moi même
L’ “essere singolare plurale” la forza di una condizione dove “ siamo noi stesse il senso, interamente, senza riserve, infinitamente, senza altro senso al di fuori di noi” (Nancy). Questa la consapevolezza di quaranta donne che offrono, per gioco o per amore, una inedita immagine di sé.
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Informazioni
- Luogo: RES PUBLICA
- Indirizzo: Piazza Pino Piras 07041 - Alghero - Sardegna
- Quando: dal 21/03/2015 - al 31/03/2015
- Vernissage: 21/03/2015 ore 18
- Autori: Laurina Paperina, Chiara Seghene, Josephine Sassu, Elisa Desortes, Giusy Calia, Laura Santamaria, Roberta Filippelli, Francesca Randi, Giulia Sale, Quartierino blatta, Sabrina Oppo, Gigliola Lai, Veronica Muntoni, Pinuccia Marras, Raffaela Carcangiu, Pietruccia Bassu, Giovanna Boscani, Martina Cara, Manuel Casati, Francesca Casu, Francesca Cattari, Lorella Comi, Gisella Congia, Carlotta Del Giudice, Mariella Manconi, Cristina Meloni, Maria Grazia Meloni, Hana Ogawa, Silvia Pazzola, Sara Pilloni, Teresa Pintus, Paola Puccini, Chiara Pulselli, Paola Rizzu, Silvia Sanna, Valeria Secchi, Giulia Sini, Antonella Spanu, Romina Tanka, Laura Tuveri, Yukiko Yamamaga
- Curatori: Mariolina Cosseddu, Roberta Filippelli
- Generi: arte contemporanea, collettiva
- Orari: tutti i giorni dalle 17.00 alle 21.00
Comunicato stampa
Sabato 21 marzo Res Publica, in Piazza Pino Piras ad Alghero alle ore 18.00, in occasione di FEMINARTS, inaugura la mostra collettiva moi même a cura di Mariolina Cosseddu e Roberta Filippelli.
In un celebre saggio del 1928 Virgina Woolf , invitata a tenere una conferenza sulla creatività femminile, sosteneva che la condizione ideale è quella di avere “una stanza tutta per sé”. Con una piccola dose di libertà interpretativa potremo sostenere, oggi, che quella stanza è, di fatto, una condizione intima e introspettiva in cui guardarsi e ascoltarsi
Chi avrebbe detto che Karen Blixen avesse un forte tratto anoressico, lei che ha dedicato al cibo uno dei racconti più belli della letteratura del novecento? O che la stessa Virginia Woolf fosse ossessionata dalla paura di essere osservata, lei che sul proprio ritratto ha creato il mito di se stessa.
In tali possibili ribaltamenti, nel meccanismo di specchi deformanti, si può assistere allora a rovesci e travestimenti, a ostentati esibizionismi o irridenti rivelazioni. Con una ammissione: l’immagine che risulterà sarà comunque transitoria, precaria, esposta ad ulteriori metamorfosi, necessariamente incompleta. Un frammento di sé, e non è detto che sia quello giusto. E con una concessione: si può cercare se stesse in altre figure, persino in modelli così idealizzati da diventare pure astrazioni.
Vale solo una regola, nota alle donne: il senso di questa mostra è “l’essere-con”, vale a dire, parafrasando Jean-luc Nancy, “simultaneità di tutte le presenze che sono tutte le une nei confronti delle altre e tra le quali nessuna è a sé senza essere alle altre”. E’, dunque, l’ “essere singolare plurale” la forza di una condizione dove “ siamo noi stesse il senso, interamente, senza riserve, infinitamente, senza altro senso al di fuori di noi” (Nancy). Questa la consapevolezza di quaranta donne che offrono, per gioco o per amore, una inedita immagine di sé.
Infine una postilla. In quella stanza di intimità che nessuno può violare e dove è concessa qualsiasi trasgressione, la porta è chiusa a chiave. Dal di dentro.
Mariolina Cosseddu
