Maria Amalia Cangiano – Spiralis
SPIRALIS presenta un ciclo di opere dedicate al simbolo ancestrale delle spirali e offre spunti interessanti per mettere in risalto le caratteristiche ancora inesplorate del lavoro artistico di Maria Amalia Cangiano.
Comunicato stampa
Stefanella Sposito
SPIRALIS presenta un ciclo di opere dedicate al simbolo ancestrale delle spirali e offre spunti interessanti per mettere in risalto le caratteristiche ancora inesplorate del lavoro artistico di Maria Amalia Cangiano.
Già da tempo l’artista conduce una ricerca interiore sulle suggestioni del centro, come fulcro prioritario dell’esistenza. In questo ciclo sdrammatizza i suoi pensieri concentrici in un racconto per piccole immagini, le incolonna come tessere di un mosaico scomposto e disordinato, in una sequenza ad andamento continuo che si snoda in giochi vorticosi. L’impiego di colori caldi accostati a materiali brillanti suggerisce la predilezione per un’estetica della contaminazione, dove il riciclo tessile “ad arte” trova una sua contemporanea collocazione. Infinite qualità materiche si liberano da minuziosi ritagli di stoffa.
Sfumature tattili e visive compongono un puzzle articolato sullo sfondo di grandi dischi piatti, dove predomina l’assolutismo del metallo. Dalle spirali si sprigiona un’energia emozionale intrigante, che si fa strada tra preziosismi bizantini e arte povera.
Forza e fragilità, trovano in esse il loro punto d’equilibrio, come opposte tendenze in fluido divenire, che catalizzano l’attenzione dell’osservatore. Figure umane o animali si susseguono come comparse, in un universo d’oro, d’argento o rame. Recano tutti la traccia trasversale di un’acuta sensibilità umana.
Un sentire contemporaneo perfettamente calato nel reale, scivola con ironia nella spiraliforme dimensione spazio-tempo. Tra le sagome dell’opera “Vivere” riconosciamo uomini o e donne impegnati nelle laboriose coreografie della vita. Individuiamo neonati, adolescenti o anziani, colti nei loro atteggiamenti quotidiani e minuziosamente abbigliati con ritagli di tessuti veri.
Il dettaglio tessile ha un ruolo assai significativo, perché marca un dato di realtà. La stoffa che riveste i corpi testimonia l’esistenza di un vissuto e le diverse fogge d’abito ne esplicitano i tratti individuali. Riuso e riclico dei ritagli, provenienti da indumenti un tempo in uso, fanno da filo conduttore concreto nella ciclicità esistenziale.
Sappiamo che avremmo potuto incontrarli ieri, oggi… forse ascoltare le loro voci e interagire con i loro stati d’animo. SPIRALIS, dunque: quante storie contiene il popoloso puzzle umano di una spirale?
La propria appartenenza di genere: una femminilità declinata in ogni plausibile sfaccettatura, è un altro tema meditativo della Cangiano.
Presenze che abitano latitudini geografiche distanti, si esprimono in lingue diverse, sfilano incolonnate in un movimento concentrico, disciplinato da regole matematiche. Non sono che figurine applicate a collage e dipinte: studentesse, nonne, impiegate, ballerine, avvocatesse, infermiere, scrittrici, casalinghe, insegnanti, prostitute…Donne della porta accanto e, al tempo, icone stigmatizzate nei propri ruoli, pronte a scandire con lievità rassicurante lo svolgersi degli eventi esistenziali. “Ho scelto una struttura spiraliforme perché con uno svolgersi ripetitivo e un ancoraggio al centro, rappresenta un movimento di emancipazione. In quanto donna le riconosco una valenza fecondatrice: energia vitale che si libera verso immaginifici percorsi creativi” afferma Maria Amalia Cangiano. “Da artista la percepisco come forma di dilatazione che suggerisce sempre l’estensione del potere femminile”. Come non riesumare la mitica Dea dei Serpenti, emblematica immagine dell’eterno femmineo nella civiltà minoico-cretese? Le statuette la ritraggono con due serpenti avviluppati intorno alle braccia, come monili a forma di spirale.
SPIRALIS, dunque quasi si trattasse di un “plurale inventato”, coniato a moltiplicare un’idea che di per sé si espande e si moltiplica in modo autonomo… un simbolo forte, …“che c’introduce in una dimensione spazio-temporale aerea, come il gesto cadenzato all’interno della danza.” aggiunge M. Amalia Cangiano, nel descrivere “Ballando Ballando” una delle sue opere su fondo oro, utilizzata come icona in una rassegna-spettacolo della coreografa Federicapaola Capecchi. “Tra ritmo e ciclicità, è un istante che rimane un po’ sospeso, intimo, soggettivo, che può durare un attimo o un’eternità. Come avviene nella meditazione attraverso la contemplazione di un mandala ” sostiene l’artista, rifacendosi alle proprie esperienze nella pratica buddista.
Come altri mandala, la spirale integra sicuramente un aspetto mistico, accostata spesso alla simbologia del viaggio interiore. Nei giardini Zen, la concentrazione più totale si ottiene proprio con la creazione di solchi concentrici impressi sulla sabbia dal rastrello, che creano un percorso uniforme e senza interruzioni. In queste immagini ritroviamo la spirale come segno evolutivo di crescita e rinnovamento e forse anche di mistero. Anche nelle opere della Cangiano ci sono presenze allegoriche che forse non sono mai esistite, ma che comunque abitano i nostri ricordi: demoni o angeli che si dibattono nei meandri della trasgressione, streghe o fate che oscillano tra virtù e carnalità, secondo un percorso a doppia spirale, quasi una mappa per segnare il proprio territorio e al tempo stesso connettersi con l’infinito. “E’ al simbolo dell’infinito che mi piace ricollegarmi quando penso a SPIRALIS” conclude appunto Maria Amalia Cangiano.