L’altrove dell’immagine
Gli elementi essenziali del ‘fare’ sono giocati sul binomio luce-colore.
Comunicato stampa
Lo Studio Vanna Casati Arte Contemporanea è lieto di presentare al pubblico la mostra L’altrove dell’immagine, curata da Matteo Galbiati, in cui si presenta un confronto e un dialogo particolarmente suggestivi tra le opere di tre artiste – Renate Balda, Sonia Costantini e Inge Dick – le cui poetiche, nel corso degli anni, si sono affinate e consolidate in una lunga e intensa ricerca che le ha rese affermate protagoniste nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Il loro linguaggio si definisce per una visione concentrata e orientata sulla profondità del monocromo che, pur ricorrente in molti artisti contemporanei, si carica e rigenera in ognuna di loro secondo un accento esclusivo, specchio delle peculiari sensibilità individuali. La monocromia palpitante di queste tre artiste si compone, infatti, in due calde variazioni nella pittura (Balda con colori sedimentati e stratificati e Costantini con cromie scolpite, scritte con timbro segnico) e una, forse inaspettata o magari impensabile, nella fotografia (Dick che realizza polaroid di grande formato fotografando la luce naturale in lunghissime esposizioni fisse).
La visione scorre attraverso forti analogie e sottili variazioni che accertano le mutevoli possibilità di una scelta iconografica al contempo così rigorosa e assoluta, quale quella monocroma, ma anche tanto aperta e libera per la suggestione dello sguardo e della mente. Le tre artiste, che già in altre occasioni hanno condiviso progetti comuni, ripensano, in quest’occasione, nuovamente proprio a questo loro comune guardare oltre, al vedere dentro e nel profondo delle cose che, quale strumento utile per una riflessione sempre più puntuale, rintraccia proprio nel rapporto con l’altro - artista o spettatore - la forza di questa scelta. Gli elementi essenziali, i principi primi, del loro dipingere e fotografare sono tutti giocati sul binomio luce-colore essenze insostituibili della loro pratica. Da loro tale binomio non viene mai enfatizzato come strumento per conseguire opere che siano autonome e autosufficienti, slegate dal carattere di chi le esegue. Non prendono mai una distanza da quello che fanno, ma in questo cercano di mettere tutta la sensibilità del loro animo. Non c’è un tentativo di spersonalizzazione totalizzante, che viene invece perseguito con forza da altri, né vogliono l’allontanamento dal cuore sensibile dell’uomo, ma il rapporto luce-colore rimane sempre verificato come atto dei sensi, come gesto realizzato e offerto umanamente. Non si profetizza il principio dell’assenza, ma si sollecita istintivamente e immediatamente la possibilità percettiva di un assoluto che, nello spazio e nel tempo delle opere, diviene atto fisico, reale e concreto.
Anche il tempo diventa una componente fondamentale per la comprensione e la verifica di queste opere. Balda, Costantini e Dick contemplano la temporalità come momento essenziale al loro fare sia perché attendono ad un tempo, preciso, accorto e ponderato, nella produzione pratica ed effettiva del lavoro che va dal suo concepimento all’ultimazione dell’opera, sia perché in ciascuna il tempo resta strumento indispensabile per lasciar ricorrere alla vista l’assoluto di un’immagine che, rivelandosi e disvelandosi oltre il limite del visibile, vibra e sposta sempre oltre il proprio senso e rinnova il proprio esser-ci in quanto suscettibilmente legato alle peculiari condizioni dell’ambiente e del momento (il tempo appunto) in cui le opere vengono osservate e vissute.
In mostra saranno presentati dipinti, opere su carta e fotografie di grandi dimensioni in un allestimento che sottolinea tanto lo stretto rapporto relazionale con le specificità dello spazio della galleria che le ospita, quanto l’incontro con lo sguardo dell’osservatore che viene spinto a farsi indagatore e rilevatore delle reciprocità affini o delle disparità singolari delle loro tre esperienze, dei loro tre linguaggi, tutti indirizzati verso questa tensione all’assoluto, all’altrove dell’immagine.
Cenni biografici sulle artiste
Renate Balda
È nata in Baviera nel 1955. Ha studiato pittura dal 1980 al 1983 presso Akademie der Bildenden Künste di Norimberga. Si è dedicata dapprima alla ceramica, materiale con il quale ha lavorato fino al 1994, per intraprendere poi, in questo stesso anno i suoi primi lavori di pittura con terre ed encausto. Dal 2003, con le prime litografie e dopo aver lavorato con le terre per circa vent’anni, dà inizio a una ricerca tesa a valorizzare compiutamente la dimensione della luce e del colore. Dal 2004 questa ricerca trova un’ulteriore conferma con i primi lavori in acrilico su tela. Dal 1998 espone i suoi lavori in gallerie e fiere internazionali. Nel 2008 vince il premio di ceramica di Diessen a.A. Nel 2009 una sua opera viene acquisita per la collezione della Bayerische Staatsgemäldesammlung. Vive e lavora a Waldkirchen nella Foresta Bavarese al confine tra la Repubblica Ceca e l’Austria.
Sonia Costantini
Sonia Costantini è nata a Mantova dove vive e lavora. Inizia ad esporre nei primi anni Ottanta. Sin dall'inizio la sua ricerca è indirizzata alla pratica della pittura, sperimentando varie tecniche. Nel corso degli anni il suo lavoro andrà precisandosi sempre più come indagine tesa a sviscerare i valori primari del colore e della luce. Dagli anni Novanta s’intensifica l'attività espositiva con personali e collettive, in spazi pubblici e privati. Sono anni che la vedono impegnata a puntualizzare definitivamente l'ambito della propria ricerca, privilegiando in maniera incondizionata il colore come valore assoluto. Con la personale al P.A.C. di Ferrara del 2001 il suo lavoro si radicalizza ulteriormente e la sua attività espositiva si allarga all’ambito internazionale. Sue opere sono presenti in varie collezioni, tra le quali la Collezione Panza di Biumo.
Inge Dick
È nata a Vienna nel 1941. Dal 1971 si dedica alla pittura; nel 1979 ha inizio il suo lavoro con la fotografia mediante l’ausilio della Polaroid e dal 1989 dedica questo suo lavoro fotografico al tema dell’acqua mentre dal 1995, per il ciclo Bleu du ciel, passa all’uso di una polaroid di più grande formato (50x70 cm) e nel 1999 negli Stati Uniti, a Boston, realizza dei lavori con quella che si può considerare la più grande polaroid del mondo per una dimensione di 110x220 cm. Numerosi sono i premi conseguiti, le borse di studio e le partecipazioni a vari simposi; sono da segnalare inoltre i molti progetti Arte nello spazio pubblico. Dal 1971 si contano numerose le mostre personali e collettive nel suo paese e all’estero. Vive e lavora a Innerschwand sul Mondsee in Austria.