Memory As A Living Matter

Informazioni Evento

Luogo
SALA U. VERUDA
piazza Piccola, 2, Trieste, Italia
Date
Dal al

dal 4 febbraio 2017 al 5 marzo 2017; dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.30. Visite guidate gratuite tutti i venerdì e sabato dalle 17.00 alle 19.00 (in questo caso è gradita la prenotazione a [email protected])

Vernissage
04/02/2017

ore 18

Generi
arte contemporanea, collettiva
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La Ong IoDeposito presenta Memory As A Living Matter/la memoria della guerra attraverso la materia; Artisti internazionali per una reinterpretazione dell’oggetto bellico.

Comunicato stampa

In collaborazione con il Comune di Trieste e con la Regione Friuli Venezia Giulia, la Ong IoDeposito presenta Memory As A Living Matter/la memoria della guerra attraverso la materia; Artisti internazionali per una reinterpretazione dell'oggetto bellico. Il vernissage, organizzato per sabato 4 febbraio alle ore 18.00 presso la sala Umberto Veruda in Piazza Unità (Ts), alzerà il sipario sulle opere in esposizione e sarà seguito da un breve talk con gli artisti presenti. La mostra-evento sarà fruibile gratuitamente nella prestigiosa location fino a domenica 5 marzo ed appartiene alla terza edizione dell'ampia rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata da IoDeposito e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

Poco si è discusso sulla rappresentazione della guerra nei musei e sui simboli da essa adottati: da una parte, resiste ancora una museografia risorgimentale che fa dell’oggetto bellico uno strumento didascalico; dall'altra parte, ne emerge una a contraltare che si avvale di proiezioni video e nella quale l'oggetto bellico diventa giocoso e, forse, ammutolito e privato della sua crudeltà. La mostra Memory As A Living Matter sembra prospettare una terza via nella rappresentazione dell'oggetto di guerra, tentando una inedita “museografia d’artista”: poche opere e povere nei materiali (dunque essenziali e quasi nude nella loro esposizione) eppure così potenti nell’espressione da sprigionare significati universali, capaci di risvegliare la memoria collettiva e di portare il visitatore a contatto con l’esperienza di chi ha vissuto il conflitto (risuonando quei retaggi latenti che si sono stratificati nel nostro DNA).
Protagonista dell'esposizione è dunque la rivisitazione dell'oggetto bellico, la quale corre lungo due direttrici parallele appartenenti a due prospettive sensoriali e percettive opposte. Per la prima, si hanno opere composte da materiali “forti” (ferro, cemento, oggetti di uso comune, ready made e objets trouvé), orientate ad un messaggio di denuncia della violenta insensatezza della guerra. Per la seconda invece, opere create con materiali delicati e potentemente organici (carta, legno bruciato, cenere, grafite, gusci d’uova) che deperiscono e sfumano sotto gli occhi del visitatore, disvelando le conseguenze della guerra non solo attraverso la trasmissione del senso di vuoto (e assenza), ma anche per mezzo dell’idea di fragilità e vulnerabilità di ciò che resta dopo il conflitto. Due chiavi di lettura custodite nella produzione degli artisti contemporanei i quali, pur provenendo da diversi territori -dall’Italia alla Romania, dal Belgio al Canada, dalla Slovenia alla Cambogia-, sono tutti eredi di un doloroso passato di guerra, soprattutto in connessione ai conflitti mondiali. «Sono molto interessato a come le crisi sociali si situino e interagiscano con la struttura della quotidianità di tutti i giorni: attraverso la fruizione dello spettatore, l'arte appartiene a tutte le tre sequenze temporali -passato, presente e futuro» spiega Boris Beja, artista coinvolto nella mostra. Proprio in virtù di questa linea, anche l'organizzazione spaziale dell'allestimento ricopre un ruolo funzionale, concepita al fine di coadiuvare la ricettività dei visitatori nei confronti del diversificato bagaglio di significati ed emozioni. In qualsiasi punto della mostra ci si trovi, si sarà sempre circondati da un universo materico in bilico tra la fredda e pesante materialità e la fragile evanescenza: attorniati da opere fatte con i resti della guerra e da opere che, invece, ne materializzano i lasciti inespressi.