La necropoli romana di Fossalta

Informazioni Evento

Luogo
TERRACIELO FUNERAL HOME
Via Emilia est 1320 Modena, Modena, Italia
Date
Dal al

feriali dalle 9 alle 20 - prefestivi e festivi dalle 9 alle 18

Vernissage
29/06/2011

ore 18

Contatti
Email: sba-ero.stampa@beniculturali.it
Sito web: http://www.archeobologna.beniculturali.it/modena_fossalta/scavo_2009.htm
Generi
archeologia
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La necropoli dell’antica Mutina fu scoperta durante la costruzione di Terracielo Funeral Home, una delle più grandi case funerarie d’Italia.

Comunicato stampa

Un luogo del commiato, oggi come 2.000 anni fa. Possiamo citare i corsi e ricorsi storici, possiamo pensare a una straordinaria coincidenza ma la realtà è incontrovertibile: alla periferia orientale di Modena, dove ora sorge Terracielo Funeral Home, già alla fine del I sec. a.C. c’era una necropoli.

Durante i lavori per la realizzazione della sede di Terracielo (la prima casa del commiato della città, una delle pochissime in Italia, unica per dimensioni e livello di innovazione) è emersa in località Fossalta una necropoli di età romana che affiancava l’antica via Emilia. Balsamari in vetro, ceramiche per la mensa, bicchieri e bottiglie che costituivano il corredo per il viaggio nell’aldilà del defunto, ma anche vere e proprie parti di monumenti funebri, tra cui spicca un sontuoso leone in calcare bianco, a grandezza pressoché naturale.

Una parte dei reperti rinvenuti sono ora i protagonisti della mostra "La necropoli romana di Fossalta" che sarà inaugurata contestualmente alla casa funeraria modenese mercoledì 29 giugno, alle ore 18

La necropoli di Fossalta fu scoperta in occasione degli scavi avviati nel 2001 per la costruzione della sede di COFIM S.p.A. (archeologo Xabier Gonzales, direzione scientifica Nicoletta Giordani, archeologa SBAER), scavi ripresi poi nel 2009 (Luigi Malnati e Donato Labate, SBAER) proprio per realizzare la casa funeraria . In entrambi i casi i lavori sono stati interrotti e ripresi solo al termine delle campagne di scavi, portate avanti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e finanziate dallo stesso Gianni Gibellini.

I reperti rinvenuti sono di solito custoditi presso il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena ma proprio in occasione dell’inaugurazione di Terracielo, in via eccezionale, alcuni pezzi sono stati concessi in prestito alla struttura di Via Emilia est 1320, dove sono temporaneamente esposti al pubblico in spazi dedicati al primo piano della casa funeraria: un modo per tenere saldo il filo rosso che lega passato e presente e mantenere viva la memoria di un luogo dalla vocazione millenaria.

L’area sepolcrale della Fossalta era probabilmente collegata a un insediamento in prossimità della cosiddetta Mutatio ad Victorìolas, stazione di posta per il cambio dei cavalli e il ristoro dei viaggiatori. Segnalata nei principali itinerari romani tra Mutina (l’attuale Modena) e Forum Gallorum (Castelfranco Emilia), la Mutatio si trovava in prossimità del fiume Scultenna, l’odierno Panaro, a tre miglia da Mutina, distanza che corrisponde esattamente ai 4,4 km che separano la Fossalta dal centro della città romana.

I ritrovamenti, emersi a circa 2 metri di profondità, si riferiscono a due diversi periodi della necropoli: alcuni sono degli inizi dell’età imperiale, tra la fine del I secolo a.C. e i primi decenni del I secolo d.C., altri, più recenti, risalgono all’epoca tardoantica, tra III e IV secolo d.C.

Alla necropoli del primo periodo appartengono i resti di un monumento funerario, demolito nel corso del IV secolo d.C.: si tratta di un tempietto a edicola di dimensioni imponenti, a giudicare dalla lunghezza di quasi 9 metri di un lato del basamento. Doveva fare parte dell’apparato decorativo del monumento anche una grande scultura in pietra raffigurante un leone, rinvenuta a breve distanza, attualmente esposta nel Lapidario Romano del Palazzo dei Musei. Leoni di età romana simili a questo sono stati riutilizzati per arricchire il Duomo di Modena, ai lati del portale Maggiore e sopra la Porta Regia. Un’altro esemplare rinvenuto nel XVIII secolo è conservato al Museo Lapidario Estense.

Al secondo periodo risalgono invece alcuni frammenti di lastre decorate, utilizzate come coperture di tombe. In particolare, una lastra adornata con il motivo delle “armi a riposo” (scudo, gladio e lance incrociate) fa pensare a sepolcri con dona militaria, fatti costruire da veterani di età augustea, che probabilmente scelsero di essere sepolti presso la Mutatio ad Victorìolas, il “luogo della Vittoria”, in ricordo degli eventi che - a partire dalla battaglia di Mutina del 43 a.C. - favorirono l’ascesa al potere di Augusto. Dopo una fase di abbandono, in età tardoantica, tra III e IV secolo d.C. vengono deposte nuove sepolture attorno ai monumenti di età imperiale, che in questo periodo costituiscono una “cava” di materiale da reimpiegare. Si tratta di sepolture modeste, che si trovano a circa 30 metri dalla via Emilia e sono orientate parallelamente rispetto alla strada. Da queste tombe tardoantiche sono emersi bicchieri, bottiglie, ciotole e balsamari in vetro, ceramiche per la mensa e la cucina in uso nell’Italia centro-settentrionale, oltre a ornamenti personali come braccialetti e spilloni in avorio: tutti oggetti che costituivano il corredo per il viaggio nell’aldilà del defunto.

La mostra, curata da Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna e Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, è interamente finanziata da C.O.F.I.M. Spa di Modena. La grafica dei pannelli è curata da Filippo Partesotti