Hsiao Chin – Ceramiche

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO MARCONI '65
Via Alessandro Tadino 17, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì - sabato 15-19

Vernissage
21/02/2017

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Hsiao Chin
Uffici stampa
CRISTINA PARISET
Generi
arte contemporanea, personale

Dopo un’assenza di qualche anno torna protagonista allo Studio Marconi ’65 l’artista cinese Hsiao Chin con una selezione di ceramiche eseguite tra gli anni Sessanta e Novanta.

Comunicato stampa

Dopo un’assenza di qualche anno torna protagonista allo Studio Marconi ’65 l’artista cinese Hsiao Chin con una selezione di ceramiche eseguite tra gli anni Sessanta e Novanta. Nato a Shangai nel 1935, Hsiao Chin arriva a Milano nel 1959, allora centro dell’avanguardia artistica, dove conosce, tra gli altri, Piero Manzoni e Lucio Fontana, con i quali condividerà l’esperienza della produzione ceramica di Albisola. Entra così in contatto con l’ambiente artistico milanese e con la cultura occidentale in generale, senza però mai dimenticare gli insegnamenti taoisti. L’intera carriera artistica di Hsiao Chin sarà infatti caratterizzata da una continua ricerca spirituale, a partire dalla sua formazione, avvenuta a Taipei dove impara, grazie al pittore Li Chun-Shan suo maestro, a combinare i colori tra loro e l’importanza del coordinamento tra energia mentale, spirito e cuore, tra l’azione della mano e quella della mente.

“Ho voluto ripensare di proposito al Taoismo perché il mondo occidentale era troppo variegato. Proprio per questo decisi di fare un percorso personale in grado di costruire un bagaglio culturale ed esperienziale di azione e di pensiero… per arrivare ad avere una pittura solo mia”. (Hsiao Chin)

Evidenti in tutta la produzione di Hsiao Chin sono i richiami ai principi del taoismo filosofico, basato sulla dualità degli elementi, sul continuo alternarsi e ricomporsi dell’equilibrio fondamentale dello yin e dello yang, opposti e complementari al tempo stesso. Pur essendo la carta il suo materiale d’elezione, l’artista si cimenta con continuità e costanza anche con l’arte plastica della ceramica e la mostra di Studio Marconi ’65 documenta il suo interesse per questo materiale sin dai primi anni Sessanta. Come avviene nei dipinti, anche nelle ceramiche, è presente un particolare sentimento grafico, sicuramente derivato dalla tradizione orientale a cui si aggiungono la qualità del tratto gestuale e gli influssi della cultura occidentale. Alcuni pezzi sono realizzati con la tecnica raku di origine giapponese che, legata al rito della cerimonia del tè, richiede passaggi particolarmente minuziosi e accurati per dar vita a oggetti dai suggestivi riflessi metallici. Tutte le ceramiche sono caratterizzate da delicate forme astratte in dialogo tra loro, chiaramente tratte dalla simbologia zen: il cerchio rappresenta la perfezione, il triangolo l’ascensione spirituale, il quadrato un punto di partenza in costante evoluzione. Gli evidenti rimandi al calligrafismo cinese si intrecciano all’influsso occidentale dei colori sfavillanti delle figure geometriche, spesso in contrasto tra loro, i pieni si alternano agli spazi vuoti, le superfici bianche sono tratteggiate da linee sinuose.

“Non scelgo i colori di per sè, scelgo la combinazione dei colori perché certe combinazioni vibrano più di altre, un poco come la risonanza in musica; scelgo i colori che insieme vibrano di più”. (Hsiao Chin).

Che si tratti di ceramiche o di lavori su carta non vengono mai meno la dimensione meditativa e il senso di spiritualità squisitamente orientale di Hsiao Chin, un artista che nel suo personalissimo percorso di ricerca è riuscito a creare, avvalendosi di una gestualità manuale meditata e precisa, una perfetta amalgama tra filosofia zen, e astrazione occidentale.

Note biografiche
Hsiao Chin nasce a Shangai nel 1935 e, dopo i primi studi d’arte, nel 1956 partecipa alla fondazione del gruppo Ton-Fan, che raccoglie pittori di tendenza astratta. Grazie a una borsa di studio istituita dal governo spagnolo si reca a Madrid e a Barcellona, dove nel 1957 ha la prima personale e una collettiva dedicata al gruppo Ton-Fan. Alla fine degli anni Cinquanta si stabilisce a Milano, dove inizia a esporre regolarmente da Giorgio Marconi. Nel 1961, insieme ad Antonio Calderara, fonda il movimento Punto, al quale si aggiungono membri dell’avanguardia internazionale. La sua ricerca fonde elementi della cultura e della spiritualità orientale con la profonda conoscenza della modernità artistica occidentale. Con esiti vicini alla pittura della colorfield abstraction, le sue tele presentano stesure di colore fluido che si dispongono in superfici incorporee e vibranti, animate dall’energia interna dei campi cromatici. Dopo lunghi soggiorni a Londra, Parigi e New York torna a Milano nel 1971 e inizia a dedicarsi all’insegnamento (prima all’Istituto Europeo di Design, poi all’Accademia di Belle Arti di Brera). Nel 1988 lo Studio Marconi gli dedica una prima grande retrospettiva. L’anno seguente inizia la serie Dalla primavera di Pechino al massacro di Tiananmen, ispirata ai drammatici eventi del 1989, mentre il ciclo La grande soglia, che realizza a partire dal 1990-91, nasce da una riflessione sulla vita e sulla morte dopo la scomparsa della figlia Samantha. Tra le principali esposizioni degli ultimi anni vanno ricordate le retrospettive di Taichung (1992), Taipei (1995), a Milano nel 2002 presso lo Spazio Oberdan, la Fondazione Mudima, Giò Marconi e la galleria Lattuada; al National Museum of Art di Beijing (2006) e alla Triennale di Milano (2009). Nel 2011 l’Académie Royale des Beaux-Arts e il Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Liegi gli dedicano una grande mostra. Nel 2012 è al Taipei Fine Arts Museum, nel 2013 alla Fondazione Marconi con la mostra Hsiao Chin. Opere su carta. Negli anni seguenti continua a svolgere un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero; tra le mostre più recenti figurano: Hsiao Chin. Un viaggio attraverso l’universo alla galleria Robilant & Voena di Milano nel 2015 e la personale Hsiao Chin. The Universe Energy alla Die Galerie di Francoforte nel 2016.