Guerra alla Guerra
Concluse le celebrazioni del 70mo anniversario del Premio Lissone, la programmazione del MAC prosegue ora la sua attività espositiva con una serie di eventi incentrati sull’arte del progetto che culmineranno, a dicembre di quest’anno, con la inaugurazione della sesta edizione del Premio Lissone Design. Il primo di questi appuntamenti è dedicato alla grafica prodotta nella prima metà del secolo scorso, allorquando non si parlava ancora di “visual design”.
Comunicato stampa
Concluse le celebrazioni del 70mo anniversario del Premio Lissone, la programmazione del MAC prosegue ora la sua attività espositiva con una serie di eventi incentrati sull'arte del progetto che culmineranno, a dicembre di quest'anno, con la inaugurazione della sesta edizione del Premio Lissone Design. Il primo di questi appuntamenti è dedicato alla grafica prodotta nella prima metà del secolo scorso, allorquando non si parlava ancora di "visual design".
Al pianterreno del museo sono esposti una dozzina di manifesti che risalgono agli anni tra il 1924 e il 1932, periodo in cui la Germania viveva una prosperità del tutto ingannevole, perché afflitta dalla disoccupazione e dallo scontento generale. Ed è proprio durante la Repubblica di Weimar (la cui genesi è concomitante con quella del Bauhaus) che molti artisti scendono in prima linea per progettare poster, striscioni e altri materiali che si schierano a favore del Partito comunista. Si tratta di manifesti elettorali connessi ai partiti socialdemocratici o alle organizzazioni antinaziste che cercano di sensibilizzare la società così come di sobillare le classi operaie. Gli slogan politici inneggiano alla Lotta unita e alle Giornate contro la guerra, alcune locandine irridono al malcostume del capitalismo, altre ancora denunciano salari migliori ed esortano a un'estensione della legislazione per quanto riguarda le giornate lavorative.
Autorevoli sono le firme di questi manifesti - da John Heartfield a Max Pechstein, da Käthe Kollwitz a Max Schwimmer, da Alfred Frank a Victor Theodor Slama e Boris Angeluscheff - il cui impegno ideologico sarà brutalmente osteggiato a seguito dell'ascesa al potere di Hitler. Se la militanza nelle schiere del Partito comunista costrinse Heartfield all'estradizione, all'austriaco Slama fu invece intimato di cessare l'attività sotto lo pseudonimo di A. Malsov; Frank venne condannato a un anno di prigionia e poi ucciso, a distanza di dieci anni, da un plotone d'esecuzione; a Schwimmer toccò l'onta di essere radiato dall'università di Lipsia, Kollwitz si vide costretta a forzate dimissioni dall'Accademia di Prussia e Pechstein venne allontanato da quella di Berlino. Oltre a continue rappresaglie e persecuzioni, le loro opere furono confiscate dai musei e i loro nomi diffamati attraverso la mostra dell'Entartete Kunst ("Arte degenerata") del 1937.
Il titolo dell'esposizione riprende il motto Krieg dem Kriege ("Guerra alla Guerra"), cui fa eco l'annuncio di un altro dei manifesti in mostra: "Mai più guerra". Nonostante sia trascorso quasi un secolo da allora, poco o nulla sembra cambiato, giacché i conflitti continuano a mietere vittime innocenti. La mostra al MAC è l'ennesima occasione per non dimenticare le angherie del XX secolo, ma allo stesso tempo offre l'opportunità di riscoprire il linguaggio visivo e sovversivo della grafica d'avanguardia, nella speranza che l'arte e il design possano tornare a fare breccia nella coscienza dei popoli.