Luciana Esqueda / Selma Guisande

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO D'ARTE MODERNA UGO CARA'
Via Roma 9, Muggia, Italia
Date
Dal al

da martedì a venerdì 17.00-19.00
sabato 10.00-12.00 e 17.00-19.00
domenica e festivi 10.00-12.00

Vernissage
01/03/2012

ore 18.30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Luciana Esqueda, Selma Guisande
Curatori
Maria Campitelli
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Mostra doppia personale delle artiste messicane Luciana Esqueda e Selma Guisande, rispettivamente coi progetti “Homo sapiens” e “Reflejo”.

Comunicato stampa

MUGGIA - Giovedì 1 marzo alle ore 18.30 inaugura la doppia personale delle artiste messicane Luciana Esqueda e Selma Guisande, rispettivamente coi progetti "Homo sapiens" e "Reflejo", presso il Museo d’Arte Moderna Ugo Carà di Muggia. La mostra, curata da Maria Campitelli, con la collaborazione di Manolo Cocho e Aldo Flores, è organizzata da GRUPPO78-International Contemporary Art e dall’Assessorato alla Cultura e alla Promozione della Città del Comune di Muggia, e va ad inserirsi nel fitto calendario 2012 delle esposizioni del progetto PRACC (Progetto Arte Contemporanea Museo Carà).
Questa mostra fa anche parte di un progetto più grande ed ambizioso, denominato PONTE INTERNAZIONALE di ARTE CONTEMPORANEA ITALIA MESSICO che ha come obiettivo lo scambio tra i due paesi sul terreno dell’arte contemporanea, avendo come referente in Italia Trieste, in particolare la cittadina di Muggia (TS), in quanto proprio qui, presso il Museo Carà, è nata la prima mostra, nel 2010, quella "GEOGRAFICA, arte de la tierra" di Manolo Cocho, promossa dal Gruppo78 che innescò questo reciproco movimento di forze creative ed organizzative tra i due paesi. L'associazione infatti in Messico ha già avviato l’organizzazione, con svariate collaborazioni sia pubbliche che private, di una mostra che accoglierà, come primo passo, gli artisti del Gruppo78 a Città del Messico, a Oaxaca e a Monterey mentre nel contempo qui a Trieste si sta lavorando per ospitare una trentina di grandi artisti messicani - auspicabilmente al Magazzino 26 - molti dei quali operano a livello internazionale, sostenuti da importanti collezionisti. Tra questi Luis Vazquez, la cui collezione, con 1000 e passa opere, soprattutto messicane, porta il suggestivo nome di "Salon des Aztecas". A rafforzare lo scambio tra le due diverse realtà, triestina e messicana, un ineludibile anello di congiunzione è ancor sempre costituito dalla vicenda di Massimiliano d’Austria che andò a morire in Messico, dopo essersi costruito a Chapultepec, nel cuore di Città del Messico, un altro nido d’amore, ancor più suntuoso e vasto di quello di Miramare, in qualche modo evocativo del modello triestino, ora Museo della Storia. C’è dunque un curioso legame sotteso che unisce queste due realtà così lontane al di là di un reciproco desiderio di conoscenza e di confronto nell’ambito specifico dell’arte contemporanea.
La mostra delle due giovani artiste messicane al Museo Carà, è un altro anello di questa catena culturale instauratasi tra Trieste e il Messico.

LUCIANA ESQUEDA espone il progetto HOMO SAPIENS accompagnandolo con una espansa autopresentazione pubblicata nel rispettivo catalogo, e a sua volta collegata al web-site dove la stessa presentazione si accende di illuminazioni, si anima nel movimento, intensifica le cromie trapassate dalla luce. In essa Luciana Esqueda fa confluire gli aspetti fondanti del suo pensiero sulla realtà e le sue letture, conseguenti alla nuove prospettive scientifiche, sulla società d’oggi, sull’arte, sul passato e sul presente, sulla razionalità umana, dall’inizio della consapevolezza, in relazione alla violenza. Ecco la violenza è un punto cardine nel suo eloquio e nel suo operare artistico. La violenza perpetrata dell’umanità contro se stessa e contro l’ambiente che la circonda. Un’indignazione stupefatta sgorga dalle sue parole, in considerazione della qualità socio-politica del nostro tempo, permeata di molteplici negatività.
E un ritaglio importante in questo irrompere di considerazioni, è riservato alla web-art, l’arte in rete che meglio rappresenta la contemporaneità, che permette la comunicazione con l’intero pianeta, e produce un immaginario immateriale, la dimensione "spettrale" come la definisce l’artista. Si contrappone alle immagini generate dai mezzi fattuali pur mantenendo il loro intrinseco valore simbolico. E alla fine il lancio di un progetto concreto, quello del mais nel tentativo di risanare i danni provocati alla natura con le sofisticazioni transgeniche o speculative, ritornando ai riti arcaici della terra in una simbiosi tra processo naturale e sviluppo artistico, alimentata da un linguaggio simbolico elementare che è poi quello della pittura di Luciana Esqueda, qui esposta per la prima volta in Italia.
Cioè immagini ritagliate in silhouettes bidimensionali, colori compatti e uniformi. Simboli di guerra accostati a bambini indifesi, simboli dello strapotere economico, rappresentati in modo goffamente ironico ("El todo poderoso"). E si rivela ancora l’indignazione, la denuncia e la protesta condotte con i mezzi nobili della cultura e dell’arte.

SELMA GUISANDE ha dato il nome di REFLEJO (Riflesso) alla sua prima mostra italiana. Discende da un’opera così intitolata (2010) che in qualche modo riassume e rappresenta le modalità operative e concettuali del lavoro di Selma Guisande. Vi compare l’individualità e la coralità e nello stesso tempo il "frammento" che si distacca dall’unità, e che appare un po' come il segnale del nostro tempo postmoderno.
Il discorso che Selma Guisande porta avanti con le sue sculture è complesso: affonda spesso le radici nella storia – quella straordinaria e multiforme stagione precolombiana, che affiora ancor sempre nell‘attuale cultura messicana – ma si confronta subito con il contemporaneo, con la quotidianità. La dualità, come afferma la stessa artista, è la matrice del suo percorso artistico, i binomi tra loro contrastanti, come anche nella scelta dei materiali – fotocopia e pietra, ceramica e fili e chiodi… – sottendono binomi concettuali; ossia la contrapposizione di concretezza e virtualità, bidimensionalità e tridimensionalità, dentro-fuori… presentando un quadro composito e ambivalente, entro cui si compone la relazione con l'"altro". Un altro elemento che colpisce subito nel lavoro di Selma Guisande è la riduzione della figura umana a silhouette. Cioè la "semplificazione" che sembra voler facilitare l’incontro con il pubblico. La silhouette e lo spazio sono i due elementi basilari su cui si fonda il linguaggio liberamente plastico di Selma. Uno spazio che a volte si materializza tra le forme corporee – espresse in fotografie, stabilendo dei "vuoti" e ribadendo la compenetrazione del dentro/fuori, della presenza/assenza. Il contingente e l’universale coesistono nel lavoro di Selma Guisande e la dimensione temporale si condensa in un spazio dell’uomo con il fine ultimo di conciliare gli opposti per raggiungere l’integrazione e la completezza.