Giustino Chemello – Perchè tanta assenza di te non è più possibile

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA BROWNING
Via Robert Browning 167, Asolo, Italia
Date
Dal al

Aperta sabato e domenica (11:00 - 12:30 e 15:00-18:30) o su appuntamento

Vernissage
07/12/2013

ore 18

Artisti
Giustino Chemello
Generi
fotografia, personale
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I poeti sono folli perché non tengono le parole nell’univocità del loro significato. La poesia è folle. E allora questo ricongiungimento tra pittura e poesia costruisce un nuovo luogo ideale, in cui gli opposti possono coesistere.

Comunicato stampa

La Galleria Browning è lieta di ospitare la mostra di Giustino Chemello che chiude il
ciclo curatoriale dedicato alla fotografia italiana. Un percorso straordinario che ha raccolto
diversi autori italiani con l’intento di offrire un contributo al dibattito sulla fotografia
contemporanea. La mostra e la presentazione del libro ‘Perché tanta assenza di te non è più
possibile’ si pone anche come una ‘conclusione’ naturale a questo ciclo di ricerca, poiché ci
introduce a nuove prospettive di dialogo nell’ambito delle arti visive, tra fotografia, pittura e
poesia. In questa apertura quindi cogliamo il senso che la direzione artistica vuole dare alla
nuova programmazione 2014. Il progetto è di seguito introdotto dal curatore Steve Bisson.

«Sono felicissimo di chiudere la programmazione 2013 della Galleria Browning con una
mostra eccezionale sul lavoro di Giustino Chemello. Un anno dedicato nello specifico
alla fotografia italiana per offrire una occasione di confronto e pensiero. Uno spaccato che
testimonia l’impegno di molti autori per rinnovare la tradizione e per stimolare il dibattito,
spesso sterile in questo Paese, sopra l’uso dell’immagine.

Persona colta e drammatica nel suo genere, Giustino Chemello è un poeta inattuale più che un
fotografo. Egli infatti ha preso le distanze dall’arte di oggi, che sempre più pare “avere cose da
dire che non si riescono a dire”. Nel suo libro ‘Perché tanta assenza di te non è più possibile’ egli
già dal titolo dichiara questa insofferenza verso l’indicibilità del gesto artistico. Un vuoto che
diventa insofferenza per colui che non teme di ricercare la verità. Il futuro anche dell’arte si è
fatto enigmatico, e indica sempre più una potenza su cui l’uomo ha perso il controllo. Tuttavia
enigma è un termine greco che ha a che fare con la follia, e forse con un ordine sconvolto. Si va in
crisi quando il nostro sistema di giudizio non va più, e quel senso di emancipazione che ci siamo
costruiti sulla base delle istruzioni platoniche, mediante la ragione, si sgretola sotto i nostri piedi.

‘Ma cercare si deve’, come ben scrive Mariapia Veladiano nella prefazione del libro. Nel
movimento rispetto allo spazio dato, che non è uno stare a guardare, Giustino Chemellotradisce un desiderio di porsi in un atopos. In un fuori luogo della presente umanità spicciola
e infinitesimale, tuttavia ancora materna. Come dire che le cose non si esauriscono nelle loro
definizioni. E in questo desiderio io ci vedo amore, naturale interprete tra gli uomini e gli dei, ponte tra una manifesta razionalità e una latente follia. I poeti sono folli perché non tengono le parole nell’univocità del loro significato. La poesia è
folle. E allora questo ricongiungimento tra pittura e poesia costruisce un nuovo luogo ideale, in cui gli opposti possono coesistere. Altrove rispetto a quella prima forma di prigionia che è la struttura mentale prodotta dalla ragione. Non si possono leggere le immagini create da
Giustino Chemello se non in una condizione di amore. E forse a rivivere in tutto questo è il
mito di Dioniso che entra a Tebe per dissolvere la città e i suoi confini.» [Steve Bisson]