Il segno alchemico

Informazioni Evento

Luogo
ACCADEMIA LIGUSTICA DI BELLE ARTI
Largo Alessandro Pertini 4 (Piazza De Ferrari) , Genova, Italia
Date
Dal al

dal martedì al sabato 14.30 - 18.30 domenica e lunedì chiuso
giorni festivi 25, 26 dicembre, 1 e 6 gennaio chiuso

Vernissage
23/12/2017

ore 14.30

Biglietti

ingresso €5, ridotto €3 sabato 23 dicembre INGRESSO GRATUITO sia alla mostra che al Museo dell’Accademia

Generi
arte contemporanea, collettiva
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Mostra collettiva

Comunicato stampa

Apre al pubblico sabato 23 dicembre, ore 14.30, al Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti la mostra Il segno alchemico, omaggio alla carriera dei due docenti storici Nicola Ottria e Piero Terrone. Introdotta da un testo critico di Alessandra Gagliano Candela la mostra sarà aperta durante il periodo delle festività natalizie fino al 13 gennaio.
Il giorno dell’inaugurazione l’ingresso a mostra e museo sarà gratuito.
La ricerca artistica di Nicola Ottria e di Piero Terrone ha una sua storia autonoma che ha raggiunto risultati di grande raffinatezza. Questa storia si intreccia in oltre quarant’anni di insegnamento, rispettivamente di incisione e pittura, con quella dei molti artisti alla cui formazione hanno contribuito. Esporre una selezione delle loro opere accanto a quelle di alcuni loro allievi diventati colleghi consente di abbracciare con uno sguardo il lavoro di quasi cinque decenni anche nella sua molteplicità.
Di Nicola Ottria saranno in mostra incisioni degli anni Ottanta e Novanta ed alcuni disegni più recenti, opere dal fascino senza tempo, che testimoniano la sua conoscenza profonda dei processi di stampa e il suo mondo visionario. Accanto a lui i disegni di Luca Daum con immagini di forte valenza simbolica, le incisioni di Fulvio Ioan che intrecciano tradizione occidentale e xilografia orientale, e i lavori di Massimo Sardi che offrono un’inedita combinazione di volti.
Piero Terrone espone una serie degli anni Settanta, Impronte, nella quale riflette sul linguaggio della fotografia forzandone i limiti e propone l’immagine di luoghi di passaggio filtrati dall’angoscia dell’esistenza. Insieme a lui le opere di Roberto Merani frutto di un’indagine sul territorio resa attraverso un linguaggio transmediale e quelle di Federico Palerma che utilizza la tecnica mista per una ricerca sul corpo e le sue emozioni.