Giulia Seri – Amduat
Alla Galleria LdM, Giulia presenterà Amduat (Al di là, Dall’altra parte secondo gli antichi Egizi) i suoi acquarelli, stampe e sculture realizzate con pasta di pane e ceramica.
Comunicato stampa
L'opera di Giulia Seri approccia la vita dal punto di vista del tutto umano sottolineando la sofferenza rispetto alla caducità dell'esistenza. Le sue figure emotive, fragili ed espressive sono legate a riferimenti mitologici che scoprono la fragilità dell'esistenza umana e il suo rapporto con la morte o meglio, la ricerca dell'eternità che funziona come ex voto, preghiere, incantesimi. La delicatezza dei materiali e dei toni che l'artista usa contrasta con il contenuto che fa riferimento al dolore, alla morte e alla fragilità della carne.
Alla Galleria LdM, Giulia presenterà Amduat (Al di là, Dall'altra parte secondo gli antichi Egizi) i suoi acquarelli, stampe e sculture realizzate con pasta di pane e ceramica.
Il nostro corpo è la parte visibile, tangibile, più fisica dell'esistenza umana, ma è anche la ragione della nostra mortalità e della nostra fragilità quando confrontiamo il mondo.
Da una parte idealizziamo i corpi perfetti che ci fanno fare grandi cose e dall'altra ci preoccupiamo della loro fragilità, dell'invecchiamento, della possibilità della malattia. Questa doppia percezione del corpo ha reso necessario per gli esseri umani di dividerlo dall'anima, ma nonostante gli sforzi degli antichi rituali, il corpo non è in grado di seguire l'anima nell'eternità.
Ed è proprio il corpo con tutte le sue fragilità il centro dell’arte di Giulia Seri.
Il corpo viene percepito come l'unico strumento noto agli uomini per svolgere i compiti della loro vita quotidiana, lo strumento che ha bisogno di essere preservato, conservato, curato e accettato. Il corpo che con la sua trasformazione e la sua fragilità definisce di fatto la nostra esistenza, filtra le nostre emozioni e ne è l'espressione più primordiale.
Nei dipinti, nelle sculture, nelle incisioni e nelle ceramiche di Giulia troviamo corpi deformati, corpi in trasformazione, corpi sofferenti, corpi piangenti e urlanti che tendono a mettere a disagio lo spettatore. Ma è l'accettazione della propria fragilità in questi momenti di transizione che ci fa sentire più vivi. Per l'artista, infatti, le sue creazioni fungono anche da figure apotropaiche che scongiurano il male, la paura, i nostri traumi passati e ristabiliscono almeno temporaneamente l'equilibrio.
Anche le tecniche artistiche e i materiali che l’artista utilizza per le sue creature, come Giulia chiama le sue opere, sono studiate per accentuare la sensazione di impermanenza. I suoi acquarelli leggeri, le ceramiche fragili e le opere in cera o pasta di pane non sono pensate per esistere per sempre e nemmeno per sopravvivere al soggetto che è stato ritratto. Al contrario dell'arte che celebra la perfezione, la forza e l'immortalità, Giulia mostra l'imperfezione e la fragilità che sono difficili da accettare, ma sono proprio la forza e il coraggio necessari per la loro accettazione che ci aiutano a afferrare la vita.