Ketty La Rocca
A trentacinque anni dalla sua prematura scomparsa, la Galleria Milano inaugura una personale di Ketty La Rocca. Senza tralasciare alcuni esempi di lavori di poesia visiva, di scritti…
Comunicato stampa
A trentacinque anni dalla sua prematura scomparsa, la Galleria Milano inaugura una personale di Ketty La Rocca. Senza tralasciare alcuni esempi di lavori di poesia visiva, di scritti e libri d’artista, di video, di fotografie ritoccate delle mani e di Craniologie, la mostra darà particolare rilievo ai polittici da lei stessa chiamati “Riduzioni”.
L’attività artistica di Ketty La Rocca inizia a Firenze negli anni Sessanta, anni del boom economico e della contestazione. In questo periodo Ketty La Rocca aderisce al movimento di Poesia Visiva e del dibattito concettuale, portando avanti una personale rilettura del significato della comunicazione e del linguaggio. Il suo operato, declinato secondo le tecniche del collage, della fotografia, della fotocopia e della performance è una critica ironica e feroce rivolta alla classe dirigente, alla società dei consumi, al potere costituito della politica e della chiesa e anche all’arretratezza della condizione femminile. Questi temi, come la presa di coscienza del corpo, quale principio agente di ogni forma di comunicazione, non verranno mai abbandonati.
“Gestualità come linguaggio primigenio, allora, in contrapposizione al linguaggio verbale, divenuto talvolta privo di senso; gestualità come diretta espressione del corpo umano, fonte principale di comunicazione emotiva, sistematicamente repressa dalla civiltà dei consumi....” (Lucilla Saccà “Omaggio a K.L.R”. Pacini Editore, pag. 22)
Nascono così molte serie di lavori sulle possibilità di espressione e di comunicazione offerte dal nostro corpo ed in particolare dalle mani, cui seguiranno, con il peggiorare della malattia, le drammatiche Craniologie in cui l’artista interviene sulle radiografie del proprio cranio.
Nel 1972 espone alla XXXVI Biennale di Venezia il libro d’artista In Principio erat e il video Appendice per una supplica.
A partire dal 1973 inizia la serie dei polittici o Riduzioni: sequenze grafiche in cui il conflitto tra parole e immagini, tra segno iconico e segno verbale, si visualizza secondo un processo di elisione reciproca. La prima immagine fotografica di varia tipologia risponde all’esigenza di riappropriarsi della realtà nei suoi vari aspetti, nella seconda sequenza, lavorando su un trasparente sovrapposto all’immagine fotografica, l’artista ricopre i contorni con you, you o con frasi senza senso, in una sorta di scrittura automatica. L’immagine iniziale viene così corrosa, quasi divorata dalla scrittura dalla quale riemerge, nelle sequenze successive, in segni lineari e macchie su misura dei suoi ricordi del suo modo di essere, di sentire, di vivere.
Nel 1975, agli inizi di marzo, realizza a Firenze, alla facoltà di architettura, la performance “Le mie parole e tu”, ultimo evento pubblico prima della sua scomparsa.
Ketty La Rocca nasce a La Spezia nel 1938 e muore a Firenze il 7 febbraio 1976.