Manuela Menici – La casa nomade
La CASA NOMADE di Manuela Menici dà inizio ad un nuovo ciclo che vedrà MOO ospitare non più soltanto le opere ma anche l’artista e “la sua casa”.
Comunicato stampa
MOO nasce nel 2013, in questi anni è stato un luogo di ricerca che ha permesso di creare relazioni fra arte, oggetti e design. Il nome deriva da un sistema di realtà virtuale in cui più utenti erano connessi contemporaneamente in un ambiente condiviso, contenente stanze ed oggetti, all’interno del quale era possibile interagire. MUD Object Oriented, reliquia informatica di tempi lontani rappresenta una finestra a bassa risoluzione e ad alta immersione, un anticipazione di quello che oggi è il Metaverso.
Dopo uno stop d’ascolto e di silenzio, uno stato di inattività che ci ha condotto comunque al cambiamento, MOO riparte oggi con una nuova idea di mostra, un'occasione in cui l’artista, tramite gli oggetti, può raccontare la propria identità, la propria memoria, il proprio mondo.
La CASA NOMADE di Manuela Menici dà inizio ad un nuovo ciclo che vedrà MOO ospitare non più soltanto le opere ma anche l’artista e “la sua casa”.
Questa idea nasce sicuramente dal lungo periodo di isolamento forzato che abbiamo vissuto nel quale la casa è divenuta, nel bene e nel male, il nostro centro di gravità.
Sarà l’artista a trasferire un piccolo tesoro di oggetti raccolti con accuratezza, per ricostruire qua una parte del suo mondo da condividere con noi. La casa fa parte della nostra vita: è la nostra famiglia, il nostro mondo, il luogo dove ognuno di noi si sente davvero libero, sé stesso.
Manuela Menici nasce a Prato nel 1977.
Ha esposto in gallerie e istituzioni internazionali, tra cui il Giardino di Daniel Spoerri e Villa Romana a Firenze. Ha partecipato alla 54^ Biennale d’Arte di Venezia nel Padiglione delle Accademie. Il suo lavoro possiede una poetica molto centrata sul sé e sull’identità di genere, confrontandosi contemporaneamente con l’estetica e il linguaggio new dada del recupero e del ricircolo di oggetti già vissuti. L’assemblaggio di stoffe diventa arazzo in una prospettiva neo dèco che presuppone forma e regolarità all’interno di una ricerca di concentricità.