I to Eye

Mostra collettiva che esplora la relazione tra lo sguardo dello spettatore e l’opera d’arte, in un’epoca dominata dalla sovraesposizione visiva e dalla mediazione tecnologica.
Comunicato stampa
La Galleria Andrea Ingenito Contemporary Art è lieta di
annunciare I to Eye, mostra collettiva che esplora la relazione
tra lo sguardo dello spettatore e l’opera d’arte, in un’epoca
dominata dalla sovraesposizione visiva e dalla mediazione
tecnologica.
L'esposizione riunisce artisti italiani e internazionali – Damien
Hirst, Mario Schifano, Marco Abbamondi, Maurizio
Cannavacciuolo, Davide Maria Coltro, Santolo De Luca,
Jeffrey Isaac, Heinrich Nicolaus e Sawangwongse
Yawnghwe – per indagare come le immagini ci coinvolgano,
ci interrogano e, spesso, ci trasformino. Pittura, fotografia,
installazione e linguaggi digitali si intrecciano per restituire una
mappa frammentata ma vitale dello sguardo contemporaneo.
Il titolo I to Eye gioca sull’ambiguità tra il pronome personale
“I” (io) e il sostantivo “eye” (occhio), evocando una visione che
è al tempo stesso personale e relazionale. Non si tratta solo
di osservare un’opera, ma di essere osservati a nostra volta,
come in una dinamica di reciproco riconoscimento. Lo
spettatore, infatti, si trova “su quella linea di metà campo,
verticale e al centro dell’immagine”, in un equilibrio delicato tra
chi guarda e chi viene guardato.
All’interno del percorso espositivo, lo sguardo si trasforma in
uno strumento critico ed emozionale. Ogni opera innesca un
dialogo intimo tra immaginazione, memoria, fragilità e
desiderio. Guardare diventa un atto di presenza, non più un
gesto automatico o distante. Come scrive il curatore Gabriele
Perretta: “Hai mai provato a guardare davvero la frontalità di
un’opera? […] Per incontrarti, per incontrare i tuoi occhi di
spettatore partecipante?” I to Eye ci spinge a riconoscere quel
momento sottile in cui l’opera ci riflette e ci chiama. “È proprio
perché siamo fatti della stessa pasta di ciò che vediamo
nell’opera d’arte, che essa ci è tanto familiare e tanto
enigmatica”. Le opere non ci chiedono solo attenzione, ma
una risposta. E proprio in quell’atto reciproco nasce la
possibilità di un incontro autentico.
In conclusione, I to Eye è più di una mostra: è un invito a
riscoprire la potenza dello sguardo come forma di
connessione e consapevolezza. Attraverso le opere di artisti
affermati e visioni eterogenee, il percorso espositivo apre uno
spazio in cui l’arte non si limita a essere vista, ma diventa
relazione, contatto, risonanza. Uno spazio in cui ogni
visitatore è chiamato a riconoscersi, finalmente, occhio
nell’occhio. Perché, come suggerisce il testo curatoriale, “lo
sguardo può essere, e deve essere, sia centripeto che
centrifugo: uno sguardo capace di attraversare l’immagine per
tornare a noi, più consapevoli, più presenti