La memoria dell’acqua

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO D'ARTE EVASIONI
Via Dei Delfini 23, Roma, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al giovedì: 10.30 - 18.30

Vernissage
19/01/2013

ore 18

Contatti
Email: info@archivioarte.com
Sito web: http://www.archivioarte.com
Artisti
Chiara Caselli, Ariela Böhm
Curatori
Simona Capodimonti
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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La memoria dell’acqua.Tracce della nostra esistenza nel tempo che scorre è il titolo della mostra che presenta le opere di Ariela Böhm e Chiara Caselli.

Comunicato stampa

La memoria dell'acqua.Tracce della nostra esistenza nel tempo che scorre è il titolo della mostra che presenta le opere di Ariela Böhm e Chiara Caselli presso la Galleria Evasioni Art Studio in Roma, dal 19 al 24 gennaio 2013 a cura di Simona Capodimonti in collaborazione con Archivio Arte. La scelta di accomunare due artiste, che espongono per la prima volta insieme, nasce da un progetto curatoriale che intende sia evidenziare le notevoli capacità artistiche individuali che promuovere una riflessione comune sul senso della vita, attraverso le opere in dialogo alle pareti.
Si tratta infatti di due personalità creative diverse tra loro per temperamento e sensibilità: Chiara Caselli, fotografa, abituata fin da bambina ad incamerare una gran quantità di forme e colori; Ariela Böhm artista multiforme affascinata dall’acqua e da ciò che per mezzo dell’arte le permette di comunicare delicatamente attraverso la memoria della materia e l’universalità della scrittura. Tuttavia ciò che accomuna Ariela e Chiara, oltre al fatto di essere donne e artiste, è la una trama di corrispondenze elettive che vuole essere proposta nell'allestimento della mostra: le fotografie di Chiara e alcuni lavori di Ariela si trovano insieme in un duetto espositivo, per testimoniare come la loro sensibilità sia riuscita a catturare e a cristallizzare all’interno dei lavori la loro concezione della vita e a presentarci frammenti di esistenza.

Ariela Böhm ha sostituito nel tempo la sua passione per la biologia, con il privilegio di aver avuto Rita Levi Montalcini tra i suoi maestri, con quella dell'arte, dando vita alle ombre di luce: una tecnica dove le immagini dipinte sono in parte coperte da una tela bianca increspata. Attraverso le sue parole ci spiega il senso della serie di quadri in mostra, come una sorta di collage di stati d’animo in cui ognuno possa riconoscersi: “qualunque cosa sia la vita, se ciò che ci accade, ciò che pensiamo o ciò che realizziamo, non è mio compito stabilirlo, di sicuro gli stati d’animo che accompagnano i nostri giorni e le nostre notti sono i sapori che la vita ci regala mentre rapidamente ci percorre. Sono anche gli scultori che modellano i nostri ricordi e, a volte, li filtrano. Sono spesso influenzati dagli eventi ma altrettanto spesso li determinano, sono il come stiamo vivendo che è importante quanto il cosa stiamo vivendo. L’acqua, ancora una volta, è la materia prima, è l’alfabeto con cui ho deciso di raccontare questa storia, le sue innumerevoli condizioni sono la veste grafica, le metafore visive che descrivono e distinguono gli stati d’animo, a volte così difficili da descrivere a parole. [...] Se le immagini dell’acqua alludono alla vita cosciente, non necessariamente diurna, la tela arricciata e stropicciata che le ricopre corrisponde al sonno, a quel tempo, non necessariamente notturno, poco conosciuto ma ricco e denso, materico e misterioso che sequestra la nostra coscienza e ci conduce fra le pieghe di un’esistenza di cui sappiamo poco, se non che ci è assolutamente necessaria.

Chiara Caselli, nota attrice e fotografa, nel catalogo della mostra della 54°Biennale di Venezia è stata definita da Niccolò Ammaniti un gatto per quella sua capacità istintiva di arrivarti dietro le spalle silente, inaspettata, e di riuscire a ritrarre con la sua macchina fotografica i particolari di un mondo invisibile all'occhio disattento, un mondo che era sempre stato lì, ci eri passato davanti e lo avevi visto senza vederlo. Giacomo Belloni, nel suo saggio critico sull'artista scrive “oltre ad un gatto infatti Chiara ricorda una libellula, proprio per quel suo essere discreta ma profondamente libera, rapida e dolcemente sibilante, ma soprattutto per essere sempre alla ricerca di una superficie su cui riflettersi, come uno specchio d'acqua, uno stagno, e insieme alla sua immagine restituire la rappresentazione di mondo colorato, quello che ha dentro”. E continua “le sue immagini sono frammenti veloci, discretamente rubati, dai quali è stata rimossa la pesantezza di una contingenza faticosa per lasciar spazio a una leggerezza consolante e tranquillizzante. Tutto quello che gravava è stato scartato, eliminato e annullato. È rimasto solamente l'essenziale insieme a quelle poche tracce necessarie per riconoscerne l'autore, per poter affermare inequivocabilmente Chiara è stata lì, in ogni scatto, in ogni gesto, a partire da quello della scelta del soggetto; Chiara è stata lì, dall'altra parte dell'obiettivo".