera al bar
Jamaica, nei primi anni ‘80.
E da lì è continuata la nostra amicizia e collaborazione.
Tanti ricordi, come nello studio di Correggiari, stilista a Milano, in una estate torrida, dove Aldo, per
motivi di spazio, ha realizzato enormi palme per Biffi ristorante in galleria.
E le foto in via dell’Orso: la serie dei ritratti di personaggi storici, intellettuali e scrittori, realizzati da
Aldo; poi la corsa alla fabbrica Peyrano a Torino, di cui io conservo ancora la ricevuta per il ritiro dei kg
100 di cioccolato per la realizzazione del prototipo della scultura Ortisei, che poi verrà trasformata in
bronzo, e le foto durante l’intervento di Aldo sul blocco di cioccolato per modellare la scultura.
Ricordo al Banco, importante locale milanese dove si ritrovavano artisti, intellettuali, critici,
giornalisti, la firma del contratto tra Sarenco e Mondino per dieci grandi sculture realizzate di cui
esiste un bellissimo catalogo completo con mie foto, edizioni Adriano Parise.
Ricordo un incontro a Merano con Jacob De Chirico, Paul Renner, e Aldo Mondino per una azione a tre
sul tema “Dolormitten” .
Ricordo il periodo storico intenso passato a Rivara da Franz Paludetto dove Aldo Mondino stava
realizzando una serie di opere grandi e i tappeti. Nello stesso periodo c’era anche Hermann Nitsch che
stava realizzando delle sue opere.
Durante una “Milano Poesia”, al ritorno da un viaggio in Tunisia Aldo aveva riportato un completo da
lustra scarpe che usava durante le serate, e la mancia del lustrascarpe la devolveva in beneficenza.
Abbiamo le foto.
Fantastica la Festa Araba a Brera nel giardinetto del Bar Jamaica: danze, gioco d’azzardo, musica, e,
a sorpresa, il cammello Badoglio arrivato dal circo di Bergamo con Aldo che lo ha cavalcato.
Da via dell’Orso a Milano passiamo alla Cascina di Altavilla in Monferrato, uno studio stupendo in
mezzo alla campagna, con paesaggi, piante e fiori che hanno ispirato una mattina una serie di
fotografie fatte ad Aldo con la vestaglia rossa, da cui nasce tutta la storia del quadro dipinto da Aldo
dal titolo “Mondine”.
Potremmo andare avanti all’infinito, ma rimandiamo la prossima puntata all’ NH durante la serata
del 7 ottobre.

Fabrizio Garghetti è nato a Salsomaggiore nel 1939. Vive e lavora da sempre a Milano. Ha iniziato la sua attività nel
1966 lavorando per riviste di jazz come Musica Jazz e Jazz Magazine. Si è interessato prestissimo ai gruppi di
avanguardia musicale, teatrale e artistica. Ha documentato l’apertura del primo spazio alternativo teatrale italiano, il
“Parametro” di Franco Quadri alla fine degli anni ’60. Molto importanti sono le sue fotografie dedicate alle prime
esibizioni di danzatori e coreografi come Pina Bausch, Carolyn Carson, i Pilobolus, Susanne Linke, Merce Cunningham,
partecipando a Venezia Danza nel 1982. Ha lavorato e lavora anche nel campo della pubblicità e della moda, ma
soprattutto è famoso il suo lavoro di documentazione degli eventi artistici legati a manifestazioni ormai storiche come
“Milano Poesia” (dì cui possiede l’intero archivio), di spazi come la Fondazione Mudima o alle rassegne internazionali
come la Biennale di Venezia o Documenta di Kassel. Le sue fotografie di performance di artisti come John Cage,
Hermann Nitsch, Daniel Spoerri, Wolf Vostell, Dick Higgins, Robert Filliou, Joe Jones, Giuseppe Chiari, Yoko Ono,
Emmett Williams sono entrate a far parte della storia dell’arte contemporanea. In particolare con il suo lavoro segue i
gruppi Fluxus, il Lettrìsmo, la Poesia Visiva internazionale, condividendo con gli artisti le stesse esperienze.
Attualmente la sua esperienza fotografica si è orientata verso l’archeologia industriale, l’architettura, il design e la
ricerca sui materiali: collabora con le più importanti riviste del settore come Vogue, Gran Bazar, Decoration, La Gola
oltre che con Panorama, Epoca, La Repubblica. Ha lavorato con 37 artisti alla realizzazione del trittico della “Virtualità
dell’Arte” presso l’ex biscottificio Falcinelli di Sarzana, le cave di marmo di Colonnata (Carrara) e il Palazzo La Marmora
di Biella.
In Africa ha collaborato con Sarenco per la prima biennale di arte africana di Joannesbourg. Le sue mostre fotografie
sono richieste in tutto il mondo. Il suo archivio, in corso di riordino, è uno dei più importanti per l’arte e la poesia
contemporanea. Recentemente sono state ripresentate al pubblico le fotografie realizzate a Milano durante la
realizzazione, presso la Galleria del Credito Valtellinese, al Palazzo delle Stelline di Milano, al Museo Ventabren Art
Contemporain di Marsiglia, Eventi al MI ART 2002 a Milano, de L’Ultima Cena di Andy Warhol, 1987.
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La Crescentina - Laboratorio per l'Arte nasce nel 2021 dall'iniziativa dei collezionisti Fiorella Miraglio e Alessandro
Monteforte con l'obiettivo di sostenere progetti espositivi, pubblicazioni, eventi culturali e incontri, sia negli spazi
della sede, situata in Piemonte nel comune di Fubine tra le colline del Monferrato, che in collaborazione con i luoghi
pubblici e privati presenti sul territorio. La direzione artistica dell'associazione è affidata a Marzia Capannolo, Storica
dell’Arte e curatrice.

INAUGURAZIONE PROJECT ROOM
MOLLINO. LOST & FOUND
Martedì 7 ottobre 2025 - h 19.00
Una mostra di Claudio Gobbi in collaborazione con Galleria Davide Di Maggio, Milano
NH Collection Torino Piazza Carlina,
Sala Rossa del Carlina Restaurant & Bar
NH Collection Torino Piazza Carlina, presenta la mostra MOLLINO. Lost & Found, di Claudio Gobbi
(Ancona, 1971), un momento chiave nel lavoro dell'artista, una riflessione sul rapporto tra
fotografia, architettura, memoria e bellezza perduta.
Gobbi presenta una selezione di 8 scatti fotografici, di grandi dimensioni del più ampio progetto
dedicato a due luoghi emblematici del lavoro di Carlo Mollino (Torino, 1905-1973 – architetto,
designer e figura poliedrica della cultura torinese del Novecento): il Teatro Regio, ricostruito dopo
l’incendio del 1936 e inaugurato nel 1973, e il Lutrario Dancing, locale da ballo realizzato nel 1959.
Pochi anni dopo gli arredi originali della sala da ballo saranno venduti all’asta, la sala sopravvive
oggi con il nome di Le Roi Music Hall.
Gobbi affronta questi spazi non come semplici documenti architettonici, ma come dispositivi
culturali in cui la forma si intreccia con la memoria collettiva. I suoi scatti, caratterizzati da un
linguaggio sobrio, annullano la spettacolarità dell’opera molliniana per restituirla come “reperto”
di un’epoca e di una visione del mondo. È in questa scelta anti-iconica che si manifesta il nucleo
concettuale del progetto: sottrarre l’architettura all’aura della singolarità e collocarla in un contesto
tipologico, come parte di un’indagine più ampia sulla persistenza delle forme.
Il MOLLINO. Lost & Found si inserisce nella poetica generale di Gobbi, dove serialità e confronto
tipologico costruiscono atlanti visivi. La scelta di Mollino non è casuale: il suo linguaggio, sospeso
tra modernismo e barocco, tra funzione e ornamento, si presta a essere letto come un “caso di
studio” su come l’architettura possa incarnare tensioni storiche, estetiche e sociali.
In questo solco si colloca il nuovo progetto dell'artista marchigiano, Casa Orengo, che “chiude”
idealmente la trilogia su Carlo Mollino: una serie di scatti fotografici degli interni, originali e
ricostruiti fedelmente, di Casa Orengo, un appartamento privato progettato da Carlo Mollino nel
1949 per il marchese Vladi Orengo a Torino. Questo edificio è considerato l’ultimo grande progetto
di architettura privata nel quale Mollino curò non solo l’architettura degli interni, ma disegnò anche
molti mobili su misura per la casa, come il famoso tavolo “Arabesco”, diventato un oggetto di culto
nel design del XX secolo, venduto da Christie’s a New York nel 2005 per circa 3,824 milioni di dollari
e sostituito poi da una copia perfetta, che anche all'occhio esperto, passerebbe per l'originale.
Nella casa vi sono altri elementi scenici e decorativi tipici dello stile Mollino: pareti drappeggiate,
specchi, transenne trasparenti, giochi di riflessi e concavo-convesso, mobili organici dalle linee
fluide e mobili sono spesso pezzi unici, pensati specificamente per quel luogo, dove continua il
“gioco” del pezzo originale e di quello sostituito e rifatto perfettamente identico all'originale,
perché anche nel caso di “Casa Orengo”, alcuni pezzi di arredamento sono stati venduti all’asta a
cifre molto elevate a partire dal 1985.
Claudio Gobbi, con il MOLLINO. Lost & Found, sottolinea il concetto di “perdita di bellezza”, dove
la maggior parte delle creazioni geniali di Carlo Mollino, sono andate distrutte come per esempio il
Società Ippica Torinese, opera capolavoro progettata dallo stesso nel 1936 e sconsideratamente
demolita nel 1960, o come gran parte degli arredi o pezzi originali da lui realizzati siano stati venduti
all'asta e altri andati irrimediabilmente dispersi e perduti. I suoi scatti hanno fissato nella memoria
collettiva, i capolavori di Mollino, poco prima di essere rimossi o come nel caso di “Casa Orengo”,
la ritrovata bellezza, seppur non originale.
La mostra dimostra come Gobbi utilizzi la fotografia non per celebrare l’architettura, ma per
decostruirne l’immagine, aprendo lo spazio a una riflessione più ampia: quali tracce del
modernismo sopravvivono nel nostro presente, quali sono i rapporti tra funzione estetica e
memoria collettiva, e in che modo lo sguardo dell’artista può restituire a un’opera architettonica il
suo statuto di “caso”, ovvero di occasione critica, di terreno d’indagine che va oltre il fatto estetico
per interrogare la storia e la cultura di una società.
MOLLINO. Lost & Found è dunque una tappa fondamentale per comprendere la metodologia e la
sensibilità di Claudio Gobbi: un lavoro che, partendo dall’architettura, si fa riflessione sulla
temporalità, sull’autorialità e sul ruolo della fotografia come strumento di indagine culturale.

CLAUDIO GOBBI
Claudio Gobbi (Ancona, Italia, 1971) è un artista che lavora con la fotografia. È cresciuto a Roma e ha vissuto a Milano
e Parigi prima di trasferirsi a Berlino, dove risiede stabilmente dal 2010. Ha studiato Scienze Politiche all’Università di
Roma prima di decidere di dedicarsi alla fotografia presso l’Istituto Riccardo Bauer di Milano, dove si è specializzato
sotto la guida di Gabriele Basilico.
Espone a livello internazionale dal 1999 in istituzioni pubbliche e gallerie private. Il suo lavoro affronta aspetti culturali
e politici del paesaggio e dell’architettura, oltre a un’indagine sul mezzo fotografico stesso. È caratterizzato da una
dichiarata discontinuità dello sguardo e da un approccio multiprospettico. Nei suoi progetti a lungo termine e nelle
serie aperte, spesso combina le sue immagini con fotografie raccolte, trovate o commissionate. In questo modo esplora
tematiche come l’identità culturale e i confini, la transnazionalità, l’incontro tra Oriente e Occidente, nonché le
connessioni tra arte, architettura e antropologia culturale.
Nel 2003 ha ricevuto il Prix Mosaïque (Centre National de l’Audiovisuel, Lussemburgo) per un progetto fotografico sul
tema dell’Europa. Nel 2007 ha ottenuto una borsa di studio dal Ministero della Cultura italiano per una residenza
d’artista presso la Cité Internationale des Arts di Parigi. Nel 2009 è stato invitato a realizzare un progetto specifico per
la 2a Biennale di Arte Contemporanea di Salonicco, in Grecia, e nel 2010 gli è stato affidato l’incarico di fotografare il
Museo MAXXI delle Arti del XXI Secolo di Zaha Hadid a Roma.
Nel 2016 è stata pubblicata la sua monografia *Arménie Ville* da Hatje Cantz. Tra i progetti recenti figurano la mostra
collettiva *The Fine Hands Show*, un progetto del Goethe Institut per la Biennale di Krasnojarsk in Russia, e la mostra
itinerante *Universo Olivetti. Comunità come utopia concreta*, un’iniziativa congiunta del Ministero degli Affari Esteri
italiano, del Museo MAXXI e della Fondazione Olivetti.
Una sua importante mostra personale è stata presentata nel 2022 a Venezia presso la Galleria d’Arte Moderna Ca’
Pesaro. La sua serie più recente, insieme alla prossima monografia *La Visione Trasparente*, ha ricevuto il premio
Strategia Fotografia 2023 dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Attualmente
vive tra Berlino e l’Italia.
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DAVIDE DI MAGGIO, (Milano 1966)
Nel 1999 apre la prima galleria a Milano con la mostra di Daniel Spoerri “Chambre n°13 de l'Hotel de Carcassonne de
Paris” a cura di Arturo Schwarz. Dal 1999 al 2005 cura le mostre, anche di J.M. Basquiat, M. Oppenheim, R. Kern, Zhang
Xiaogang. Nel 2001 apre la galleria a Berlino con mostre di artisti coi quali collabora. Nel 2005 si sposta nei Sophie Gips
Hôfe con la mostra di Francesca Woodman, a cui seguono quelle di Wolf Vostell, J.M. Basquiat, Oda Jaune, Nam June
Paik, Yoko Ono e “Italiana 1” sull’Arte Povera curata con Ettore Sottsas. Nel 2014 apre il terzo spazio a Berlino, We
Gallery, con “GUTAI - Scream of matter” con opere di Shozo Shimamoto e Yasuo Sumi. Nel 2015 “INDIA - The Revealed
Mysteries” e “Attraversare Nuovi Percorsi”. Nel 2016 “Bordless Surfaces” di A. Bonalumi e Ulrike Mohr, “Die Grosse
Revolte” con Nanni Balestrini, Toni Negri, A. Salvino e Uliano Lucas. Mostre di W. Vostell, Claudio Gobbi, D. Spoerri e
“Nanda Vigo and Zero Friends” curata con Tijs Visser. Alla Biennale di Venezia 2007 cura con Achille Bonito
Oliva di Lee Ufan “Resonances”. Nel 2008 alla Biennale di Architettura di Venezia cura con Lorand Hegyi “The Bearable
lightness of Being - The Metaphor of the Space” focalizzata su artiste internazionali. Nel 2010 alla Biennale di
Architettura cura con L. Hegyi e Andrea Bruciati la seconda parte di “The Bearable Lightness of Being - The Metaphor
of the Space 2” incentrato su artisti internazionali. Nel 2011 alla Biennale di Venezia cura con Manuela Gandini la
mostra “Riflessi dell'Arte Italiana” con la partecipazione straordinaria di R. Opalka. Nel 2012 cura con L.
Hegyi e Bruno Corà la mostra di G. Uecker e E. Castellani alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna Venezia. Nel 2013, con
L. Hegyi cura la mostra di G. Uecker, E. Castellani e Tony Cragg al Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne. Nel 2018 a
Napoli “Evidence of Contemporary Disquiet”, nel 2019 “Fandango” di W. Vostell alla Fondation du Doubte di Blois. Cura
con Nerina Toci la mostra “Il corpo è un livido” a Palazzo Ducale di Massa. Nel 2019 “MONO-HA” e “My Life in Flux...”
da Cardi Gallery London. Nel 2020 “La Face autre de l'Autre face” al Musée Urbain Cabrol, Villefranche de Rouerghe
portandola nel 2021 alla Fondazione Mudima di Milano. Sempre nel 2021 “Evidence of Contemporary Papers” da
Mudima. Nel 2022 cura le mostre di Roberto Barni da Mudima, H. Nagasawa da Cardi Gallery London, “Resurrection“
allo spazio 21 a Lodi. Nel 2022 le mostre di N. Toci “Geometrie Dissolute” allo spazio ADEC a Milano e “Il nero come
luce possibile” a Palazzo Ducale (Massa). Nel 2022 al LOC di Capo d’Orlando Yoko Ono “HEAL”, la rassegna video
internazionale “This moment could have a different flavour”. Da ADEC, Michael Ackerman “Sagome fluttuanti”, “Ben
Vautier/Emilio Isgrò” e “Destruction is life” di W. Vostell da Cardi Gallery London. W. Vostell “(VOSTELL 40 JAHRE
ALT)” da ADEC, “Viaggio al termine della notte” da Mudima. Nel 2023 “Non mi troverai” di Gian Maria Tosatti e Anton
Giulio Onofri da Mudima, di Yoko Ono da ADEC, e “Sergio Lombardo” da Cardi Gallery London. Nel 2024 “Keith Haring”
al LOC di Capo d'Orlando, di Mario Ceroli da Cardi Gallery Milano, di J. Bornefeld e N. Toci da Maurizio Caldirola Arte
Contemporanea e “Alessandro Bergonzoni – Bill Viola” da Mudima.