Lia Pasqualino – Attraverso

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA DEL CEMBALO
Largo della Fontanella di Borghese, 19 00186, Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
14/01/2017
Artisti
Lia Pasqualino Noto
Generi
fotografia, personale
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I ritratti della fotografa palermitana Lia Pasqualino si svelano attraverso la superficie di un vetro, filtro ma anche emozione e memoria della realtà.

Comunicato stampa

È stato Walter Benjamin a notare come l’osservatore, il protagonista del racconto di Edgar Allan Poe intitolato L’uomo nella folla, guardando attraverso i vetri di un locale pubblico, cioè da un’apparente posizione di sicurezza, finisca per “soccombere a un’attrazione che lo trascinerà nel vortice della folla”.
Attraverso è il titolo scelto per la mostra di Lia Pasqualino che si terrà alla Galleria del Cembalo da sabato 14 gennaio a sabato 1 aprile 2017. Saranno esposte venti fotografie inedite in bianco e nero della fotografa palermitana che ritraggono persone in posa o in situazioni viste attraverso la superficie di un vetro. Foto in cui il vetro svolge la funzione di filtro da cui partire per creare ciò che si realizza nell’inquadratura, ossia quel legame speciale e irripetibile tra la persona, l’emozione, la memoria, e il silenzio, coagulato nel tempo dello scatto.

Come l’osservatore di Poe, Lia Pasqualino ritaglia la visibilità del mondo nella distanza imposta da una finestra e, come lui, ne estrae la misura incandescente di una relazione essenziale con la vita. Dietro il vetro tutto appare senza tempo, allucinatorio, e ricorrente.

Se è vero che c’è uno strano silenzio quando si guarda il mondo attraverso una parete di vetro, è anche vero che si tratta del silenzio più ammaliante e catturante che esista. La finestra è un dispositivo usato da sempre, e che la pittura, la fotografia, il cinema hanno variamente celebrato.

Leon Battista Alberti definiva il quadro “come una finestra onde si possa vedere l’historia”. E Ortega y Gasset scriveva che “un angolo di città o di paesaggio, visto attraverso il riquadro della finestra, sembra distaccarsi dalla realtà e acquistare una straordinaria palpitazione ideale”. Anche Luigi Ghirri definiva la fotografia “una finestra aperta sul mondo”. E infatti le sue immagini sono piene di finestre.

La finestra e il vetro svolgono da sempre una funzione essenziale: esaltano la relazione tra il dentro e il fuori. E gli sguardi che Lia Pasqualino scopre o mette in posa sembrano nello stesso tempo rivolgersi all’interno e all’esterno, sempre trasognati o impegnati a guardare oltre se stessi, verso quel punto fermo del mondo che ruota di cui parla in una sua celebre poesia T. S. Eliot.

La finestra ritratta da Lia Pasqualino è il confine per far passare nello sguardo, simultaneamente, quello che siamo e quello che vorremmo essere, quello che sembriamo e quello che pensiamo, la cornice, sospesa nel vuoto, attraverso cui catturare uno stato di coscienza, l’attimo infinito in cui lo sguardo oscilla indeciso tra l’opacità e la trasparenza – un punto di trasmigrazione dell’anima.

Non è un caso che nella mostra sia dedicato uno spazio speciale a una sequenza di scatti che ritraggono un grande attore di Tadeusz Kantor, Roman Siwulak, uno dei leggendari protagonisti de La Classe Morta, lo spettacolo in cui la scena diviene per la prima volta il luogo di una esperienza di metamorfosi totale. Kantor diceva che non si può recitare a teatro, bisogna prima trovare il luogo della vita, e il suo teatro della morte era infatti concepito come una grande finestra da cui lasciar spiare agli spettatori sogni e ricordi, incarnati nel viaggio dei suoi attori, manichini sospesi tra la vita e la morte.

Come scrive Cortazar a proposito della fotografia, l’insolito non si inventa. Lo si incoraggia aspettando che si manifesti senza che lo si debba separare con violenza dal consueto. Era questa la ragione per cui il grande scrittore argentino preferiva definire le fotografie come finestre verso l’insolito.

Lia Pasqualino è nata a Palermo, in una nota famiglia di artisti e intellettuali. Dopo essersi diplomata all’Istituto di Patologia del libro di Roma, e avere per qualche tempo esercitato la professione di restauratrice della carta, ha incontrato Letizia Battaglia. Dal 1986, anno in cui ha seguito un corso guidato dalla grande fotografa palermitana, si è dedicata esclusivamente alla fotografia, alternando il reportage alla foto di scena, pratica in cui non si è limitata alla cronaca del set o del palcoscenico, ma ha elaborato una sua personale visione dove s’intrecciano lo sguardo del reportage e una ricerca rigorosa in cui volti, paesaggi e oggetti sono immersi in un’atmosfera sospesa e silente.

Ha pubblicato i volumi Il manoscritto del principe edito da Federico Motta editore (2000) e Intorno a Viaggio segreto (2006) edito da Contrasto. Nel 2008 a Milano, alla galleria Corso Magenta 10 di Adi Corbetta, ha esposto per la prima volta la sua ventennale attività di ritrattista, presentata da Ferdinando Scianna. Nel 2009 presso lo Studio Angeletti di Roma ha presentato una sua mostra antologica curata da Graziella Lonardi per gli Incontri Internazionali d’Arte. Lo stesso anno, a Palermo, ha partecipato alla mostra collettiva La camera dello sguardo curata da Achille Bonito Oliva. Dal 2011 partecipa ogni anno alla mostra Darkroom Project che si tiene a Muro Leccese. Nel 2013 il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Fiume ha allestito una sua mostra antologica col titolo Prove di memoria.