Gobscure – Is that a bruise or a tattoo?
ALMA ZEVI è lieta di presentare la prima mostra personale di gobscure in Italia, dal titolo is that a bruise or a tattoo? Sotto lo pseudonimo ‘gobscure’ l’autodidatta di Newcastle (Regno Unito) lavora anche come scrittore, performer e attivista. Per la sua mostra veneziana l’artista ha realizzato una traccia audio, commissionata dalla galleria, una serie fotografica, una poesia, e alcune sculture.
Comunicato stampa
ALMA ZEVI è lieta di presentare la prima mostra personale di gobscure in Italia, dal titolo is that a bruise or a tattoo? Sotto lo pseudonimo ‘gobscure’ l’autodidatta di Newcastle (Regno Unito) lavora anche come scrittore, performer e attivista. Per la sua mostra veneziana l’artista ha realizzato una traccia audio, commissionata dalla galleria, una serie fotografica, una poesia, e alcune sculture.
gobscure affronta le problematiche dei disturbi mentali, di cui ha sofferto, in una varietà di modi diversi e con l’intento, per citare le sue parole, di “rivendicare i linguaggi della follia”; in questa mostra l’artista si concentra in particolare sulla rappresentazione di sé, sull’identità e, nello specifico, sulla maniera in cui nelle storie personali i confini tra reale e irreale si offuscano. Il titolo della mostra è tratto da una sua poesia, carica di forza narrativa, in contrasto con l’estetica più sobria di molti altri lavori esposti.
Il lavoro centrale in mostra è la serie fotografica intitolata …ov glass & were aching to… (2018). Il punto di partenza di queste immagini è l’accostamento di ritratto e autoritratto: l’artista scatta una foto al proprio braccio riflesso della vetrina di un negozio dove è esposto un manichino che indossa un abito a tre pezzi con un vistoso fazzoletto da taschino arancione. gobscure mette così alla prova l’idea di un sé interiore ed esteriore, presentando il manichino come se esso fosse più reale
e concreto della effimera, evanescente manifestazione dell’artista. Queste immagini mostrano situazioni strane e transitorie, e provocano una miriade di sensazioni diverse: dal kitsch, alla tristezza, alla speranza. Ma hanno anche un’aria quasi teatrale nella maniera in cui il vetro sembra agire da palcoscenico che mette in scena, riflessi fedelmente, i passanti nel corso delle loro commissioni quotidiane.
In aggiunta alla serie fotografica, la galleria ha commissionato a gobscure una nuova traccia audio, intitolata we have taken scissors to a few folks ties (2018); la voce dell’artista che parla e canta permette di raggiungere un altro importante livello di comprensione del suo lavoro. L’audio accosta riferimenti specifici alle fotografie in mostra e la sua presa di posizione su problematiche di tipo politico e sociale (come la progressiva perdita di umanità dovuta alle videocamere di sorveglianza e alla tecnologia), e la recente spaccatura dell’Europa. Questa narrazione che copre tematiche ad ampio raggio e dal finale aperto è sovrapposta a rumori di sottofondo che evocano l’atmosfera della strada riflessa nelle immagini. Un altro lavoro importante è la sua nutcase (2017), nella quale l’artista sovverte l’espressione inglese “nutcase” (pazzo, svitato) creando una vera e propria nut-case, una scatola piena di noci, di cui alcune rotte o mancanti e che lasciano uno spazio vuoto, alle quali
allega anche una breve poesia. Seppur realizzata con materiali economici, la scultura trasmette un senso di preziosità, come una scatola del tesoro. Essa rappresenta anche una eccezionale e poetica manifestazione dell’artista che rappresenta la propria identità come essa può essere percepita dall’esterno.
gobscure ha spiegato che il suo obiettivo è “sfidare la narrazione e, da ex-paziente, intendere la psichiatria come racconto di storie più che scienza”. Questo risultato è ottenuto in maniera sottile, con umorismo e pathos, e la ricerca artistica alla base delle sue opere è portata avanti con rigore e con un alto grado di disciplina. I lavori realizzati con questo procedimento pongono probabilmente molte più domande rispetto alle risposte che forniscono, e presentano un’astuta critica, alternata alla reverenza totale verso la fragile bellezza che esiste nel mondo.
gobscure (1967, Regno Unito) è artista, ma anche scrittore, performer, attivista. Ha realizzato più di cento cortometraggi esibiti a livello globale, incluso moths & rust attualmente in mostra presso Mission Gallery (Swansea, Regno Unito). Nel 2016 è stato tra i finalisti di 100 Years of Dada presso ICA a Londra. Nel 2017 gli sono state dedicate mostre personali da Fokidos (Atene, Grecia) e The Art House (Wakefield, Regno Unito); quest’ultima in particolare ha presentato il lavoro realizzato in collaborazione con The Mental Health Museum della stessa città. I suoi audio sono stati inclusi in residenze presso Stanley Picker Gallery (Kingston Upon Thames, Regno Unito), messe in onda in radio tra cui Radiophrenia (Glasgow, Regno Unito),
Meeting Place (Perth, Australia), B#Side (Casarsa della Delizia, Italia) e in festival come Helicotrema (Venezia, Italia). Tra le sue pubblicazioni si annoverano volumi come is that a bruise or a tattoo?, edito da Shearsman Press nel 2013.