Mockba Underground

Informazioni Evento

Luogo
CA' FOSCARI ESPOSIZIONI
Dorsoduro 3246, Venezia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
05/10/2012

ore 18

Patrocini

L’esposizione è promossa da: Centro di Alti Studi sulla Cultura e le Arti della Russia - CSAR, Università Ca' Foscari Venezia

Generi
arte contemporanea, collettiva

Per la prima volta in Italia, in esclusiva per l’Università Ca’ Foscari Venezia, sbarcano 110 opere della Collezione Aleksandr Reznikov.

Comunicato stampa

Dal 6 ottobre al 19 novembre negli Spazi Espositivi dell’ateneo veneziano
L’ARTE NON-UFFICIALE DELLA RUSSIA
DALLA COLLEZIONE REZNIKOV A CA’ FOSCARI
INEDITA IN ITALIA MOCKBA UNDERGROUND
L’esposizione accoglie per la prima volta nel nostro Paese 110 opere della prestigiosa raccolta privata

VENEZIA - «Non avevamo una piattaforma artistica comune o degli orientamenti precisi. Si trattava solo di andare a visitare gli studi dei pittori, scambiarsi informazioni, imparare assieme. Nient’altro».
Jurij Sobolev

Solo con la scomparsa di Stalin (1953), l’avvento del cosiddetto “disgelo” e il nuovo indirizzo politico di Nikita Chruščëv, in URSS si assiste alla timida nascita di un’arte non-ufficiale. Sebbene l’andegraund si presenti come un fenomeno tanto artistico quanto letterario, in esso il ruolo primario spettò comunque agli artisti.
Il termine andegraund coincide con la variante russificata di underground e indica quel fenomeno culturale multiforme e complesso che occupa il ventennio compreso fra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, e che viene indicato con molti nomi, quali podpol’e, underground, cultura non-ufficiale, nonconformismo.

Per la prima volta in Italia, in esclusiva per l’Università Ca’ Foscari Venezia, sbarcano 110 opere della Collezione Aleksandr Reznikov nella mostra MOCKBA UNDERGROUND - Pittura astratta dal 1960, esposta dal 6 ottobre al 19 novembre 2012 presso gli Spazi Espositivi di Ca’ Foscari (Dorsoduro 3246).

L’esposizione è promossa da: Centro di Alti Studi sulla Cultura e le Arti della Russia - CSAR, Università Ca' Foscari Venezia

PRESS PREVIEW: 5 ottobre 2012, ore 12
VERNICE: 5 ottobre 2012, ore 18

Gallery fotografica al link: http://static.unive.it/salastampa/index.php?album=underground

Per meglio comprendere il carattere dirompente dell’andegraund russo degli anni ’60 sono necessarie alcune precisazioni: a) tra il 1959 e il 1962 si registra l’inizio di una sorta di “contestazione made in URSS”, tanto che si è voluto identificare nel 1961 una sorta di «’68 dei giovani sovietici»; b) la protesta investì soprattutto la vita artistica, vera anticipatrice di una pressante esigenza di cambiamento; c) le opere dei primi artisti non-conformisti rappresentano un anello di fondamentale importanza per poter comprendere la “catena evolutiva” della successiva arte russa contemporanea.

L’andegraund artistico fa capolino con la fine dello stalinismo e si sviluppa durante la “rinascita” segnata dal disgelo chruščëviano, dove coesistono – e in parte minima interagiscono – due culture differenti: ufficiale l’una, clandestina l’altra. Così come in letteratura con i samizdat, anche nelle arti figurative si andava delineando una situazione analoga e degna di grande attenzione.

Una delle indubbie caratteristiche dell’andegraund moscovita è una sorta di forte “plurilinguismo” stilistico o, riprendendo un'espressione di Viktor Pivovarov, di una «mancanza di stile». Gli artisti non-conformisti non aspiravano a far valere un dissenso politico in modo ufficiale, di gruppo: il loro era, piuttosto, un personale dissenso “linguistico”, che si traduceva nel “semplice” desiderio di poter usare una lingua diversa da quella ufficiale. Non si configura così alcun “eclettismo”: ogni artista lavorava infatti in modo del tutto autonomo, per cui era molto difficile entrare in comunicazione con gli altri, e inoltre ognuno sceglieva spesso di mettere al centro della propria arte se stesso.

Più vivace di quella ufficiale, la vita culturale dell’andegraund si sviluppa e resiste in luoghi “privati”: nelle cucine, negli appartamenti in coabitazione (kommunalki) e negli studi dei pittori. Questi divengono i “luoghi” deputati alla lettura, alla discussione, all’esposizione, all’incontro “carbonaro” con gli ospiti stranieri che acquistavano e portavano in Occidente le opere dei non-conformisti.

L’espressione più compiuta di questo ripiegamento nel privato dello spazio abitativo avviene all’interno di un territorio collettivo per definitionem: la kommunalka. I pittori sono i primi a confinarsi nello spazio di una stanza di proporzioni normalmente non ampie e, così facendo, materializzano in un certo qual modo l’idea – così tipica dell’avanguardia degli anni ’20 – della žiznetvorčestvo, ossia la “creazione della vita”. Anche il tipo di creatività abbinata a questo spazio può definirsi domestico: gli artisti non-ufficiali evitano dichiarazioni retoriche e roboanti, per coltivare semmai una sorta di distaccata autoironia anche nei confronti del loro stesso “neo” o “pseudo” avanguardismo. Sul piano operativo, a questo punto, fondamentale diviene la ricerca di un modello, lo studio di un modello, per fornirne una stilizzazione da contrapporre al linguaggio stilistico ufficiale. La reazione a un lungo periodo di orientamento unico fece sì che gli artisti si dividessero in una moltitudine di gruppi dalle tendenze diversissime e manifestamente (e orgogliosamente) indipendenti.

A Mosca si erano formati alcuni gruppi che riunivano artisti e scrittori. L’abitudine di farsi reciprocamente visita era invalsa, ma le varie formazioni rimanevano piuttosto impermeabili fra loro, impegnate come erano a coltivare la propria specificità, ad attenersi alle proprie abitudini, a rifarsi ai propri miti letterari e pittorici, a formulare un proprio linguaggio. Da ciò sarebbe tuttavia sbagliato concludere che ogni circolo avesse un programma artistico o che fra tutti i membri vigesse una identità di metodi e di mezzi di espressione artistica. Tutt’altro: si trattava innanzi tutto di luoghi in cui scambiarsi informazioni e, attraverso gli altri, “istruirsi” o crearsi una cultura alternativa a quella ricevuta negli istituti o nelle università, ossia nella dimensione ufficiale.

Ciò spiega l’assenza totale di manifesti, programmi e dichiarazioni di principio provenienti da questi gruppi, cosa che differenzia in modo sostanziale la vita artistica dell’andegraund da quella dell’avanguardia d’inizio secolo.