Il dado è tratto

Informazioni Evento

Luogo
TORNABUONI ARTE - SEDE PRINCIPALE
Lungarno Benvenuto Cellini, 3. 50125 , Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal Lunedì al Venerdì (9.00-13.00/15.30 -19.30) Sabato (11.00-19.00)

Vernissage
24/09/2015

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Mimmo Paladino, Lucio Fontana, Enrico Castellani, Gilberto Zorio, Michelangelo Pistoletto, Gino De Dominicis, Bruno Munari, Fausto Melotti
Curatori
Sergio Risaliti
Uffici stampa
DAVIS & CO
Generi
arte contemporanea, collettiva

Le opere selezionate per la mostra cercano di raccontare il percorso di sviluppo dell’arte italiana nel XX secolo e la tendenza dei propri protagonisti a esprimersi in maniera sempre più internazionale modificando il rapporto con la tradizione e la storia passata, cercando di creare un linguaggio universale, per certi versi assoluto.

Comunicato stampa

Tornabuoni Arte inaugura giovedì 24 settembre nella sede di Firenze, in Lungarno Benvenuto Cellini 3, Il Dado è tratto. Arte contemporanea italiana oltre la tradizione, a cura di Sergio Risaliti.

Oltre quaranta opere di artisti quali Afro, Boetti, Bonalumi, Burri, Capogrossi, Castellani, Dorazio, Fontana, Kounellis, Melotti, Merz, Nigro, Paolini, Pistoletto, Scheggi, Turcato, Vedova e Zorio per citarne solo alcuni, che con il loro lavoro documentano il superamento della tradizione figurativa dopo gli anni ’30 del Novecento. “Il dado è tratto”. L’incrinatura è profonda e innegabile. La mimesi non è più lo scopo o il traguardo, il naturalismo non è un vincolo accademico a cui sottostare, l’artista è libero di realizzare opere che non devono necessariamente riprodurre la realtà se non in termini di pura geometria, con un programma di forme assolute, di strutture autonome, anche quando si tratterà di superfici informi o materiali poveri. La pittura e la scultura astratta, in particolare, tracciano un vulnus, un distinguo nel rapporto mai risolto e mai pacifico tra tradizione e avanguardia.

Il distacco dalla restituzione figurativa o antropomorfa del mondo reale o del corpo umano era a portata di mano già alla fine degli anni Venti. A Milano in modo particolare erano stati attivati scambi internazionali assai fecondi, necessari allo sviluppo delle ricerche artistiche oltre la tradizione. Prova ne sono le vie intraprese da Lucio Fontana e Fausto Melotti, da Atanasio Soldati e Osvaldo Licini, in un clima sperimentale che vedeva anche forte la partecipazione di architetti riuniti attorno alla galleria del Milione. Ormai il rapporto con la tradizione e con le estetiche passatiste era mutato; ad un nostalgica esaltazione o evocazione della civiltà classica, alle diverse retoriche esaltanti i miti figurativi della terra italica - come quelli evocati dal gruppo di artisti intorno a Margherita Sarfatti - si poteva opporre un’arte moderna capace di rischiare nuove forme, nuove immagini e materiali, senza rinunciare a quanto di fondamentale e originario, d'immutabile, necessitasse all’operare artistico. Rinunciare alla riproduzione figurativa della natura o della realtà sembrava il passo decisivo e dovuto per avventurarsi in un mondo di nuove invenzioni in cui oltre la tradizione si profilava la possibilità di creare un linguaggio dell’arte più autonomo e assoluto. Un linguaggio che non ripiegasse in un esercizio individualistico e soggettivo, e tornasse a essere collettivo, cioè più universale e primordiale. Così Lucio Fontana, Fausto Melotti, e poi Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi e Afro provocano in tempi diversi, prima o dopo la fine del secondo conflitto mondiale, uno strappo, muovendosi senza ripensamenti, abbandonando il linguaggio figurativo per segni, forme, strutture e gestu che indicizzavano altro rispetto alla restituzione mimetica della realtà.

Quella presa di posizione, così chiara nei Manifesti di quegli anni, (ad esempio Kn di Carlo Belli - considerato il vangelo dell'arte astratta - e Manifesto Blanco di Fontana) sarà esemplare per le successive esperienze artistiche a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Quando ad esempio Piero Manzoni ed Enrico Castellani saranno capaci di proporre un’arte astratta ancora diversa da quella delle prime avanguardie. A questi riferimenti (Fontana, Melotti, Burri, Capogrossi, Manzoni, Castellani) si rifanno a seguire gli artisti delle neo-avanguardie degli anni Sessanta, tra questi Kounellis, Paolini, Fabro, Pistoletto, Merz, Boetti, Zorio che saranno riuniti da Germano Celant nel movimento dell’Arte Povera, la cui storicizzazione e il cui riconoscimento internazionale è ormai un fatto compiuto.

Parlare di un’arte italiana oltre la tradizione significa individuare nella poetica di questi artisti il dispiegarsi nel secolo delle avanguardie di una decisione irreversibile: il superamento del naturalismo e dell’accademismo figurativo. Allo stesso tempo si tratta di poter riconoscere nella sperimentazione la continua relazione con la storia dell’arte, anche quella più arcaica e primordiale, mantenendo nel lavoro - come scrive Luciano Fabro - “l’aspetto positivo dell’arte, il fatto di porre un certo numero di problemi riguardanti la materia, lo spazio, il comportamento”, la relazione tra l’essere umano, la terra e il cosmo, come esemplarmente dimostrato nell'opera di Mario Merz, di Jannis Kounellis o di Gilberto Zorio.

Artisti in mostra: Afro, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Pierpaolo Calzolari, Giuseppe Capogrossi, Enrico Castellani, Ettore Colla, Gino De Dominicis, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Piero Gilardi, Jannis Kounellis, Osvaldo Licini, Francesco Lo Savio, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Mario Merz, Mario Nigro, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Manlio Rho, Paolo Scheggi, Atanasio Soldati, Giulio Turcato, Giuseppe Uncini, Emilio Vedova, Gilberto Zorio.

Il Dado è tratto. Arte contemporanea italiana oltre la tradizione sarà aperta fino al 28 novembre 2015. Sarà accompagnata da un volume a cura di Sergio Risaliti, Forma edizioni (italiano/inglese), con schede critiche di Elena Magini e Eva Francioli, disponibile in galleria.

In allegato il testo del curatore Sergio Risaliti

Tornabuoni Arte
La galleria nasce a Firenze nel 1981 e si impone in breve tempo come una delle più prestigiose gallerie italiane, in rapida successione, e con la realizzazione di mostre mozzafiato di artisti di livello internazionale.
In Italia ha tre sedi: Firenze, in Lungarno Benvenuto Cellini 3, oltre 500 metri quadri, realizzato grazie allo splendido intervento architettonico dello studio Archea Associati, inaugurata nell’ottobre del 2013; Milano, aperta dal 1995, e Forte dei Marmi, dal 2004.
Dal 2009 la Tornabuoni Arte collabora attivamente con la Tornabuoni Art Paris. A ottobre dal 2015 sarà inaugurato un nuovo spazio espositivo a Londra, Tornabuoni Art London.
Altamente specializzata nell'Avanguardia Italiana (Fontana, Castellani, Manzoni, Dorazio, Bonalumi, Dadamaino, Boetti, etc), la Tornabuoni Arte ha realizzato importanti retrospettive dei maggiori artisti del XX secolo.
La galleria partecipa da subito a fiere nazionali e alla fine degli anni Novanta si indirizza anche all'estero ricercando un collezionismo internazionale nelle più prestigiose fiere come FIAC e la Biennale des Antiquaires a Parigi, TEFAF a Maastricht, Art Basel Miami Beach, Art Basel Hong Kong, e Frieze Masters a Londra.