Michelangelo – Crocifisso
Durante le imminenti feste pasquali, il Polo Museale fiorentino avrà un oggetto d’arte in più da mostrare ai visitatori: sarà esposto nella Cappella del Podestà del Museo Nazionale del Bargello il Crocifisso in legno di tiglio policromo attribuito a Michelangelo e acquistato dallo Stato Italiano nel 2008 dall’antiquario torinese Giancarlo Gallino.
Comunicato stampa
Durante le imminenti feste pasquali, il Polo Museale fiorentino avrà un oggetto d’arte in più da mostrare ai visitatori: da domani sarà esposto nella Cappella del Podestà del Museo Nazionale del Bargello il Crocifisso in legno di tiglio policromo attribuito a Michelangelo e acquistato dallo Stato Italiano nel 2008 dall’antiquario torinese Giancarlo Gallino.
L’opera trova così definitiva collocazione nel museo fiorentino a distanza di 8 anni da quando, la sera del 9 aprile 2004, in coda al Tg1 delle 20, era stato per la prima volta mostrato agli italiani, contestualmente alla proposta d’attribuzione al giovane Michelangelo da parte di un gruppo di studiosi ed esperti.
Da quel momento il Crocifisso – che misura 41,3 x 39,7 centimetri – è stato protagonista di una prima mostra al Museo Horne di Firenze nel 2004, quindi di un accostamento all’Autoritratto di Leonardo da Vinci alla Biblioteca Reale di Torino nel 2006; poi, una volta acquisito dallo Stato, tra la fine del 2008 e l’inizio del 2010, è stato esposto in varie città italiane (Roma, Trapani, Palermo, Milano e Napoli). Solo a quel momento il Crocifisso è stato ricoverato nel Laboratorio di restauro della Soprintendenza fiorentina per essere accuratamente ispezionato e sottoposto a una manutenzione straordinaria comprendente anche alcuni lievi restauri.
Al termine di questo intervento, nel dicembre del 2011, sul Crocifisso è stata effettuata una tomografia computerizzata a raggi X nel Laboratorio di Diagnostica per immagini dell’Azienda Ospedaliera di Careggi, che ha fornito nuovi importanti elementi di approfondimento sulla conoscenza del manufatto.
Si giunge così al 4 aprile 2012, data in cui il Crocifisso attribuito a Michelangelo è definitivamente collocato al Bargello. È un momento importante sia per la comunità scientifica sia per i visitatori di tutto il mondo che da domani, in una teca climatizzata di vetro, potranno ammirare il Crocifisso da ogni punto di vista. Per l’occasione la soprintendente Cristina Acidini ha introdotto i contributi di tre esperti.
Nell’intervenire all’odierna presentazione, il professor Giancarlo Gentilini - ordinario di Storia dell’arte moderna a Perugia e che già prima del 2004, insieme ai compianti Umberto Baldini e Luciano Bellosi, aveva avanzato l’ipotesi di attribuzione a Michelangelo – illustra i perché di quella proposta, puntando sulle fonti e sulle analogie, mettendo in forte dubbio che il Crocifisso in legno di tiglio policromo possa essere l’esempio di una produzione “seriale” soprattutto perché “la forte inclinazione della testa […] fu inventata durante la lavorazione, mentre negli altri (crocifissi, ndr) risulta la riproposizione di un modello già codificato”.
Un altro contributo importante per la conoscenza dell’opera viene dall’intervento del profesor Marco Fioravanti, docente di Tecnologia del legno alla Facoltà di Agraria di Firenze. Già dalle prime osservazioni effettuate nel 2004 era stato rilevato che “la figura del Cristo non è stata ricavata scolpendo un unico blocco di legno” ma è il risultato dell’”assemblaggio di almeno due parti distinte con dimensioni molto diverse”; che “nella metà inferiore della testa è presente un inserto cuneiforme in legno” che ha “conferito una diversa e più accurata inclinazione del Cristo morente”; che “nessuno dei confronti fino a oggi eseguiti su sculture comparabili con quella michelangiolesca per epoca e dimensione ha evidenziato caratteristiche strutturali simili”. Nella seconda fase di studi condotti nel laboratorio di imaging a Careggi nel dicembre 2011, tramite l’utilizzo di speciali software, è stato possibile rimuovere virtualmente la policromia superficiale e gli strati della preparazione, ottenendo così la visione dello scolpito in legno che ha rivelato l’alta qualità e confermato la “raffinata e veritiera riproduzione della muscolatura del corpo che l’artista ha inteso riprodurre” leggibile “non solo sulla superficie decorata ma già sul modellato in legno”.
L’ultimo intervento è stato proposto dal professor Massimo Gulisano, ordinario di Anatomia Umana alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze che, insieme al dottor Pietro Antonio Bernabei, in passato aveva effettuato l’esame anatomico su due opere “certificate” di Michelangelo: il Crocifisso ligneo di Santo Spirito a Firenze e il David della Galleria dell’Accademia. Dal confronto tra le varie analisi, Gulisano ha tratto una serie di analogie – riguardanti che il Crocifisso esposto da domani al Bargello - grazie alle quali ha potuto affermare che Michelangelo “conosceva alla perfezione l’anatomia umana per diretta e prolungata esperienza settoria e che aveva una grandissima capacità di rappresentarla con precisione, partendo dall’identificazione dei punti di repere e lavorando poi ‘per levare’”. Non solo: “si serviva della conoscenza anatomo-funzionale dell’apparato locomotore per rappresentare l’inerzia o il movimento del corpo, il suo cedere alla forza di gravità o il suo contrastarla. Anche artisti che hanno un’ottima conoscenza pratica dell’anatomia non lavorano con questa sequenza operativa e concettuale”.
In conclusione, con questi contributi si sono dunque offerti ulteriori elementi di riflessione a proposito del Crocifisso che potrano essere discusi nell’ambito del confronto scientifico.