Kensuke Koike – Saved by the bell
Ciocca arte contemporanea presenta la mostra Saved by the bell di Kensuke Koike, titolo che prende inspirazione da un detto inglese che racconta di una “bara di sicurezza” dove il corpo del defunto è legato con una corda ad una campanella fuori dalla cassa per esorcizzare la paura dell’essere sepolto vivo. Allo stesso modo per Kensuke la fotografia vintage richiede di essere riportata alla vita.
Comunicato stampa
Il 4 febbraio la galleria Ciocca arte contemporanea presenta la mostra Saved by the bell di Kensuke Koike, titolo che prende inspirazione da un detto inglese che racconta di una “bara di sicurezza” dove il corpo del defunto è legato con una corda ad una campanella fuori dalla cassa per esorcizzare la paura dell’essere sepolto vivo. Allo stesso modo per Kensuke la fotografia vintage richiede di essere riportata alla vita.
Le opere in mostra sono state raccolte nel tempo, tre anni di ricerca per raccontare una nuova visione. La fotografia in questo caso incarna il mito della memoria, l’unico modo che ha l’uomo impotente di fermare e governare il tempo. Per Kensuke Koike le vecchie foto sono un mistero, non potranno mai raccontare la vera storia che custodiscono poiché questa fugge via con i loro proprietari. In questo modo però lasciano spazio alla nostra immaginazione, dandoci la possibilità di assegnarvi una nuova storia. Kensuke si definisce in questo lavoro un ricercatore, un collezionista e non un’artista, raccoglie fotografie per mostrare l’anima delle storie, ormai perdute e dimenticate. Crede, come gli indiani d’America, che la fotografia rubi l’anima del soggetto e il suo volere è farla riemergere, e, con il suo gesto, ripararla. Il concetto riparazione è molto forte e sempre presente nella cultura giapponese, ogni rottura o strappo va segnato e valorizzato, come arricchimento. La tecnica conosciuta con il nome di Kintsugi è alla base del pensiero ideologico di Kensuke e, a suo modo, lavora anche sul tema della restituzione. La sua ricerca, quasi ossessiva che va avanti ormai da anni mostra una serie di vintage di varia natura sui quali il suo intervento minimo e preciso come un chirurgo crea un’atmosfera magica e surreale. Insegue nel tempo il “collage perfetto”, taglio, scambio e incollo tutto studiato nel minimo dettaglio per una resa che crea inganno, dubbio, riflessione e stupore. L’immagine si trasforma, diventa altro, diviene nuova, come un fiore di loto appena sbocciato per i giapponesi, o come un bacio appassionato in Europa. L’esposizione è dinamica, con la possibilità di spostare, prendere e sostituire, cinque i vintage esibiti in parete per dare ampio spazio all’osservazione e un’altra quindicina custodite in una scatola d’archivio in attesa di essere esposte.
Segue un secondo lavoro dell’artista creato nel 2015 Transceiver Unit “Dandelion”, opera che è solo la prima di una sequenza di lavori sullo stesso tema, la luce. Questo modulo è composto da venticinque specchi che servono a riflettere la luce che proviene da una sorgente, così che l’intera struttura possa fungere da ricetrasmettitore. La luce proveniente dall’alto, quasi come una sorta di messaggio mistico, viene tradotta e riportata in segni luminosi riflessi in tutta la stanza, una complicata creazione su studi matematici ma ben nascosti dalla sinuosa costruzione dell’artista che si concentra sulla flessibilità dell’ottone di gestire il movimento. Così la percezione dello spazio circostante cambia sia col minimo intervento di peso sulla base dell’opera e sia con l’interazione della luce naturale col passare delle ore. L’atmosfera magica prodotta mostra ancora una volta la riflessione più intima dell’artista che con le sue capacità manuali riesce a sorprenderci con ogni sua opera.
Il 4 febbraio la galleria Ciocca arte contemporanea presenta la mostra Saved by the bell di Kensuke Koike, titolo che prende inspirazione da un detto inglese che racconta di una “bara di sicurezza” dove il corpo del defunto è legato con una corda ad una campanella fuori dalla cassa per esorcizzare la paura dell’essere sepolto vivo. Allo stesso modo per Kensuke la fotografia vintage richiede di essere riportata alla vita.
Le opere in mostra sono state raccolte nel tempo, tre anni di ricerca per raccontare una nuova visione. La fotografia in questo caso incarna il mito della memoria, l’unico modo che ha l’uomo impotente di fermare e governare il tempo. Per Kensuke Koike le vecchie foto sono un mistero, non potranno mai raccontare la vera storia che custodiscono poiché questa fugge via con i loro proprietari. In questo modo però lasciano spazio alla nostra immaginazione, dandoci la possibilità di assegnarvi una nuova storia.