Giuliana Cunéaz – Where is the whale?

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE MARINO MARINI
Corso Silvano Fedi 30, Pistoia, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al sabato 10.00-17.00
Chiuso la domenica

Vernissage
18/03/2016

ore 18

Patrocini

La mostra è promossa dal Museo Marino Marini in collaborazione con Gagliardi & Domke, Torino e Studio Copernico, Milano

Artisti
Giuliana Cuneaz
Curatori
Lorenzo Madaro
Generi
arte contemporanea, personale
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Where is the whale? (Dov’è la balena?) è la domanda che ci pone Giuliana Cunéaz per questa nuova grandiosa installazione in cui prosegue l’indagine – mediante le tecnologie 3D – di ciò che è eclissato nelle viscere della natura e di quell’ininterrotta relazione tra presente e memoria, spazio fenomenico e illusione, realtà e percezioni.

Comunicato stampa

Where is the whale? (Dov’è la balena?) è la domanda che ci pone Giuliana Cunéaz per questa nuova grandiosa installazione in cui prosegue l’indagine – mediante le tecnologie 3D – di ciò che è eclissato nelle viscere della natura e di quell’ininterrotta relazione tra presente e memoria, spazio fenomenico e illusione, realtà e percezioni.
Il progetto, realizzato da Giuliana Cunéaz specificatamente per lo spazio espositivo del museo Marino Marini di Pistoia in occasione della sua personale che s'inaugura venerdì 18 marzo (ore 18) rappresenta un’immersione totale in un unico ambiente, una vera e propria compenetrazione che si rivela in tutta la sua ipotizzabile ed ineffabile catarsi.
Lo spettatore si trova di fronte ad un'installazione immersiva che modifica radicalmente la percezione, formata da un video 3D e da tre grandi sculture che assumono una loro fisicità uscendo dallo spazio proiettato. “Quando ho visto lo spazio del Museo Marino Marini ho immediatamanete pensato alla favola di Pinocchio e al ventre della balena, una caverna accogliente dove la dimensione dello spazio e del tempo paiono sospesi”, afferma Giuliana Cunéaz che ha dato vita ad una videoinstallazione dove le onde, attraverso il loro respiro, sembrano depositare sul terreno oggetti misteriosi o reperti archeologici in continua metamorfosi che diventano parte di un intenso processo vitalistico. Attraverso l'uso delle nanotecnologie, l'artista manipola le forme alterandone i significati e attribuendo loro una nuova identità dove le regole del visibile sono messe in discussione. Dal video, poi, emergono taluni elementi che prendono posizione nell'ambiente trasformato del museo Marino Marini, quasi a voler imporre una loro presenza in un contesto dove si crea una stretta relazione tra la modellazione 3D del video e la plasticità concreta delle forme.

(dal testo critico di Lorenzo Madaro realizzato per la mostra)

“Il suo rimane un paesaggio virtuale, d’altronde la militanza ormai lunga nell’ambito delle tecnologie digitali ha segnato profondamente il lavoro dell’artista, che lei adotta con disinvolta e al contempo studiata concentrazione per sollecitare un coinvolgimento sensoriale, immersivo e quindi totalizzante. I suoi sono simulacri di un paesaggio reale e immaginato, in ogni caso realistico, che cinge lo sguardo dello spettatore, spingendolo a provare in prima persona stupori e turbamenti, modificando pertanto lo spazio della rappresentazione per renderlo teatro di un’esperienza privata e insieme collettiva. Un’esperienza chiaramente mediata, per certi versi controllata, ma dalle sicure prospettive travagliate. Entrando nello spazio del museo dedicato al nuovo lavoro di Giuliana Cunéaz, il pubblico sarà costretto a muoversi tra sculture in tridimensione, archeologia immaginaria di un’ipotetica catastrofe, probabilmente di quell’onda che si staglia con prepotenza nel video in 3D installato sul fondo dell’ambiente, paesaggio virtuale in cui si verifica una costante danza ossessiva tra nascita e sparizione, tra creazione e distruzione. È un dualismo che troviamo spesso nell’indagine dell’artista, uno dei punti cardinali del suo lavoro (pensiamo a Zone Fuori Controllo del 2011-2014), in cui la natura è il terreno di riflessione sull’energia ma anche sulla distruzione, sulla presenza e sull’assenza.
L’assenza della balena invocata nel titolo dell’opera riconduce pertanto a una tangibile riflessione, quella sulla mitologia degli animali, che sin dalla preistoria hanno interessato l’uomo e le sue speculazioni. Non a caso Jung considera gli animali parte integrante della memoria culturale di una collettività. La balena, nello specifico, simboleggia la conoscenza donata al mondo all’origine di tutti i tempi, ideale testimone di un processo di scavo nella memoria, immaginario deposito di oggetti, materiali e forme apparentemente indecifrabili, custodi però di arcaiche e recondite verità. Il cielo sullo sfondo è in costante mutamento, segue l’andamento dell’onda, accompagna queste gigantesche reliquiari della mente con un ritmo insieme drammatico e relativamente lento, come se li stesse idealmente cullando. «Verso di te rotolo, verso di te, balena che tutto distruggi senza riportar vittoria; fino all’ultimo mi azzuffo con te, dal cuore dell’inferno ti trafiggo; in nome dell’odio ti sputo addosso l’estremo respiro. Affonda tutte le bare e tutti i catafalchi in un vortice solo! E poiché né questi né quelle possono essere per me, ch’io ti trascini sbranata mentre continuo a darti la caccia, benché sia legato a te, dannata balena! Così, lascio andare la lancia!». Il Moby Dick di Herman Melville – la prima versione è del 1851 – è un riferimento culturale molto noto per le declinazioni connesse al rapporto uomo-natura, che è anzitutto di dialogo e poi di sfida, quasi agonistico, anche nelle sue dimensioni truci e drammatiche. Accade nel presente – e il lavoro di Cunéaz da sempre punta una lente d’ingrandimento su questa questione – come nel passato: la natura vince, domina, condiziona, incanta e punisce. E, soprattutto, riprende i suoi spazi, anche con veemenza. Le onde anomale, che anche nei decenni recenti hanno comportato distruzioni e morti, continuano a rappresentare nella percezione collettiva l’idea della catastrofe, della rivoluzionaria forza sprigionata dalla natura. Probabilmente l’artista ha guardato anche a questo, che è da identificare non come un fatto di cronaca ma una metafora dell’esistenza che riguarda noi tutti. Così le grandi sculture tridimensionali, evocano ciò che resta, una forma di resistenza che si traduce in presenza tangibile, da scrutare con lo sguardo e percepire con tutti i sensi.”

L’artista

Giuliana Cunéaz (Aosta, 1959) vive e lavora ad Aosta e Milano.
Utilizza tutti i media artistici, dalla videoinstallazione alla scultura, dalla fotografia alla pittura sino agli screen painting (schermi dipinti), tecnica da lei inventata.
Dagli anni Novanta inizia un’indagine dove la ricerca plastica si coniuga con le sperimentazioni video e dal 2003 è tra le prime artiste ad utilizzare il 3D.
L’acquisizione dei nuovi strumenti tecnologici rientra nell’ambito di una ricerca dove l’artista utilizza gli elementi tratti dal mondo della scienza e della nanoscienza per trasformarli in un paesaggio virtuale che interagisce con i dati naturali.
Le prime esposizioni pubbliche risalgono all’inizio degli anni Novanta. Ha partecipato, tra l’altro, alla Biennale di San Paolo in Brasile; alla Quadriennale di Roma nell’ambito di Anteprima, al Festival Tina B. a Praga, alla Biennale di Siviglia Youniverse e alla 1° Biennale Internazionale Project Daejeon 2012: Energy a Daejon in Corea.
Tra i molti luoghi pubblici dove ha esposto, va segnalato il Museo d’Arte Contemporanea di Bucarest, il Museo Revoltella di Trieste, il Museo Pecci di Prato la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il Pav di Torino, il Castello Gamba di Châtillon, il Museo d’Arte di Lugano, la Triennale e Gallerie d’Italia a Milano, Fondazione Burri Collezione Palazzo Albizzini di Città di Castello.

www.giulianacuneaz.com

Il Museo

La Fondazione Marino Marini ha sede a Pistoia, dai primi anni novanta, nel Palazzo del Tau, un antico complesso di fabbricati che nel Trecento furono casa dell’Ordine Ospitaliero di Sant’Antonio Abate, detto appunto del Tau, per la T in smalto azzurro che contrassegnava il mantello dei religiosi. Nel convento, intorno al piccolo chiostro centrale chiuso da una piramide rovesciata in vetro che fa defluire le acque piovane in un antico pozzo, sono disposte le sale nelle quali è presente la collezione delle opere ordinate in spazi ampi e armoniosamente disposti su più livelli.
Quale sede permanente delle istituzioni pubbliche create nel nome di Marino, nel Palazzo del Tau è esposta anche la collezione delle opere donate nel 1979 dall’Artista stesso, successivamente incrementata dalla moglie Marina, alla città di Pistoia e che vanno a costituire il Centro di Documentazione dell'Opera di Marino Marini.
Nel 2008 il Museo Marino Marini ha ampliato i suoi spazi espositivi includendovi la chiesa del Tau e presentandosi al pubblico con un nuovo allestimento museale che ne ha interessato tutto il percorso compreso l’atrio e le sale per le mostre temporanee, ripristinando l’antico complesso monumentale che originariamente era costituito dalla chiesa e dal convento.
Nella chiesa, tornata all’antico splendore grazie all’accurato restauro di cui è stata oggetto, sono esposte cinque sculture monumentali di Marino: Il Miracolo del 1953/54, il Cavaliere del 1956/57, il Grande Grido del 1962, la Composizione di elementi del 1964/65, Una forma in un’idea del 1964, istallate su basi di ferro che tengono conto sia della specificità degli spazi sia della luce.

(www.fondazionemarinomarini.it)