La densità del colore

Informazioni Evento

Luogo
CASTEL NEGRINO ARTE
Strada per Castel Negrino 7, Aicurzio, Italia
Date
Dal al

Aperto tutti i giorni su appuntamento

Vernissage
27/02/2016

ore 18,30

Artisti
Sonia Costantini, Pino Pinelli, Gioni David Parra, Domenico D\'Oora, Elena Modorati
Curatori
Matteo Galbiati
Generi
arte contemporanea, inaugurazione, collettiva
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La galleria Castel Negrino Arte inaugura la sua sede espositiva di Aicurzio (MB) con una mostra collettiva che vuole essere una dichiarazione programmatica sull’orientamento, sulla linea e sulle poetiche che intende seguire e promuovere.

Comunicato stampa

La galleria Castel Negrino Arte inaugura la sua sede espositiva di Aicurzio (MB) con una mostra collettiva che vuole essere una dichiarazione programmatica sull’orientamento, sulla linea e sulle poetiche che intende seguire e promuovere. Interessata alle esperienze di una certa astrazione lirica, analitica e concettuale, nei suoi primi progetti di mostre metterà a confronto i linguaggi di artisti di generazioni diverse che, nonostante gli esiti differenti delle opere, condividono peculiari tratti espressivi e sensibilità.
In questa prima occasione di confronto il dialogo coinvolge le opere di Pino Pinelli, Sonia Costantini, Domenico D’Oora, Elena Modorati e Gioni David Parra, artisti che si distinguono per una particolare interpretazione del colore e della materia cromatica.
Con La densità del colore, infatti, si guarda a come in tutti i loro lavori l’immagine dell’opera si attiva attraverso la fisicità concreta di un colore che trova una possibile risonanza e connessione con lo spazio e l’ambiente che lo accoglie, recependone le sue specifiche dinamicità e interagendo con esse.
Nel lavoro di Pino Pinelli la disseminazione di elementi iconici ripete un gesto che predispone allo sguardo la concretezza dell’atto pittorico: la sua indagine si è sempre rivolta a affermare il valore autosufficiente della Pittura il cui colore, fin dalla fine degli Anni Settanta, diventa azione solida, esso si decifra come gesto offerto e disposto nello spazio del visibile. Maestro delle ricerche analitiche, la sua pittura viene vissuta con convinzione poetica nella purezza della matericità plasmabile di cromie che ripetono se stesse rinnovando continuamente il pronunciamento puro del fare pittorico, senza intermediazioni, senza altri supporti, senza confini.

Il monocromo di Sonia Costantini si propone come atto scrittorio di un colore che, solo nella vibrazione segnica della sua stesura, dove la mano e il pensiero forgiano le sue tessiture, concede a ogni tinta di replicare se stessa in una fitta oscillazione che, alla fine, rende vibratile l’intera superficie della tela. Questa diventa il luogo a procedere delle contaminazioni esterne e il colore, apparentemente isolato e ermeticamente chiuso, si rende leggibile nell’unicità irripetibile del suo istante e del dialogo con l’ambiente circostante.

Affini tensioni si manifestano nelle opere di Domenico D’Oora la cui stratificazione cromatica intercetta il desiderio della Pittura di rendersi reale e tangibile, così che l’atto pittorico diventa in lui solido e concreto. L’opera diventa oggetto proteso nello spazio, emergente dalla sua bidimensionalità apparente; anche il suo supporto, sagomato e stratificato, a sua volta, lascia che l’azione cromatica diventi aggettante e renda ancor più potente il moto oscillatorio delle sue immagini, veri e propri riti alchemici attentamente studiati.

La cera da diversi anni è lo scrigno che racchiude le scritture poetiche di Elena Modorati, una sostanza che evoca ataviche suggestioni e, nella sua malleabile duttilità, dove forza e delicatezza si compenetrano, trattiene opalescenze semitrasparenti, utili a dimostrare come l’accenno e l’intuizione siano maggiormente significativi rispetto all’assertività di una conoscenza diretta. Ogni tavola e ogni forma si presentano come memoria, come ricordo reso concreto, dove gli stessi profili indefinibili dei contorni, tanto più l’immagine pare sparire, con ancor maggior forza sembrano volersi fissare nello sguardo per essere trattenuti.

La voluttà cangiante della luce ha sempre innervato il senso delle opere di Gioni David Parra, il cui entusiasmo cromatico si muove in monocromi la cui consistenza traslucida sembra potersi continuamente rinnovare e rimpastare: materiali abitualmente artistici e altre sostanze si compenetrano a ricreare sul supporto forme che diventano voraci rispetto alla circostanza del presente. Nuove sono le ricerche in cui le pietre naturali – evocando processi di lente sedimentazioni geologiche – portano il loro cromatismo in stretta relazione con la pittura dell’artista. Parra recepisce una composizione che si autoregola modellando corrispondenze con l’intorno di cui questa resta un contrappunto, uno dei possibili elementi di verifiche di verità ulteriori.