Margherita Levo Rosenberg – La fatica della luce

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO EBRAICO
Vicolo Salomone Olper 44, Casale Monferrato, Italia
Date
Dal al

08.30 - 12.00 (su prenotazione)

Apertura straordinaria dal 20 al 23 dicembre dalle 17.30 alle 19.00

Vernissage
18/12/2011
Contatti
Email: m.levo.rosenberg@fastwebnet.it
Artisti
Margherita Levo Rosenberg
Curatori
Elisabetta Rota, Elio Carmi
Generi
arte contemporanea, personale
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Mostra d’arte contemporanea.

Comunicato stampa

Rovistando in una soffitta ho trovato un documento con alcuni versi anonimi in endecasillabi e una miriade di versi della Divina
Commedia, barbaramente sparpagliati.
Ho deciso di trasformare il ritrovamento in un’installazione d’arte contemporanea alla quale ho dato il titolo “Se Dante e il vento ed io”
– mi piace giocare soprattutto sull’ambiguità di quell’”ed io” che, con un piccolo spostamento di spazio potrebbe diventare “e dio”,
ovvero il riferimento ad una forza imponderabile…. – e di condividere con il Museo Ebraico di Casale Monferrato questa scoperta.
Ne è scaturita una mostra – LA FATICA DELLA LUCE - titolo mutuato dall’omonimo candelabro di Chanukkàh, creato per il museo,
e che sintetizza sia il sentimento dominante che mi ispira la festa di Chanukkàh - che nella tradizione ebraica rievoca il miracolo
della tenuta della luce dopo la minaccia della distruzione del tempio - sia il sentimento ispirato dalla scoperta del terribile scompiglio
subito da un’antica e incredibile opera letteraria, talmente rigorosa nei contenuti e nella forma da essere diventata tradizionalmente
un paradigma insuperato di struttura letteraria e compendio etico.
Per conferire un nuovo “ordine” allo scompiglio dell’opera dantesca ho trascritto i versi su sottili strisce di pellicole radiografiche
trasparenti di colore azzurro grigiastro e li ho raccolti in trentatré fasci che ho progettato in un’installazione secondo la struttura di tre
nuove costellazioni, non ancora scoperte al tempo di Dante; Orue, Lodràlo e Gràvia
Fa parte della mostra anche un’opera dal titolo “La selva oscura”, una sorta di cespuglio di pellicole radiografiche blu notte,
impressionate di corpi umani,installata all’ingresso, sui due lati della porta, che costringe i visitatori a sfiorarla passandovi nel mezzo.
Penso che questo nostro tempo, minacciato dalla paura e dai suoi fantasmi, abbia bisogno di una riflessione su quanto possa
essere facile, nelle difficoltà, perdersi nella “selva oscura”; “perdere il lume” della ragione.
.
Un video evoca l’evento raccontato nella poesia di questa donna sconosciuta che mi ha fatto dono di questi reperti e di questa
storia.
Già era notte fonda quando Dante,
temendo quello vento forte scuro,
raggiunse me nel sogno qual viandante
pregandomi dell’ovra por sicuro.
Periglia l’arginar, ch’è sua tragedia,
e l’ordine trovar già fu sì duro,
che regge lo sonar di sua Commedia,
naufraga ‘n mare immenso d’i volgari,
tra tomi titolati contra tedia,
ove piccioli stan per grandi mali.
e l’omo per confuso più non vede
che nove Muse fann’i commensali,
e tutto que’ che legge eguali crede,
tanto li strali fondan dentro ‘l core
che l’omini d’uom cacciator son prede.
Ed io che son del sonno nel torpore
scatto come chi prende gran paura,
vedendo ‘l volto suo di gran dolore,
corro dove si giace in l’erba scura
ma ‘l vento mi precede con talento
tosto perch’io veda esta sciagura.
Ahi quanto dur’è dir dolor ch’i’ sento,
che tutto ‘ntorno vo’ cogliendo versi
e qua e là correndo serbar tento
ma pioggia bagna già tutti dispersi
che son perduti omai di lor sequenza
sperando che non sien per parte persi.
Accorta di servarne la semenza
n’accolgo tanti fasci presto, presto,
pur l’occhio non ne trovi conseguenza.
A voi convien trovar la somma e ‘l resto