Il nastro di Moebius
La mostra Il nastro di Moebius presenta la ricerca di tre artisti che nelle proprie opere sviluppano una modalità pittorica che si estende a materiali e supporti insoliti, assumendo forme prossime alla scultura e all’installazione pur mantenendo la propria fisionomia essenziale legata al rapporto con la superficie.

Informazioni
- Luogo: YELLOW
- Indirizzo: via San Pedrino 4 - Varese - Lombardia
- Quando: dal 26/03/2017 - al 27/04/2017
- Vernissage: 26/03/2017 ore 18
- Autori: Diego Soldà, Attilio Tono, Adi Haxhiaj
- Curatori: Andrea Lacarpia
- Generi: arte contemporanea, collettiva
- Orari: tutti gli altri giorni su appuntamento.
- Biglietti: ingresso libero
Comunicato stampa
La mostra Il nastro di Moebius presenta la ricerca di tre artisti che nelle proprie opere sviluppano una modalità pittorica che si estende a materiali e supporti insoliti, assumendo forme prossime alla scultura e all’installazione pur mantenendo la propria fisionomia essenziale legata al rapporto con la superficie.
Diego Soldà realizza le proprie opere sovrapponendo innumerevoli strati di diversi colori a tempera fino a ottenere spesse congregazioni scultoree. La pittura si pone con i suoi elementi essenziali, gesto e colore, facendosi essa stessa supporto del suo compiersi
La ricerca di Attilio Tono si concentra sulla percezione del contrasto tra natura e artificio in forme e materiali contrastanti, e sull'attivazione di processi fisici di assorbimento di liquidi e produzione di muffe come meccanismi di produzione pittorica.
In alcune opere il marmo fa da supporto alla cera d'api, mentre in altre opere gli stessi materiali sono affiancati e ridefiniti in doppie assonometrie, in un sottile equilibrio tra la sensualità tattile dei materiali e la rigidità della forma in cui sono iscritti. Altrove, monoliti di gesso assorbono vino rosso o altri liquidi utilizzati come colorante, con reazioni cromatiche morbide e vellutate. Bidimensionalità e tridimensionalità coesistono nello spazio della rappresentazione, in cui la forma è determinata dal controllo delle proprietà fisiche della materia associato ad una componente di imprevedibilità.
Adi Haxhiaj utilizza come supporto delle proprie opere pittoriche oggetti trovati, solitamente relativi alla vita quotidiana e spesso inosservati, sui quali dipinge porzioni dell’ambiente che circondava l’oggetto al momento del ritrovamento. Realizzati con lievi velature su una spessa imprimitura, i dipinti che compaiono sugli oggetti riproducono l’immagine ottenuta con la sovrapposizione di diverse fotografie effettuate intorno agli oggetti stessi, facendo della pittura una modalità di registrazione in cui la realtà esterna si coagula fissandosi sugli oggetti.
