L’Italia dei beni culturali: i nodi del cambiamento

Informazioni Evento

Un convegno dal titolo L’Italia dei beni culturali: i nodi del cambiamento. Ricordando l’impegno e le proposte di Giuseppe Chiarante.

Comunicato stampa

L’Associazione Bianchi Bandinelli promuove per martedì 3 dicembre 2013 un convegno dal titolo L’Italia dei beni culturali: i nodi del cambiamento. Ricordando l’impegno e le proposte di Giuseppe Chiarante.
Scopo dell’iniziativa è di ricordare, a un anno dalla scomparsa, le idee e l’azione di Chiarante in difesa dei beni culturali attraverso le sue battaglie in Senato, come voce critica della sinistra, come vice-presidente del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali e come presidente dell’Associazione Bianchi Bandinelli, fondata con Giulio Carlo Argan nel 1991.
Oltre a rievocare la sua figura, gli interventi verteranno sulla situazione attuale del patrimonio culturale e delle sue istituzioni, particolarmente grave per i tagli indiscriminati alle risorse e la colpevole disattenzione della politica. Verranno ripresi i temi delle storiche battaglie per i beni archeologici, storico-artistici e per il paesaggio, per gli archivi e per le biblioteche e in particolare verranno rilanciate proposte per questioni irrisolte come la tutela dei beni musicali o dei beni demoetnoantrolpologici.
Coerentemente con il lungo impegno di Chiarante per la scuola e l’università, si parlerà del rapporto tra formazione e professioni per la tutela e la valorizzazione, delle carenze di personale e dell’emergenza del lavoro precario, ma anche di educazione al patrimonio, che è tuttora tra i diritti di cittadinanza disattesi. Proprio al tema Cultura bene comune saranno affidate le conclusioni di Salvatore Settis.

L’accesso alla sala è consentito fino alla capienza massima e presentando un documento di identità.

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Giuseppe Chiarante (Bosco Marengo, 31 luglio 1929 – 31 luglio 2012)
Muove i primi passi nell'ala più progressista della Democrazia Cristiana, all’interno della quale aderisce fin dal suo esordio alla corrente della cosiddetta “DC di Base", formata da esponenti cattolici orientati a sinistra.
Nel 1955, per incompatibilità con le linee del partito dettate da Amintore Fanfani, Chiarante abbandona la DC e, pochi anni dopo, abbracciando la cultura marxista, approda nel Partito Comunista Italiano. Dal 1972 al 1979 è deputato eletto nelle fila del PCI, passando poi al Senato tra il 1979 al 1994. Legato alla corrente di Enrico Berlinguer, nel congresso del PCI del 1989 si oppone alla “Svolta della Bolognina” guidata dal segretario Achille Occhetto, ma decide di rimanere interno al nuovo Partito Democratico della Sinistra (PDS), rappresentando con l'amico Tortorella la componente dei comunisti democratici.
Nel 1999, per ferma opposizione all’intervento nella guerra del Kosovo, Chiarante abbandona definitivamente il partito ed entra a far parte della Associazione per il Rinnovamento della Sinistra (ARS), che si prefigge di ricostruire una sinistra alternativa alle forze moderate e centriste, ponendo come fattore pregnante per il rinnovamento politico italiano la "questione morale" cara a Berlinguer.
L’impegno di Chiarante si è maggiormente incentrato sui temi legati alla tutela dei beni culturali, sia in qualità di senatore (elaborando, tra l'altro, con Giulio Carlo Argan un progetto complessivo di riforma dell'amministrazione delle politiche culturali), sia come vicepresidente del Consiglio Nazionale del Ministero per i beni culturali e ambientali (dal 1998), carica da cui si è dimesso nel 2002 a seguito delle polemiche sull'ipotesi di privatizzare i musei statali.
Molte sue battaglie a favore del patrimonio culturale italiano sono state condotte attraverso l'Associazione Bianchi Bandinelli, di cui è stato fondatore insieme ad Argan e presidente dal 1993 al 2005, assumendo poi la carica di presidente onorario.