Marta Czok – Dietro le quinte

Informazioni Evento

Luogo
ORATORIO BEATA VERGINE DEL ROSARIO
Via Roma 44, Limena, Italia
Date
Dal al

16.00 - 19.00 tutti i giorni escluso il lunedì

Vernissage
11/05/2013

ore 18

Artisti
Marta Czok
Generi
arte contemporanea, personale
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Dietro le quinte è un titolo quanto mai emblematico e attuale. Quando un artista è un grande artista il suo lavoro è un’utile chiave di lettura delle trasformazioni sociali e politiche del contemporaneo in cui agisce ma, nel caso di Marta Czok, direi che la grande artista è stata quanto mai profetica. Marta Czok ha due grandi doni: sa vedere e sa dire.

Comunicato stampa

“Dietro le quinte è un titolo quanto mai emblematico e attuale. Quando un artista è un grande artista il suo lavoro è un'utile chiave di lettura delle trasformazioni sociali e politiche del contemporaneo in cui agisce ma, nel caso di Marta Czok, direi che la grande artista è stata quanto mai profetica. Marta Czok ha due grandi doni: sa vedere e sa dire. Vede il passato e quindi necessariamnete il futuro – io lo ricordo sempre che senza memoria non possiamo capire il presente e intervenire sul futuro – e sa dire le cose come stanno. Questa sincerità del dire mi ha veramente colpito. Marta Czok usa la satira, ci fa sorridere, ma è un riso molto amaro quello che ci lascia in bocca. Per Czok stiamo vivendo una terza guerra mondiale: economica. Io credo che i dipinti di Czok portino chiarezza sul momento tragico e drammatico di questa deriva sociale, economica, dei valori. Sono dipinti che, più che guardare, noi tutti dovremmo ascoltare”.
Stefano Toubai, Assessore alla Cultura del Comune di Limena e direttore artistico della mostra.

Da sempre i conflitti sono al centro delle tematiche affrontate da Marta Czok. Alla base di questo interesse c'è la storia personale di Czok. L’artista è nata in Libano nel 1947 da genitori polacchi, già prigionieri dei sovietici dal 1940, poi emigrati a Londra al termine del conflitto. È qui che Marta Czok è cresciuta e ha terminato i suoi studi artistici, prima di trasferirsi in Italia. Il suo lavoro, di conseguenza, è un evidente risultato dell’unione di queste tre influenze culturali diverse che insieme danno un respiro europeo alle sue opere. Le vicende belliche e i loro effetti sulle nostre vite sono apparsi ripetutamente nei suoi dipinti. Ma la sua analisi più spiccatamente rivolta alla guerra è iniziata usando il filtro della satira: lo strumento più prezioso in mano all’uomo, e all’artista in particolare, per trasmettere la drammaticità di ciò che non si può dire. Attraverso la satira l’artista racconta i conflitti ma soprattuttosvela i giochi di potere - economici, politici, sociali - che sono dietro a ogni guerra. E che hanno come vittime principiali, da sempre, soprattutto i deboli, gli indifesi e i bambini.

Di giullari, re e stregoni

I nuovi lavori di Marta Czok si inseriscono a pieno titolo nella poetica dell'artista che da sempre indaga tematiche sociali e umane legate ai temi della storia. In questi nuovi lavori si coglie fortemente l'auto-eredità concettuale dell'artista: una via imboccata da Marta Czok con coraggio e che si spinge verso una metaforizzazione del dipinto, che diventa quindi rappresentativo della sua critica sociale. Marta Czok ci ha abituati alle campiture profonde da cui sorgono pochi elementi allegorici che ci trasportano in dimensioni spazio temporali storicamente precise e contestualizzate ma sempre dall'artista “attualizzate”.
V'è, però, in questi nuovi dipinti di Czok, un ritorno alla complessità scenica del dipinto che ricorda l'approccio figurativo più “barocco” dell'artista. Sono di nuovo molti i personaggi che tornano a popolare la trama narrativa dei dipinti di Czok, eppure sembrano trovare ora il perfetto equilibrio - una sezione aurea - tra preponderanza linguistica e concettuale del segno e lo spazio del colore che incornicia e chiosa il concetto scenico. Da questo esattissimo stilema si snoda la parola del dipinto di Czok che, proprio perché contemporanea, cala nell'immortalità della parabola e del mito la sua eco odierna.
Così ci parlano ad esempio Turning Wine into Water, Notes from Wall Street, N.Y e l'esilarante Peace Makers dove su sfondo oro, tanto oro ( ma non è tutto oro quello che luccica, vero Marta? ) si stagliano in campiture grigie i grigi uomini contemporanei, in giacca e cravatta e i volti giullareschi e grotteschi. Le Nozze di Cana vengono riattivate miticamente da Czok grazie al suo corrosivo sguardo contemporaneo, traslate in disarmante grettezza.
I miracoli non esistono e se qualche mago (della finanza?) li realizza ancora, lo fa a scapito degli altri. A scapito del bene comune. È luce quella che sgorga dalla anfore nascoste e ad appannaggio di pochi eletti, dei miracolati. Come a dire che ci stanno privando anche di quella, della luce della nostra anima, del nostro spirito. Giullari, Re e Stregoni cuociono strani intrugli nel pentolone della democrazia: esperimenti che non andranno di certo a buon fine.
In Citizen Juice abbiamo la spremitura dei cittadini: uomini costretti a riversare in macchine diaboliche ( il sistema, la burocrazia, le assicurazioni, le tasse, le banche?) la loro essenza, il loro lavoro, i loro risparmi. Il distillato di questa spremitura è nettare squisito che solletica con allegria il palato dei potenti incoronati dal sistema economico – politico. Loro sollazzo è bersi l'anima dei cittadini.
La cifra stilistica di Czok raggiunge poi altissimi vertici alchemici in quadri come The tax man, ad esempio, laddove i personaggi e l'azione si danno in relazione al rebus. Un enigma sintattico che nasconde un'analisi feroce e suggella l'intenzionalità profonda di Czok: aderire a una rappresentazione che va al di là della simbologia e ci suggerisce, piuttosto, una lettura critica. O criptica. Un codice da decifrare. Difficile oggi orientarsi nel labirinto delle menzogne del rating, degli spread e della finanza: sono mondi fatti di parole difficili, inaccessibili a chi è solo un'anima da spremere. Così Czok con la sua enigmistica fa il verso a un linguaggio autoreferenziale, spregiudicato, finto, che non capisce nessuno, che non si fa capire da nessuno. E ancora una volta lo ridicolizza. Usando le stesse stolte e ridicole armi del nemico. Ma con la sua pungente ironia, con la sua delicatezza, con la sua generosità. Sì, perché Marta descrive il buio ma lo fa come portatrice di luce e speranza.
Come ci dice in The Me-me Tree: a tutta questa egoica sete di possesso, a tutto questo rubare e ingannare... ci sarà fine. Basta che scoppi la bolla finanziaria di questa marcia economia e i titoli gonfiati, le speculazioni, i baroni... svaniranno nel nulla. Inghiottiti da quel nulla che rappresentano.

Testo critico di Barbara Codogno